Capitolo sette: Sexting.

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Mi tocca saltare scuola anche quel giorno e accompagno mia madre e Gemma all'agenzia viaggi, meravigliato dal fatto che mia sorella abbia qualche sconto tirato fuori da non so dove, che però concede almeno il 50% dei soldi risparmiati e questo per noi significa tanto. La data di partenza è per il martedì della settimana seguente, vale a dire fra esattamente sette giorni e sono consapevole che fino ad allora, dovrò stare vicino ad entrambe. Tuttavia, dopo un altro pranzo passato in tranquillità, quando mia madre va a farsi una doccia Gemma percepisce il mio malumore e dopo qualche giro di parole, le rivelo la verità. Mi dice di riprovare a chiamarlo, ma la segreteria parte ancora e vedendomi sconsolato, mi consiglia di andare a casa sua, assicurandomi che avrebbe avvisato lei nostra madre. Un bacio sulla guancia e sono in macchina, rendendomi conto solo ora che non ho la più pallida idea di dove si trovi Tomlinson. Giro a vuoto per ben venti minuti buoni, ma capendo che non sarà per opera dello Spirito Santo che troverò il mio liscio preferito, faccio una cosa che non mi sarei mai aspettato di fare.

-Ancora tu? Si può sapere che cosa vuoi?- sbotta incredulo il fratello di Liam e non posso dargli certamente torto.

-Dove abita?- chiedo, cercando di restare calmo.

-Dove abita chi?- ripete lui.

-Tomlinson.- rispondo seccato, vedendogli un'espressione scazzata in viso.

-Arrivederci.- e prima che possa chiudere, lo blocco per un braccio.

-Per favore. E' importante, giuro.- 

Non so se sono i miei occhi a convincerlo, non so se è per levarmi dai piedi, non so perchè, ma mi dà le indicazioni corrette e non ci metto due volte ad arrivare davanti casa di Tomlinson, che è completamente diversa dalla mia baracca. I suoi genitori vivono assieme, sono ricchi entrambi e quella davanti a me non è una semplice dimora, bensì una villa a tre piani, tutta loro. Già dall'esterno si può immaginare quant'è grande, non come un Palazzo Reale, ma forse la metà. Sospiro, non posso bussare anche perchè sono quasi certo che lì, metà della gente mi conosce e mi sparerebbe contro, per cui resto in macchina a pensare a qualche piano, cercando di ricordare tutti i film e cartoni che ho visto, per prendere spunto. Alzando poi gli occhi, vedo che una stanza è praticamente appiccicata ad un ramo e deglutisco se penso che ciò che ho in mente, lo farò fra qualche minuto. Quindi, provo a non pensarci troppo e come una talpa, raggiungo l'enorme tronco di quercia e con molta pazienza, metto piede su rami spessi e sottili che siano, arrivando alla mia meta. Tuttavia, il ramo che conduce a quella finestra è troppo fine, non reggerebbe il peso di un bambino, figuriamoci il mio e nel vedere la vetrata aperta, saluto mentalmente tutte le persone a cui tengo, pregando per la prima volta un Dio al quale non credo. Faccio un salto e noto che qualche angelo è stato dalla mia parte, perchè seppure coi vestiti stropicciati e leggermente sporchi, con qualche foglia fra i capelli, sono dentro. Mi tocca però buttarmi velocemente sotto il letto nel sentire delle voci che non ho il tempo d'identificare, aspettando pazientemente che la situazione possa essermi chiara. Il tonfo di due persone cade pesantemente sul letto e riconosco quel sospiro tra mille.

-Sei un principino, Louis. E hai a disposizione delle bellissime principesse, senza essere troppo narcisista. Io davvero non capisco quale sia il problema.-

E' una voce femminile e già a primo impatto, provo un'antipatia tremenda nei suoi confronti.

-Emily, Emily. Siete tutte meravigliose e mi è difficile scegliere. E' questo il punto.-

-Quindi sei attratto da me, Lou?-

-Non immagini quanto. Solo che adesso devi andare. Se ci vedesse la servitù sai il casino che succederebbe.-

-Lo direbbero solo ai nostri genitori e ne sarebbero più che felici.-

-Ci vediamo, Em.-

I due si alzano e mi sporgo appena per poter vedere ciò che sta succedendo e onestamente, preferirei essere cieco ora come ora. La bocca di Tomlinson si poggia su quella della ragazza che è ancor più bassa di un ragazzo che di alto non ha niente e li vedo baciare con lentezza, una lentezza che muta in qualcos'altro nel giro di poco. Le mani della biondina afferrano quelle del castano e se le portano al seno, facendoselo stringere appieno; il bacio non s'interrompe ed ella butta il capo all'indietro per permettere alle sottili labbra del ragazzo di poggiarsi sul suo collo a sua richiesta e sempre guidato da lei, finisce per accarezzarle l'intimità per almeno qualche minuto buono. Ma questo non le basta, vuole di più ed è proprio lì che la ferma, salutandola con un bacio a stampo e ripetendo la stessa frase detta in precedenza. Chiude la porta a chiave e nel mentre esco da sotto il letto, con un'espressione sicuramente delusa, arrabbiata, ferita. I suoi occhi s'inchiodano ai miei e quasi li sgrana, è prevedibile la sua domanda.

Una parola di troppo. ||Larry||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora