Capitolo 9

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"Anime che si conoscono da sempre anche se non si conoscono e quando si conoscono per davvero si riconoscono"
- Fabrizio Caramagna


Fino a quel momento non potevo di certo dire di conoscere Eros. Anzi, tralasciando qualche dettaglio relativo alle cose che amasse, della sua vita privata sapevo ben poco. Quindi, sì, rimasi interdetta alla vista di una terza persona nella stanza, ma non tanto da scombussolare i miei pensieri.

«Tu non dovevi stare fuori tutto il giorno?» Eros serrò la mascella e si accinse a risalire dal bordo piscina.
«Stamattina ero troppo stanco per occuparmi personalmente dei nostri affari. Quindi, ho mandato Silas, dato che, a quanto pare, eri impegnato con altro» lo sguardo fugace di quel ragazzo misterioso mi fece rizzare i peli.

Eros sbuffò e con una spallata proseguì dritto, probabilmente, per darsi una sistemata.
Fu percetibile un lieve "Vaffanculo" nell'aria.

«È un onore avere la famosa Iris nella mia piscina. Oltretutto anche bagnata» trasudava malizia da tutti pori.

Lo si notava nel suo modo di camminare, nelle sue parole e persino nel poggiermi la mano «Sono Egan Cox, migliore amico e coinquilino di Eros. Posso avere l'onore di aiutarti?»

Emersa dalla piscina, potevo finalmente metter a fuoco quella prorompente figura.
Era cromaticamenre l'opposto di Mr. Amore, anche se l'energie che emanava erano pressoché identiche.

"Simili con i simili" pensai tra me e me.

«Hai bisogno di un ricambio?» mi tirò contro il suo petto, stringendo possessivamente la mano che, già da prima, non era intenzionato a lasciare.
«Sai, mi alletta l'idea di gocciolare su questo lucentissimo parquet e, non mi dispiacerebbe neanche, poi, vedertelo pulire» mi beffeggiai truce, liberandomi con forza, dalla sua presa.

Erano fatti della stessa pasta, persuasione, ed io ne ero intollerante fino al midollo.
Entrambi sbandieravano il loro ego da seduttori e di certo non sarei rimasta lì a sfamare i loro stomaci ingordi.
Inoltre, due contro uno, non lo rendeva più un gioco equo, ma una tortura.

Frustata strizzai il vestitino che quella mattina avevo scelto con tanta cura, forse, nel timore d'incontrare i suoi genitori. Dovevo rifletterci di più, capire che dietro quella che per me parve una proposta innocente, si celava un doppio fine.
Più stringevo il tessuto, più la chiazza d'acqua si estendeva e più mi ripetevo "che idiota".
Alla fine lasciai perdere e con, ancora, i capelli fradici mi avviai verso l'uscita.

Ci sarei anche riuscita e pure molto velocemente se Egan non si fosse riappropriato, questa volta però, del mio polso.

«Che c'è ora?!» quasi urlai.

Sentivo tutta la frustrazione accumularsi al cervello e questo mi avrebbe destabillizzata se non avessi, seduta stante, frenato tutte quelle emozioni, pronte ad esplodere.
Non era successo nulla, eppure mi ero tramutata in una mina vagante. Mi chiedevo se sarebbe stato sempre così con Eros e quella sua sottospecie di clone.

«Non puoi andartene così» si sfilò la maglia e mantenendo sempre un tono pacato disse «Prendi questa»
«Grazie...» sussurrai, impugnando la t-shirt nera.

Non mi ero mai vergognata così tanto del mio comportamento prima di all'ora «Scusa, non volevo aggredirti e che...Mi dispiace»

Sorrise come si fa con i bambini e nei suoi occhi azzurri saettò una piccola scintilla quando spostò delicatamente una ciocca, uscita dalla coda, dietro l'orecchio.

«Non devi scusarti. Pensavo che, magari, così avrei fatto colpo su di te» ammise sincero.
«Non ne hai bisogno» ricambii timidamente la sua gentilezza «Dove posso cambiarmi?»
«Ehm...» si grattó la nuca rasata «Il bagno dovrebbe esser libero. Basta salire le scale e lo troverai alla tua destra»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 15, 2023 ⏰

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