Prologo

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25 ottobre 2016
Giorno del mio 11esimo compleanno
Giorno indimenticabile
E di certo non in senso buono....

Flashback

Erano le 23:17 e stavo tornando da una stupida cena messa in scena da mia madre e mio padre per celare,probabilmente,i loro non tanto piccoli problemi. Apprezzavo in realtà il loro sforzo, ero una bambina ma di certo non ero stupida; capivo quando qualcosa non andava.
Nonostante tutto la serata passò al meglio, mamma rideva e scherzava con papà come mai avevo visto fare, la mia sorellina continuava ad agitare le braccia e ad emanare versi simili ad una risata, ed io non potevo che essere più contenta per quella inusuale pace.
Credevo che fosse tutto perfetto, lo credevo davvero anche quando in macchina verso la strada di ritorno mamma e papà iniziarono un battibecco, non stavano urlando,non ancora, ma io quel continuo discutere proprio non lo sopportavo più.
"Allora, Celine, ti sei divertita?" fu mio padre a parlare, e sembrava avesse bevuto qualche bicchiere in più, ma in quel momento non me ne curai, in quel periodo lo faceva spesso.
Annuì debolmente per la troppa stanchezza e mi appoggiai con la testa piena di fermagli, che mamma mi aveva accuratamente messo, al seggiolino di mia sorella. E come un uragano le loro urla mi portarono alla realtà. Mi affrettai a coprire le orecchie a Beth per non farla svegliare e io strinsi gli occhi.
"Davvero? Vuoi parlarne adesso, Jackson?" Udii mia mamma.
"Sai che siamo nei guai fino al collo cazzo Meredith!" Questa volta udii mio padre sbattere una mano sul volante. Ma di che parlavano? Che guai?
Mia madre non ebbe tempo di rispondere a mio padre che tutto fu sostituito da urla disperate.
Aprii istintivamente gli occhi e dei fari mi accecarono. Una macchina ci venne addosso e ci mandò fuori strada. Non capii più niente. Sentii puzza di bruciato e prima di chiudere gli occhi, lo vidi; vidi un ghigno comparire su quel volto che non riuscii a mettere a fuoco, e poi, buio totale.

Fine flashback

Quel giorno mi rimase impresso, impresso in mente e impresso sul corpo. Mamma e papà morirono sul posto, io mi salvai, e Beth... Si salvò anche lei, se cosi si può definire. Andammo a vivere con Nonna Audrey che non ci fece mai mancare niente, e io iniziai una vita di psicoterapie.
Ero diventata ingestibile, dall'età di 12 anni iniziai con le prime risse a scuola, non sapevo gestire la rabbia e anche se facevo finta di niente le vedevo le occhiate che mi rifilavano i miei compagni quando abbassavano lo sguardo sulle mie nocche.
Mi sfogavo dando pugni ovunque e fumando, un cazzo di eterno loop infinito dalla quale ti sembra impossibile uscirne e che forse dopo anni capisci che è realmente cosi. Perché tutto questo? Perché non ho mai saputo come affrontare il dolore e tantomeno, gestirlo.
In un primo periodo tutti mi stettero addosso, odiavo la loro pietà, la odiavo con tutta me stessa, ma odiai ancora di più quando le loro occhiate compassionevoli divennero schifate.
Nessuno si avvicinò mai più a me; rimasi sola, sola con Beth e nonna Audrey...Non mi feci mai una migliore amica, non mi fidanzai mai, non fui mai invitata ad un compleanno. Tranne quando un bambino poco più grande di me iniziò a osservarmi con curiosità, e lo fece per i 4 giorni seguenti, al quinto decisi di andare da lui e i giorni passavano cosi, nessuno dei due fiatava o chiedeva qualcosa, a lui piaceva giocare con i miei capelli lunghi e neri e in un silenzio confortante io glielo lasciavo fare. Un giorno decisi di chiedergli cosa volesse e perché si ostinasse a guardarmi in quel modo e lui mi rispose chiaro e tondo "Sei interessante" , sentii bisbigliare anche un "Mi assomigli" ma non ne fui mai sicura al 100%
Non capii mai il vero significato di quelle parole perché il giorno dopo lui sparì completamente.
La cosa non mi pesava però, se fosse davvero cosi o me ne volevo solo convincere non l'ho mai capito, ma stavo meglio da sola, volevo starci, volevo incolparmi fino a vomitare per ciò che era successo e per la vita che Beth doveva passare adesso.
La gente mi considerava strana, a tratti pazza, mi evitavano come la peste, ma io avevo solo un obbiettivo: andarmene
Non andarmene per ricominciare, andarmene per capire a che gioco pericoloso i miei stavano giocando, e la partita a breve sarebbe cominciata e finita da me.
O almeno cosi credevo...

Spazio autrice
Sinceramente??? Non so quello che sto facendo,
davvero, non so se sono brava a scrivere o se sono abbastanza fantasiosa da essere in grado di scrivere una storia, non so proprio se sono in grado, però mi è sempre piaciuto scrivere e boh perché non provarci.
Non mi importa il numero delle persone che leggerà questa storia spero solo che possa interessare e intrattenere qualcuno pure se dovesse essere uno solo 🫶🏼🫶🏼

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