Due corpi flessuosi che si muovono all'unisono in un ballo primordiale, vigoroso, ove movenze sinuose erano protagoniste indiscusse di quel danzare elettrico. Una chioma dorata che quale frusta staffilò il corpo dell'uomo più e più volte — sospinta da una sinergia motoria che la squassò interamente. Lo sferzare dei crini sulla pelle accaldata e umida di sudore galvanizzarono il piacere provato da lui, esortandolo a velocizzare quei movimenti ritmici. I gemiti e l'affanno testimoniarono il susseguirsi di quel libito, portando ambedue all'estrema percezione sensoriale. Se dapprima il volto della donna appariva offuscato e indefinito, col trascorrere della sempiterna meridiana esso iniziò ad assumere una forma e delle sembianze sempre più chiare, sino a tramutarsi in fattezze dalla bellezza nota: Maɾgot Duvaɭɭ, studentessa del suo corso di letteratura inglese, non era altro che la fantomatica bionda di quell'erotismo trascendentale. Nel riconoscerla l'uomo s'irrigidì, sino a divenire marmoreo, per poi vedersi strappato da quello che in verità non era altro che un sogno e venir così catapultato in un triste e sconcertato risveglio.
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Rivoli di sudore imperlarono la di lui fronte e il petto s'alzò e s'abbassò in un ritmo celere e scandito dall'angoscia. La gola riarsa venne contratta, mentre un gemito sofferente sfuggì alle labbra rese aride dallo shock. Sgranò gli occhi, William, mettendosi seduto con fare indolente e controllato — la schiena poggiò contro la testata del letto, mentre il capo venne scosso in sequenze leste e agili, quasi come a scacciare dalla mente i residui d'un sogno proibito, d'un peccato che or ora gli scorreva nelle vene pompando sangue e bramosia; un desiderio che l'uomo tentava di sopprimere ogni giorno, sin dal primo instante in cui aveva osato posare lo sguardo sulla figura della giovane Duvall. Il petto scoperto e lanuto da una peluria incolta venne squassato da un tremolio, e William osservò come il sudore gli imperlava la pelle ora resa sensibile da un riflesso pilomitorio. Brividi freddi gli solcarono la schiena, e via via che il tempo faceva il suo perpetuo corso, l'uomo avvertiva il disprezzo per se stesso farsi largo nel proprio animo, sostituendosi allo sconvolgimento e alla confusione iniziale. I palmi delle mani vennero portati al volto, celando al chiarore della luna il sentore della colpa — uno sguardo che trasudava l'infuriare d'una lotta interna: la necessità fisiologica di appagare la lussuria in lui poderosa e oramai diramata ognidove, e un'etica che per quanto intensa cozzava con la debolezza della carne. Sulla pelle poteva ancora carpire i fremiti originati dal sogno, di quella licenziosità che a lungo velata ora gli intossicava i sensi, sino a fargli perdere qualsivoglia presa sulla ragione, su quel briciolo di raziocino che tutt'ora lo esortava disperatamente ad appellarsi alla morale, a quell'onore che gli aveva da sempre imposto l'ideale di non soffermarsi oltre il consentito quando di mezzo vi erano le sue studentesse. Un sospiro irato sfuggì alla di lui bocca, increspata da una smorfia pregna di tedio, mentre il cuore in petto non mancava di pompare sangue e bramosia. Com'era giunto a quel bivio? Da quando il suo corpo lo tradiva così vilmente mettendolo dinnanzi ad una scelta turpe e amorale? Ad occhi esterni tale situazione poteva apparire ilare, se non addirittura un triste scherzo del destino: lo specialista di Shakespeare imbrigliato da un dubbio amletico, quale vittima e carnefice delle proprie membra. Eppure per William quel fuoco che lo avviluppava aveva la medesima sofferenza d'un veleno che con la sua acre scia lo contaminava, macchiandolo d'un misfatto vizioso. Rilassò le spalle, portando le braccia lungo i fianchi, in attesa che il senso di travolgimento si dileguasse. Ma per quanto attendesse, gli stralci di quel desiderio a lungo sopito continuarono a tormentarlo — sinché debole e oramai giunto allo stremo non si sottomise alle pulsioni, all'esigenza d'appagarsi e di porre fine a quella vessazione eterna. La cedevolezza al peccato, scaturita dai frammenti di quel sogno ancora così vivido nella mente, e dal sovvenire incessante del volto di Margot, generarono una contrapposizione di sentori. Poteva carpirla su di sé, ad accompagnare con movenze intrise d'un eros rovinoso il proprio libito, a straziarlo col suo tocco che in una percezione extrasensoriale si fuse col proprio; quasi come se a condurlo vi fosse ella stessa, lì in quel luogo di perdizione eterna ove le anime si disperdevano nella foschia del settentrione. La beatitudine del momento, del potersi lasciar sospingere senza freni, lontano da ogni inibizione, prese presidio sui sensi, sulle emozioni e su quella colpa che nell'atto stesso venne accantonata, relegata in un angolo recondito del proprio animo, cosicché da rendere l'estasi protagonista indiscussa d'ogni vizio. Un peccato era davvero tale se da esso conseguiva armonia? Se la gioia si sovrapponeva al tormento arrestandone l'afrore? Come poteva aver resistito così a lungo quando rovinare nel misfatto era siffattamente etereo? Il bianco si mescolò col nero, il giusto col sbagliato, sino a creare una sfumatura mai conosciuta prima — ove le antitesi potevano coesistere. E poi... l'apice così com'era sopraggiunto, forte e vigoroso, scemò. Via via che lo zenit faceva il suo corso, William avvertiva rimontare il rimorso. Quale tempesta esso infuriò nel di lui animo, segnando qualcosa che dapprima non fu in grado di definire. Fu solo quando dell'appagamento non rimase che il suo spettro ch'egli vi riconobbe in esso la vergogna — una verecondia tale da avvilupparlo interamente. Come avrebbe guardato negli occhi Margot il giorno seguente? Come l'avrebbe affrontata quando la debolezza aveva prevalso sul rigore? Poteva dirsi uomo d'onore? E sulla scia di tali pensieri ricadere in un sonno profondo divenne sgradevole. Ad attanagliarlo vi era la consapevolezza di aver valicato un confine netto, di essersi appropriato d'un piacere che non gli apparteneva. Biblica fu la sua condanna — quale Eva che coglie il frutto proibito, egli si era macchiato d'un crimine d'egual misura. Anche lei, genitrice del genere umano, aveva provato un tale pentimento? Anch'ella si era fatta inglobare dall'afflizione? Eppure la beatificazione del momento... il potersi liberare dalle catene della moralità... quell'antinomia creò una frattura in Wlll; una frattura che forse mai sarebbe stata sanata.
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Scandalumbia ─ Cronache di uno scandalo mai avvenuto
Romance[ COMPLETA ] Margot ha sempre vissuto a Parigi sino all'ottenimento della sua laurea triennale, dopodiché suo padre americano la convince a fare richiesta per la Columbia University di New York così da riallacciarsi alle proprie origini: sarà lì che...