Capitolo 6

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"Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno"
- Vincent van Gogh


Il sole era, ormai, tramontato e la luce, pian piano, spegnendosi, lasciava dilagare il buio.

«No, ragazze. Mi sta malissimo» Evie si specchiò in diverse posizioni per accertarsi che, effettivamente, era inguardabile.

«Ma non è vero. Questo colore ti dona» la rassicurò Selene, piastrando la sua lunga chioma corvino.

Per le mie amiche, quella sarebbe stata la prima notte ad Himeros. Come me, ne avevano sentite tante di storie ed è per questo che dovevano esser all'altezza di quel mondo.

D'improvviso la nonchalance delle cene con la mia famiglia avevano ceduto il posto ai preparativi di un bordello. Una ad una sfilavamo lungo il corridoio che congiungeva il bagno alla mia stanza. La pila di vestiti sul letto cominciava a lievitare insieme alla frustrazione e al senso di inadeguatezza.

Persino, Dalia, che dell'apparenze se ne faceva ben poco, si innervosì per i suoi capelli fuori posto e per gli stivali troppo rovinati.

«Completo rosa o rosso?» appoggiai contemporaneamente i due abiti sul corpo.

«Decisamente rosso, è sicuramente adatto per quest'occasione» Juliet era alla scrivania, intenta ad applicare brillanti ai lati degli occhi.

«Hai ragione, vada per il rosso»

La porta si aprì leggermente, rivelando prima dei ciuffetti biondo cenere e poi due occhietti.

«Desy perchè sei ancora sveglia?» mi inginocchiai davanti a quell'esserino minuto che stringeva a sé il suo peluche.

«Iris, ma io non riesco a dormire. Io voglio uscire con te e le amiche» mise il broncio.

«Maro, che tenera» Ellen lasciò l'eyeliner a mezz'aria per raggiungere mia sorella.

«Amore,stasera non puoi venire con noi. Però, ti prometto che la prossima volta ti portiamo al parco giochi. Va bene?» gli accarezzai il braccio,tentando di essere più convincente possibile. Era una bambina molto testarda e farle cambiare idea era pressoché impossibile.

«Uhm...» si toccò il mento non soddisfatta ancora.

«Ti compriamo anche il gelato, promesso!» giurò Ellen con il mignolo.

«Al cioccolato?» replicò ancora.

«Al cioccolato!» annunciai con decisione.

«Eh vabbene, ma adesso puoi accompagnarmi a letto? Sennò mamma sgrida e ti fa tottó» annuì freneticamente con la testa, mimando con il gesto della mano quello che, secondo lei, mamma mi, anzi, gli avrebbe fatto se l'avesse vista sveglia.

«Facciamo così» spostai la visuale alle mie spalle «Ora accompagno questa principessina nella sua camera, voi aspettatemi giù. Uber sta per arrivare»

«Ua di già, devo ancora sistemare i ricci» sbuffò Evie.

«Sì, di già! Non attenderò un minuto in più al mio ritorno. Se una di voi non sara ancora pronta, arriverà al locale a piedi» solo con minacce e con toni rudi avrebbero abbandonato quel salone di bellezza improvvisato.

Strinsi la mano alla piccola e, senza far rumore, la appoggiai delicatamente nella culla in cui doveva essere.

«Fai sogni d'oro Desy, la sorella torna presto» le baciai la fronte, mi concessi qualche secondo per ammirarla e poi mi lasciai alle spalle il ronfare di mio padre.

The way I loved YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora