Nove: Otto anni dopo.

34 4 0
                                    

24 Novembre 2021

Fu sospirando che Margot varcò la soglia della sala professori del dipartimento di italianistica, una zona della Columbia decisamente più tranquilla rispetto a quella del dipartimento di letteratura inglese: lì poteva stare lontana dalle cattiverie, dai loschi intrighi e dalle pugnalate alle spalle da parte di quella oramai minima parte di colleghe ancora ancorate a passate quanto fulminee pseudo relazioni con un William Baldwin il cui fantasma pareva non voler abbandonare quel tempio di cultura.

La sua aria sfinita non sfuggì agli occhi di Gregory Sogliato, suo ex relatore durante gli anni del dottorato e adesso collega, illustre docente della cattedra di letteratura medievale e di ogni disciplina ad essa legata. Anche lui era finito col venire a conoscenza del passato da studentessa di Margot, ma per una volta almeno erano state le labbra della Duvall stessa a raccontare la propria versione di quella storia di cui si trascinava ancora dietro gli spettri di un trauma mai affrontato e risolto.

❝ Sai Margot, credo sia arrivato il tempo di fare qualcosa in merito. ❞

Si era permesso di dirle, dopo aver ascoltato la sua versione dei fatti. Margot aveva l'aria davvero stanca, si poteva dire che ascoltasse più per educazione che non per altro: Sogliato non era a conoscenza di quanto stava accadendo nella sua vita, pensò dunque che l'insofferenza della giovane donna fosse dovuta agli infelici trascorsi con la Johnson che avevano mosso ancora una volta il suo ultimo vile gesto nei riguardi della francese, non poteva immaginare che in verità dietro quella storia vi fosse una vicenda ben più amara.

❝ Perché non racconti i fatti? ❞

Si limitò così a proporre con la sua solita aria bonaria, come se fosse in grado di semplificare qualunque cosa. Margot sulle prime non fu sicura d'aver compreso.

« Raccontare i fatti..? Sono passati anni... A che pro? E poi, a chi dovrei raccontarli? Agli studenti al posto di far lezione? »

Sogliato accolse quelle perplessità abbozzando una flebile risata: i suoi modi erano quasi paterni, lo erano sempre stati nei confronti di quel suo fiore all'occhiello al quale aveva voluto dare una possibilità infischiandosene dei trascorsi.

❝ Sei sempre stata brava a scrivere... Scrivi. Metti tutto nero su bianco e denuncia la cosa. È chiaro che non l'hai ancora superata, credo tu debba fare qualcosa di forte per esorcizzare quanto è successo... Magari però censura i nomi, giusto per evitarti una querela, conoscendo i tuoi toni soavi. ❞

Il consiglio dell'uomo fu quasi il medesimo del dottor Richter, tant'è che Margot non potè fare a meno di domandarsi se forse la scrittura non fosse, in qualche maniera, nel suo destino:

Scrivere per esorcizzare. Scrivere per buttare fuori. Scrivere per sfogarsi. Scrivere per denunciare.

« Non so a chi possa interessare leggere una cosa del genere, sinceramente. »

Espresse il suo dubbio, sospirando sommessamente. Sogliato, seduto accanto a lei, le si avvicinò posandole una mano sulla spalla.

❝ A tutte quelle persone che stanno passando la stessa cosa, e che – come te all'epoca – non hanno nessuno che le ascolti. Tu adesso una voce ce l'hai, usala per fare ciò che è giusto. ❞

Quelle parole la fecero riflettere, al punto che fissò l'uomo con un'espressione grave e concentrata dipinta in volto, tipica di chi è in procinto di elaborare una sorta di lampo di genio. Non disse nulla, ma Sogliato sorrise, confidando nel fatto di averla convinta.

❝ Ma se lo fai, non dire che te l'ho suggerito io. Non è il caso di far sapere in giro che dò consigli su come affossare i colleghi, per quanto se lo meritino. ❞

E facendole un occhiolino uscì dalla stanza, lasciando Margot a riflettere sul da farsi.
Aveva sempre idealizzato circa l'eventualità di scrivere di quella triste vicenda un giorno, quando si sarebbe conclusa; non tanto per vendetta nei confronti di Luna Johnson e della sua compagnia, quanto più per essere d'aiuto a chi in effetti come lei subiva o aveva subito la stessa sorte.
Sarebbe stata una buona idea?

***

Otto anni erano infatti trascorsi dalla triste vicenda sinora raccontata tra le pagine di questo libro, otto anni densi di avvenimenti tanto inimmaginabili ed eccezionali da meritare d'esser narrati in una dimensione interamente ad essi dedicata.
Cosa ne era stato di William Baldwin dopo il suo licenziamento?
E cosa era accaduto dopo la procedura di espulsione di Margot dalla Columbia, per poterla vedere adesso tra le fila dei professori a distanza di anni?

... E loro due?

Era davvero finita così? Senza neppure un saluto, senza mai l'occasione di potersi dire quanto il più puro degli amori, se sbocciato nel contesto sbagliato, potesse essere velenoso?
Era questo ciò che faceva più male: essersi rassegnati a lasciarsi andare senza mai confessarsi quanto provassero reciprocamente l'uno per l'altra, quanto fosse stato difficile restare al proprio posto durante tutti quei mesi senza tradire mai i propri sentimenti... non venire mai a conoscenza di quanto fossero ricambiati.

Poteva davvero essere finita così?

Ne accaddero, di cose, in questo lasso di tempo lungo otto anni... ma questa è un'altra storia, che verrà raccontata a tempo debito nel proprio spazio, non temete.

Adesso siediti, respira, rilassati, e limitati a scoprire come questo scandalo alla Columbia ci abbia impiegato ben otto anni per poter veder scritta la parola fine: dopotutto... questo è Scandalumbia, e tutto ciò che ora non conosci su Margot e William, ti verrà raccontato presto nel microcosmo a loro dedicato.

Ricorda che vi è un tempo per ogni storia.

Scandalumbia ─ Cronache di uno scandalo mai avvenutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora