La luce del sole illuminava la stanza per quel poco che riusciva, i raggi di marzo sono sempre molto spenti e malati rispetto a quelli del resto dell'anno che luccicano d'intenso e riscaldano ogni cosa. Aprii gli occhi con delicatezza, quasi a curarne le ferite nascoste in profondità. Uscì dalle coperte che mi tenevano al sicuro, o... almeno così mi sembrava; come se mi proteggessero da tutto e mi tenessero al riparo e al caldo. Come d'abitudine scesi al piano di sotto per fare colazione e, come arrivai in cucina mi accorsi che qualcosa non andava, c'era qualcosa di strano nell'immagine che mi si poneva davanti. Mamma era sola, la cucina fredda e molto differente da com'era solitamente, dal caldo che ne usciva e quell'odorino di waffle e crêpes appena cucinate; se ne stava lì, accovacciata sul tavolo con le braccia conserte e lo sguardo vuoto, perso nel nulla. Ricordo ancora le lacrime che le rigavano il viso scendendo piano, come se lei non se ne accorgesse; piangeva tanto da sembrare un fiume in piena. Rimasi pietrificato, fermo sulla soglia della porta ad osservarla, a cercare di capire qualcosa che... in quel momento non avrei mai potuto capire.
Non osai farle alcuna domanda, non ne sentivo il bisogno perché per quanto non riuscissi a capire... un'intuizione mi era più che chiara, a tavola mancavano mio fratello e mio padre ma... non sarei mai potuto arrivare ad una conclusione così catastrofica. Decisi di tornare in camera mia, sdraiarmi nel letto sarebbe stato ciò che avrei voluto fare ma... non ne avevo per niente voglia, avevo la necessità di capire, di approfondire la situazione. Presi il telefono, lo accesi ed iniziai a navigare online, sui social senza un vero e proprio motivo mentre il silenzio mi avvolgeva facendomi sentire al sicuro.
Ricordai la sera prima, le parole veloci e abituali di mio fratello che se ne andava in discoteca con degli amici tanto per passare la serata.
Aprii Google e, come al solito, dopo l'ultimo aggiornamento, le news si mostrarono immediatamente. Ed ecco che la prima era la chiave del lucchetto, la risposta alle domande che mi posi fino al quel momento. L'immagine mostrava il volto di mio padre e di mio fratello; sconcertato cliccai con il pollice sullo schermo ed ecco che la mia curiosità si placò in pochissimi secondi, trasformandosi in desolazione. Lo schermo acceso del telefonino m'illuminava il viso distrutto da innumerevoli lacrime che non smettevano di scendere; ormai ero un fiume in piena.
Continuai a leggere: "grave incidente nella periferia della città" e nella testa prese vita ogni minimo pensiero, ogni possibile conclusione. Più leggevo più capivo che non c'erano più speranze di rivederli e le lacrime scendevano senza una fine. "Due morti ed un ferito in gravissime condizioni ricoverato all'ospedale di Chicago. Il padre di ritorno a casa dopo aver preso il figlio dalla discoteca si è scontrato frontalmente con un'altra auto. Entrambi morti. L'uomo al volante della seconda vettura, una Fiat bianca, stava guidando in contromano, ad un elevato tasso alcolemico".
Il telefono mi scivolò dalle mani, cadendo a terra, non mi accorsi nemmeno del tonfo che fece, il mio volto era perso ad osservare il nulla mentre si lasciava graffiare dalle lacrime roventi.
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Kiss me once more
Teen FictionSedici anni, una famiglia distrutta dalla perdita del padre e del fratello maggiore, ecco cosa segna la vita di Antares costretto a trasferirsi in una nuova città assieme alla madre. Le nuove conoscenze, però, non sembrano portare buoni frutti e la...