Capitolo 4

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Pensai tutta la notte a quello che avevo visto e non poteva essere lui.
Anche se mi sembrava un po' più grande di me, in quell'anno sarebbe stato comunque un bambino.

Sarà stata una coincidenza assurda, o magari il fatto che ci pensavo costantemente.
La vendetta, la rabbia, la curiosità, mi seguivano ormai da anni.
Così come le bugie.

Quel giorno dopo scuola avrei avuto il colloquio di lavoro in un negozio di tatuaggi.
Iniziai a lavorare in questo settore a 15 anni, e diventavo sempre più brava.

Non seguii particolarmente le lezioni perché avevo davvero sonno, e una volta arrivate in mensa il mio sguardo si posò sul gruppetto di Drake, senza Drake.

"Sei parecchio silenziosa oggi" constatò Melissa.
"Quanti anni ha Drake?" le chiesi curiosa
"Umh...22, credo" annuii pensierosa e mi lasciai andare contro la sedia.

"Sai Celine tra poco è il mio compleanno; ecco io lo so che non ami le feste però pensavo di festeggiarlo al Paradise e ci terrei se venissi." disse tutto d'un fiato.
"Ma non è solo per maggiorenni?" chiesi
"Ho le mie conoscenze, fidati di me" e mi schiacciò l'occhio.
"Si Melissa penso che verrò, è il tuo compleanno non mancherò di certo perché non mi piacciono le feste"

"Grazie Celine!!!" e si catapultò ad abbracciarmi.
"C'è un'altra cosa però, dovrai venire con un vestito" aggiunse con un sorriso.
"Cosa? Per forza?" ora stavo decisamente ripensando alla mia decisione presa.
"Si, altrimenti non ti faranno entrare, e poi devi sembrare più grande tesoro, senza offesa ma sembri una 15enne piena di tatuaggi" rise e io le feci una smorfia mentre andavamo verso la mia macchina.

Lo studio dove avrei dovuto fare il colloquio non era molto lontano dal nostro appartamento, perciò era perfetto e ce l'avrei messa tutta per riuscire ad ottenere quel posto.

Una volta arrivata bussai con la mano, non sembrava tanto nuovo, un insegna bianca si trovava sopra la porta e i muri altrettanto bianchi sembravano un po' malandati.

Una ragazza dai capelli metà verdi e metà neri mi aprii e mi fece accomodare.
Aveva molti piercing in faccia e nonostante a me non piacessero lei era davvero bella.

Mi guardai intorno, i muri neri erano pieni di tatuaggi dentro delle cornici altrettanto nere, le sedie erano invece bianche così come il bancone dove si trovava la cassa e la ragazza di prima.

"Se devi fare il colloquio il capo arriva subito" mi disse sorridendo mentre appuntava qualcosa sulla sua agenda.
Annuii distrattamente mentre continuavo ad ammirare quei tatuaggi.

Una porta si spalancò e mi fece destare dai miei pensieri, quando sollevai lo sguardo non riuscivo a credere ai miei occhi.
Drake era lì, Drake era il capo, Drake avrebbe dovuto farmi quel colloquio.

Mi guardò intensamente come a voler capire perché fossi lì.
"Oggi non lavoriamo, devo fare un colloquio passa domani" mi liquidò con un gesto della mano.
Ero indispettita dal suo comportamento, molto.
"Sono io la ragazza del colloquio, Ken."

Mi guardò come se non ci credesse e poi scoppiò a ridere.
Cazzo se mi infastidisce.
"Scherzi vero?" mi chiese sarcastico
"Ho la faccia di una che sta scherzando?" gli chiesi incazzata dal suo modo di fare.
"Senti fammi fare questo colloquio e poi deciderai tu che fare" gli dissi io già stufa.

"Seguimi" disse soltanto dopo attimi di silenzio.
Entrammo nella stanza e si mise seduto sulla sedia che si trovava davanti al mobiletto con la macchina per tatuaggi.
"Vediamo che sai fare."

Si levò la maglietta e il suo corpo scolpito sembrava quasi disegnato, le braccia possenti risaltavano così come il suo petto e il suo addome.

"Non ho capito cosa vuoi che faccia." Mi ripresi immediatamente maledicendomi mentalmente per averlo guardato così tanto.

"Un tatuaggio. A me. Cosa sennò"
disse come se fosse la cosa più scontata del mondo.
Così un po' titubante mi avvicinai, mi infilai i guanti e preparai la macchinetta.

"Cosa vuoi che ti faccia?" gli chiesi a un palmo da lui.
"A te la scelta, bambina" disse
"Siediti sul lettino" e cosi fece.
Iniziai a prepare lo stencil con il suo sguardo puntato addosso.
Precedentemente avevo visto un drago in mezzo alle fiamme che mi piaceva particolarmente, non ci pensai due volte e decisi di fare quello.

Mi feci spazio tra le sue gambe e appoggiai lo stencil sul suo petto.
Cosi iniziai il mio tatuaggio.
"Perché hai scelto questo?" chiese sussurrando data la nostra vicinanza.
"Mi piaceva." dissi senza mai distogliere l'attenzione dal mio lavoro.

Sentivo il suo respiro sui miei capelli e questo mi fece rabbrividire per un solo istante.
"Sei delicata al punto giusto, hai una buona mano, e sei anche precisa" mormorò al mio orecchio mentre con la mano saliva sui miei capelli spostandoli e accarezzandoli.

"Dovresti legarli" disse sospirando e togliendo la mano dai miei capelli come se si fosse scottato.
"Lo so, me ne sono dimenticata, ma è difficile che mi vadano davanti agli occhi" dissi piano.
"Non è per quello" cosi alzai il mio sguardo su di lui che mi guardava quasi con...adorazione.

"E per cosa allora" chiesi tornando al tatuaggio.
"Non vuoi davvero saperlo bambina" fece una smorfia probabilmente per il tratto che ho dovuto fare più volte e quasi risi a quella scena.

Non risposi e il silenzio regnò per un'altra oretta fin quando non finii il mio lavoro.
"Finito" sussurrai.
Lo guardò sorpreso dal risultato e poi puntò lo sguardo su di me.
"Niente male per essere solo una ragazzina"
"Abbiamo solo quattro anni di differenza piantala" dissi infastidita. "Come se fosse un uomo vissuto" pensai.

"Non ti ho mai detto la mia età, chiedi di me in giro bambina?" mi afferrò per i fianchi e mi spinse più vicino a lui, sentii una scossa arrivarmi fino alle punte dei piedi e immediatamente cercai di liberarmi dalla sua presa.
"Lasciami andare, non chiedo in giro di te, me ne parlano" dissi continuando a muovermi.

"Sei già ossessionata ragazzina?" chiese con un sorriso da capogiro mentre si avvicinava alla mia faccia.
Mi spostò i capelli e me li mise dietro l'orecchio.
"Sei presa, ma sappi che non ti sopporto, mi infastidisci e sei una ragazzina dalla lingua lunga, perciò non arrabbiarti se ti tratterò con sufficienza solo ed esclusivamente per il lavoro" disse con un velo di ironia.

Le sue parole mi infastidirono cosi mi avvicinai ancora di più e mi accostai al suo orecchio.
"Sappi, Drake, che la cosa è reciproca, perciò non montarti la testa, questo lavoro mi serve e di te non me ne può importare di meno" gli sorrisi nel modo più falso che esista e me ne andai.

"Domani qui alle 15. Non accetto ritardi"
e cosi uscii di li indispettita ma anche stranamente felice.

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