Uno: Qualcosa di cui sparlare.

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( ... ) E poi, sorprendentemente, era successo: l'idea che Margot si era fatta su quel suo professore inizialmente schivo e dalle aspettative impossibili da soddisfare era mutata, così come era mutata l'idea stessa che l'uomo si era fatto su quella ritardataria ed eccentrica ragazza che non perdeva mai un'occasione per stare zitta.Durante quei mesi la francese aveva fatto spesso degli scivoloni, era vero, ma aveva mostrato anche una determinazione ed un impegno tali per cui gli strampalati strafalcioni che ancora di tanto in tanto tradiva, oramai non potevano che suscitare un sorriso bonario nel rassegnato William Baldwin: rassegnato da un lato da quegli studenti tutti uguali e pigri, e dall'altro rassegnato dalla stessa Margot, che aveva ormai imparato a conoscere e ad accettare per quello che era.


Margot non era mai stata un tipo taciturno a lezione, e questa abitudine l'aveva portata avanti sin dalle scuole elementari, passando anche per la prestigiosa università di Parigi: se aveva una domanda da porre la poneva, se aveva un'osservazione da esternare la esternava, se aveva una proposta di interpretazione da avanzare la avanzava, assumendosi sempre il rischio di sbagliare, prenderne nota e imparare qualcosa di nuovo. Forse era questo che l'aveva resa tanto diversa rispetto agli altri: il suo spirito di intraprendenza e la voglia di mettersi in gioco, cornici di quella sete di conoscenza che non riusciva mai a soddisfare.

Non vi voglio imbrogliare: Margot Duvall aveva varcato la soglia dell'aula di letteratura shakespeariana con in mano una triennale europea in letteratura inglese, dunque non era affatto estranea a quell'argomento, ma mai lo aveva tenuto nascosto.


❝ Margot, ma lei che studi ha fatto? Da dove viene tutta questa preparazione sull'argomento? ❞


Aveva domandato un giorno uno stupito William Baldwin, appoggiato con la solita sicurezza che lo contraddistingueva al di là della cattedra dell'aula, scrutando la ragazza cercando di capire come diamine potesse ricordarsi il numero dell'unico sonetto di Shakespeare che non era scritto in pentametri giambici: mai nessuna matricola del primo anno era stata in grado di rispondere a quella domanda che, puntualmente, William Baldwin poneva ad ogni inizio semestre per mettere in chiaro il livello di preparazione che pretendeva nel suo corso... e Margot era stata l'eccezione.

« Ho una laurea triennale in letteratura inglese presa a Parigi... per questo mi sono iscritta al corso, non volevo rinunciare all'argomento. »


Aveva risposto lei con la solita aria ingenua e per certi versi fanciullesca che l'aveva sempre caratterizzata, provocando un sorriso compiaciuto nel docente, che incrociò le braccia al petto con aria soddisfatta.


***


❝ Qualcuno mi sa rispondere o devo fare intervenire sempre Margot? ❞


Con il trascorrere delle settimane e dei mesi le cose non erano cambiate poi molto: certo, gli studenti studiavano e preparavano sia gli esami che le tesine, ma le loro ricerche non andavano mai oltre la traccia assegnata, facendo trasparire un gran sentimento di frustrazione nel professore. Ma possibile che degli studenti della Columbia University non fossero in grado di andare oltre al proprio naso?Una ragazza sbuffò.


❝ Ma se non ha nemmeno alzato la mano, la Duvall! ❞


Non soltanto il tono era acido, ma la maniera in cui aveva pronunciato il suo cognome era piena di sdegno... cosa stava succedendo in quel corso? Margot si girò verso la collega guardandola con aria interrogativa, senza comprendere quale fosse il suo problema.


❝ Mi ricorda il suo nome? ❞


Aveva domandato allora il professor Baldwin alla studentessa, alzando un sopracciglio con aria infastidita, come se quell'intervento volesse mettere in dubbio la veridicità dell'affermazione che lui aveva fatto poco prima.


Scandalumbia ─ Cronache di uno scandalo mai avvenutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora