18. Tutto torna.

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Il passato per quanto
dimenticato,
non farà altro che
tornare.

Nessuna sirena, nessun lampeggiante.

"È arrivato questa mattina!" Lo informo con un tono di voce regolare e mantenuto, la voce non mi trema, non si rompe ed il mio viso è tornato tiepido e rilassato nonostante dentro lo stomaco mi stia corrodendo ogni centimetro.

Lo guardo rabbrividire alla vista di quella testa mozzata. "Non aveva scritte? Non aveva nulla di riconducibile a qualcuno?" Chiede senza lasciarmi capire il vero senso della domanda visto che nessuno si firmerebbe artefice di un tale atto.

"È... è stato...!" Cerca di bisbigliare mia madre ancora rannicchiata a terra, subito raggiunta da Trevor. "È stato portato dal corriere, solitamente il venerdì non arriva mai nulla e... mi sembrava insolito un pacco ma... evidentemente non c'era proprio nulla di insolito!" Borbotta con la poca voce che riesce a trovare.

"È quella rosa nera, invece?" Domanda il ragazzo facendo un cenno con il viso verso quel fiore poggiato sul bancone, al quale vi è legato un bigliettino.

"Oh, nulla; quello è per una persona!" L'osservo corrugare la fronte, alzarsi per allontanarsi da mia madre e prendere la rosa.

"Chi mai dovrebbe ricevere una rosa nera?" Domanda mentre sbatto più velocemente le palpebre, il cuore si ferma, fredda, il sangue gela, smette di percorrere il suo tragitto, la testa mi gira e mi costringo a d appoggiarmi al bordo del tavolo.

"Tutto okay?" Chiede Trevor con un filo di preoccupazione nella voce. Abbasso il viso osservando il materiale del bancone per cercare di focalizzare il mio sguardo su qualcosa di fermo visto che d'un tratto ogni cosa si è messa a vorticare come se ci fosse una tromba d'aria.

"È stato qui!" Sussurro in un soffio leggero che si disperde nell'aria in pochi istanti. "Richard Middleton è stato qui!" Ripeto alzando lo sguardo per puntarlo sugli occhi del poliziotto a pochi centimetri da me. "Non è solo uscito dal coma, è anche libero!" Borbotto mentre un'ulteriore scossa di brividi mi persuade il corpo facendomi sentire più indifeso di quanto pensassi. "Perché non me l'hai detto?" Chiedo sospirando a fondo mentre l'osservo scuotere la testa e sussurrarsi qualcosa tra sé e sé, qualcosa che non riesco, anche volendo, a captare.

"Non lo sapevo!" Quel viso così chiaro e limpido sta dicendo la verità, lo vedo mentre sembra rassegnato all'idea che possa succedere qualcos'altro. "E vi ha già trovato!" Continuo riflettendo con lo sguardo fisso sul mio viso. "Mi domando perché sia venuto qui!" In sotto fondo le grida della voce rotta di mia madre che sembrano riecheggiare nel locale come una tortura, la mia più grande tortura.

"Co... cosa vuole da noi?" Domanda lei cercando di tirarsi su con le ultime forze che trova. Sposto il mio viso sul suo corpo, così affranto, indifeso e distrutto. "Siamo... siamo venuti qui, a distanza di chilometri pur di poter dimenticare ogni cosa e ricominciare da zero e... sembra che non sia ancora finito nulla!" Sghignazza disperata.

"Credo avesse bisogno di vedervi, di vedere come steste, di vedere la rimanente famiglia che ha distrutto!" Sibila a parole molto chiare il poliziotto che ora l'aiuta a reggersi in piedi. "Non spaventatevi, la giustizia farà il suo corso, per qualsiasi problema... resterò in città per qualche altro giorno, ho ancora bisogno della tua deposizione Antares, quando sarai pronto... sai dove trovarmi!" M'informa ricordandomi ciò di cui abbiamo parlato appena ieri.

Fa appoggiare mia madre al bancone e si allontana salutandola e lasciandole un bacio su una guancia ed uno sull'altra mentre io lo accompagno fino alla porta. "Mi raccomando, stalle vicino!" Mi fa notare mentre mi volto per guardarla ancora lì, china sul tavolo con le mani ad asciugarsi il volto dalle lacrime. lascio intravedere un piccolo sorriso alzando un angolo della bocca in mia risposta. "Fatti sentire" Conclude lasciandomi un bacio sulla fronte prima di uscire per lasciare il locale affogato nel silenzio, distrutto dal dolore mentre il cielo là fuori sembra voler piangere uragani e temporali.

Kiss me once moreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora