Il tempo è un nemico:
capace di scappare,
capace di sfuggire
anche alle mani più sicure.La prima lezione del giorno è letteratura inglese, non so nemmeno come ci sia finito in questo corso; credo che il mio nome ci sia finito per puro errore, la realtà è che non mi interessa, conosco tutti i libri e le storie, mio fratello ci teneva molto alla letteratura e... perciò si offri di darmi delle lezioni aggiuntive nelle giornate in cui gli angeli decidevano di piangere e i demoni di rivoltare il mondo con tuoni e lampi. La realtà è che amavo quelle giornate, nonostante il freddo ed il brutto tempo mi sentivo accolto e riscaldato da quella sensazione di famigliarità, ciò che non puoi provare quando la tua famiglia si spezza; il dolore può essere guarito solo con altro dolore ed è così che ne sono uscito da quello straziante vuoto che mi è rimasto dopo la notizia. "Tu vai, io non vengo!" Chiamo l'attenzione di Jessica a pochi passi da me mentre i suoi occhi mi scrutano per capire cosa stia succedendo e... la risposta sarebbe già pronta, la solita replica ad un quesito che mi è stato posto ormai infinite volte.
"Tutto bene?" Chiede spostando leggermente di lato la testa mentre corruga la fronte avvicinando le sopracciglia le une con le altre. Le lascio un mezzo sorriso ed il silenzio di chi senza parlare riesce ugualmente a comunicare. Spesso non ho bisogno di far sentire la mia voce, bastano i miei gesti, il mio comportamento parla da sé e spesso questa cosa mi fa sembrare molto più acido di quello che sono in realtà.
Cammino lungo il corridoio, alle spalle il suo sguardo che lo sento pressarmi mentre non da alcun cenno di staccarsi dal mio corpo; mentre muovo le gambe osservo le porte, le passo una ad una mentre percepisco la voce di professori intenti a spiegare durante la loro ora di lezione. Esco dall'edificio dirigendomi verso i campi sportivi.
Salgo sulla gradinata in ferro che si affaccia al terreno di allenamento della squadra di football.
"Guarda un po' chi si vede!" Una voce non molto distante da me risuona nell'aria, mi guardo attorno e... non c'è nessuno. - Non entrare in ansia - mi rimprovera una voce dentro di me mentre cerco disperatamente di trovare qualcuno. "Non ti disperare, sono qui sotto!" Esclama facendomi voltare verso le fessure delle gradinate. "E tu non dovresti esporti così tanto, non vorrai farti espellere per caso!" Esclama rimproverandomi. Scendo dagli spalti per dirigermi sotto le gradinate.
"Jason!" Le parole mi scappano di bocce gelate come il ghiaccio e stridule come l'acciaio che graffia.
"Mi fa piacere rivederti" borbotta mentre si porta una sigaretta appena accesa alla bocca. Alzo un sopracciglio ed allungo una mano, come per chiedergliene una ma... mi passa quella che si sta fumando in questo istante.
"Io odio in contrare le persone che cercano di insinuarsi nella mia vita a tutti i costi!" Replico facendo uscire il fumo dalla bocca con la sigaretta tenuta tra l'indice ed il medio.
"Perché hai fatto a botte con Liam?" Domanda prendendomi dalle dita la cicca, per poi portarsela alla bocca. "Potevi evitare, era una semplice parola" mi informa come se non sapessi mantenere il controllo di me stesso, come se fare a botte non sarebbe stata la soluzione al problema. Mi avvicino a lui e lo guardo dritto negli occhi, nei quali ci vedi sicurezza ma anche molta paura e disagio, le anime della persona mi parlano, si confrontano con il giudizio delle mie iridi spente e vuote. Allungo il dito indice al suo petto, lasciandolo posato sul suo cuore.
"Non permettere mai a nessuno di metterti i piedi in testa, potresti diventare lo zimbello di turno. Una sola parola può rovinarti la vita!" Esclamo facendogli un cenno con il capo. "Nella vita bisogna essere egoisti, il mondo lo è, noi dobbiamo solo saperci adattare!" Concludo riprendo un'ultima volta la sigaretta, per l'ultimo tiro.
"Ci sarebbero potuti essere diversi modi per affrontarlo!" Le sue parole mi fanno sorridere, lasciando occupare quel breve silenzio da un mio ghigno divertito.
"Bisogna rispondere con forza alla forza, con certe persone non hai il lusso di poter discutere!" Replico gettando a terra la cicca per poi schiacciarla con la suola della scarpa.
"Eccoti!" Esclama la sua voce dietro di me. alzo gli occhi verso l'alto, sono stufo di averla sempre in mezzo ai piedi. È mai normale poter essere oppressi in questo modo da una persona!
"Jessica!" Esclamo senza manco girarmi. "Non ti avevo detto di andare in classe!" Brontolo spostando lo sguardo su di lei.
"Non comandi le mie azione, Antares!" Replica lei alzando la voce, alzando la voce con me. sospiro a fondo cercando di mantenere la calma il più possibile.
"Credo che tu non ti renda conto di ciò che dica molto spesso!" La voce mi esce bassa e profonda, come se uscisse dalle profondità di una caverna nascosta dentro di me. "Far sapere alla preside delle tue uscite... non permesse forse non sarebbe così una brutta idea; infondo ti stai giocando l'anno ma... ieri te lo sei giocata ancora meglio e questa mattina hai fatto il tuo patto con il diavolo, non vorrai già perdere ogni cosa?" Domando mentre la vedo irrigidirsi e diventare di ghiaccio.
"Che ti ha fatto?" domanda Jason alle mie spalle.
"Stanne fuori!" ribatto con tono secco spezzando l'aria consumata e tesa che già ci assale. "corri in classe Jessica, vai!" Le ordino mentre le pupille le tremano ed il sangue si ferma.
"Ora basta Antares!" il ragazzo alle mi spalle mi posa una mano sulla su una di esse e la rabbia comincia a friggermi nelle vene, il sangue sembra iniziare a bollire come fosse acqua in una pentola. Chiudo la mano in un pugno infiggendomi nuovamente dolore mentre le unghie mi sfaldano i tessuti della pelle lasciando le tracce sul palmo della mano.
"E voi...!" Borbotta la voce solenne ed acre di una professoressa poco lontana dall'uscita delle gradinate. Osservo gli altri due ragazzi che se la danno a gambe cercando una seconda uscita che fortunatamente esiste, li seguo correndo via il più velocemente possibile per entrare nei bagni e chiudermi in uno dei wc presenti.
La campanella risuona, esco dal bagno ed ecco che me la sono scampata per un pelo. Direi che le avventure in questa nuova città non sembrano finire mai. Cammino per il corridoio come se non fosse successo nulla perché... è così che si fa, non bisogna mai dar a vedere nulla, anche se sei colpevole al cento per cento... si può sempre provare a passare inosservati, basta essere naturali e... come se la coscienza sia perfettamente pulita e lucidata.
Apro il mio armadietto e mi ci tuffo dentro senza guardare il resto mentre una voce autoritaria mi chiama. "Antares" il sangue mi si gela, tiro fuori la testa e sposto leggermente l'anta; a pochi centimetri da me lo guardo, lo squadro da cima a fondo, ne osservo alla perfezione la divisa, non posso confondermi dopo aver letto il distintivo.
Davanti a me un poliziotto, il sangue smette di circolare ed io impallidisco come se non ci fosse un domani. "Avremmo delle domande per te, seguimi!"
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SpazioAutore:
Ehilaaaaa, come va? Spero che la storia vi stia piacendo perchè per il nostro protagonista le comincimeranno a complicarsi; pronti a vedere come andrà a finire...? Antares vi aspetta qui😘.
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Kiss me once more
Teen FictionSedici anni, una famiglia distrutta dalla perdita del padre e del fratello maggiore, ecco cosa segna la vita di Antares costretto a trasferirsi in una nuova città assieme alla madre. Le nuove conoscenze, però, non sembrano portare buoni frutti e la...