Sette: Le gioie violente hanno violenta fine.

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           — 𝑳𝒆 𝒈𝒊𝒐𝒊𝒆 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒆𝒏𝒕𝒂 𝒇𝒊𝒏𝒆, 𝒆 𝒎𝒖𝒐𝒊𝒐𝒏𝒐 𝒏𝒆𝒍 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒕𝒓𝒊𝒐𝒏𝒇𝒐, 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒊𝒍 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒍𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒂 𝒔𝒑𝒂𝒓𝒐, 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎𝒂𝒏𝒐 𝒂𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒃𝒂𝒄𝒊𝒐.

Infine, il 22 aprile 2013 si rivelò essere nulla di più e nulla di meno rispetto a quanto Margot non si aspettasse da quell'evento: presente in sordina per la maniera in cui aveva ottenuto quell'invito e consapevole delle voci al veleno che circolavano su di lei, non era stata nulla più che una semplice partecipante quanto gli altri, ragion per cui non si pose neppure troppe domande quando William Baldwin a stento la considerò per tutta la durata della lecture: organizzatore, oratore, incaricato di fare gli onori di casa, inutile dire quanto fosse richiesto dai presenti e quanto poco spazio personale avesse avuto.
Ciò che tuttavia Margot ignorava, era che il Professor Baldwin la stava volutamente evitando alla luce del furioso diverbio avuto con Luna Johnson il giorno precedente: ora anche William sapeva delle voci, ma di questo la Duvall ne era ancora ignara, al punto che non realizzò quel suo atteggiamento perpetuato nel vano tentativo di proteggerli entrambi, non realizzò quanto la situazione si fosse spinta oltre, ma soprattutto... non realizzò che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.
Di sfuggita, in lontananza, neanche un saluto, uno sguardo rubato, era tutto ciò che le sarebbe rimasto di lui: un nulla equiparabile al medesimo nulla che vi era stato tra di loro, ma che mai sarebbe stato nulla per le loro anime, per i loro cuori. Quel nulla era stato il sentimento più significativo che avrebbero mai provato.

***

           — 𝑳𝒆 𝒈𝒊𝒐𝒊𝒆 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒆𝒏𝒕𝒂 𝒇𝒊𝒏𝒆, 𝒆 𝒎𝒖𝒐𝒊𝒐𝒏𝒐 𝒏𝒆𝒍 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒕𝒓𝒊𝒐𝒏𝒇𝒐, 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒊𝒍 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒍𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒂 𝒔𝒑𝒂𝒓𝒐, 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎𝒂𝒏𝒐 𝒂𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒃𝒂𝒄𝒊𝒐.

❝ Miss Duvall, sa perché è stata convocata qui, oggi? ❞

Repentina e improvvisa, quella convocazione ufficiale dinnanzi al consiglio di amministrazione non aveva detto nulla più che non fosse data e ora del colloquio, non dando maniera alcuna alla fanciulla di comprendere, prepararsi, sapere quali sarebbero state le sue sorti o anche solo capire cosa fosse successo.

« A dire il vero no... »

Aveva così risposta confusa, ancora minuta e acerba nello sviluppo, lo sguardo perso e a tratti spaventando davanti tutti quegli uomini in doppio petto che parevano osservarla come se fosse la peggiore delle criminali, delle meretrici.

❝ Lei vuole dunque farci credere che non è per nulla a conoscenza di tutta la confusione che la sua relazione con Baldwin ha generato in questa università? Di non essere a conoscenza di ciò che si scrive di lei su quel blog ormai di dominio pubblico tra i nostri corridoi? ❞

Una pausa tutt'altro che incoraggiante, ma che andava semmai a incrementare il disprezzo.

❝ Ha davvero l'insolenza di credere che questo consiglio non si sarebbe mai accorto della sua losca relazione con William Baldwin? La presunzione d'esser convinta che avreste potuto continuare a prenderci in giro per sempre? ❞

Margot si sentì sbiancare, colpita nel profondo della propria dignità: un conto era dover subire l'umiliazione d'esser chiamata 𝑡𝑟𝑜𝑖𝑎 tra i corridoi da parte delle sue stupide colleghe, ma essere additata come tale dal consiglio di amministrazione della Columbia University... fu tanto devastante e umiliante che sentì il respiro mancarle: come poteva venir messa in dubbio così la sua serietà? Senza neppure chiedere? Indagare? Dando per scontato che fosse quel tipo di ragazza?

Scandalumbia ─ Cronache di uno scandalo mai avvenutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora