Ci si sente incompleti
alla perdita di ciò
che ti stava più caro.Qualche mese dopo.
Il suono della sveglia mi manda in tilt, è assordante e fastidioso, all'alba di un nuovo giorno è l'ultima cosa che vorrei sentire, questo, a detta mia, è il peggior modo di iniziare una giornata. Ho passato la notte a girarmi e rigirarmi nel letto, senza tregua, in cerca della posizione perfetta che... ovviamente non ho trovato.
Appoggio la schiena alla testata del letto, alzo lo sguardo verso il soffitto ed ecco che sbadiglio, mi sento così altamente stanco; allungo lo sguardo al comodino e prendo il cellulare, iniziando a navigare sui vari social, guardo qualche post, qualche storia e... lascio che il tempo passi.
Entro in diversi profili, uno di questi è quello di mio fratello. Sono passati quasi sei mesi dall'accaduto e... la verità è che mi manca, ne sento l'assenza come se non riuscissi a respirare, come se l'ossigeno non ci fosse più. Percepisco un vuoto dentro di me, un vuoto che non riesco e non sono capace di colmare. Entro nella "galleria" e faccio un giro veloce delle foto in cui sorride e fissa l'inquadratura.
"Antares a tavola, è pronta la colazione!" Schiamazza mia madre cercando di farsi sentire dal piano sottostante. Poso il dispositivo rimettendolo sul comodino al suo posto, esco dal lenzuolo leggerlo che mi sfiorava la pelle fino a pochissimi istanti fa e mi dirigo verso la cucina, scendo le scale gradino dopo gradino, facendo attenzione a non cadere; da quando ci siamo trasferiti fatico ad ambientarmi, non è semplice per me creare nuovi rapporti dopo quello che è successo, sono ancora molto scosso da quel maledetto incidente. Prendo posto a tavola, sedendomi al mio posto abituale mentre la voce di mia madre spacca il ghiaccio mattutino.
"Allora... domani è il grande giorno" comincia riferendosi al nuovo inizio della mia e nostra vita. "Non sei emozionato all'idea di frequentare una nuova scuola? Sono sicura che ti farai tanti nuovi amici!" Esclama vivace, saltella per la cucina come se fosse una coniglietta appena uscita dalla gabbia, molte volte non la capisco, si comporta come se nulla fosse successo.
"Sto bene solo, grazie" replico con tono gelido e freddo. Mi guarda spostando leggermente di lato il viso ed aggrottando le sopracciglia si avvicina.
"Ci pensi ancora, non è vero?" Borbotta tornando ad un tono più serio e composto. La guardo mentre gli occhi mi si inumidiscono, si avvicina e mi avvolge in un abbraccio stretto, strettissimo.
È iperprotettiva e... spesso si dimentica che io mi sono fermato a quel momento, la mia vita si è fermata a quel giorno e... sono sicuro che anche per lei valga lo stesso per quanto cerchi di non darlo a vedere.
Alzo le spalle, scostandomi dal suo abbraccio per poi allungarmi lungo il tavolo e prendere bacon e uova. Con la coda la osservo notando il suo silenzio mentre si allontana e si siede per mangiare. Non voglio tornare sul quel discorso, ci ho sofferto abbastanza e continuo a farlo, so che probabilmente non affrontarlo non è un bene ma... per ora a me sta bene così. Appoggio la forchetta sul tovagliolo, mi asciugo la bocca e mi alzo dalla sedia. Mi dirigo verso il corridoio ma prima di uscire mi volto ad osservare mia madre. "Alla fine... sei riuscita ad entrare in pattuglia?" domando tenendo un tono freddo e glaciale. Alza la testa dal piatto e mi guarda, osservandomi per qualche istante.
"Oh sì, ehm... quasi dimenticavo, mi hanno presa ma... ho fatto una cavolata. Mi scusi vero?" Mormora con ancora il cibo nella bocca, mi paralizzo mentre il mio volto sbianca nell'arco di pochissimi secondi.
"Cos'hai combinato questa volta?" Le parole mi escono di bocca senza che riesca a controllarle. Si morde le labbra facendomi un mezzo sorrisetto complice.
"Sai... ehm... eravamo disperati..." si sofferma cercando di trovare la mia approvazione alla cosa. "Non sapevamo come fare e... devo trovare un modo di portare avanti la barca, ormai siamo solo io e te!" Cerca di trovare un modo per alleggerire la pillola ma... farlo trovando la mia pietà, forse... non è il modo più adatto. "Il lavoro mancava e..." la interrompo scocciato, la voce secca e innervosita risuona nell'aria "arriva al punto!" Borbotto. Alza gli occhi rivolgendoli verso il soffitto, come se stesse pensando a come dire ciò che vuol farmi sapere.
"Ho comprato un negozio poco fuori dal centro della città" Getta d'un fiato mentre il mio sangue smette per qualche piccolissimo istante di circolarmi nel corpo.
"Come pensi di riuscire a portarlo avanti?" Chiedo cercando di nascondere la mia preoccupazione, capisco che la nostra situazione finanziaria non sia delle migliori ma... un negozio... un negozio, questa cosa è un disastro.
L'osservo prendere un gran respiro prima di darmi una risposta. "Beh sai... pensavo... siccome... cioè al posto di... voglio dire..." la voce non fa altro che tremarle, vorrei sapere la conclusione in realtà. "Potresti pensarci tu, no?!" okay, ora sento un mancamento.
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SpazioAutore:
Ehilà, spero stiate bene, questa è la mia prima storia qui su wattpad e spero che l'introduzione e questo primo capitolo vi siano piaciuti; il racconto è in corso d'opera quindi... scopriremo assieme cosa succederà al nostro protagonista😉. Detto questo fatemi sapere cosa ne pensate lasciando un stella o un commento😘. Buona lettura, il prossimo capitolo sarà pubblicato a breve.
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Kiss me once more
Ficção AdolescenteSedici anni, una famiglia distrutta dalla perdita del padre e del fratello maggiore, ecco cosa segna la vita di Antares costretto a trasferirsi in una nuova città assieme alla madre. Le nuove conoscenze, però, non sembrano portare buoni frutti e la...