Capitolo 2

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Abby salutò Luke ed entrò in casa, andando in cucina.

«Dove sei stata per tutto questo tempo?» sua madre apparì davanti ai suoi occhi arrabbiata, con gli occhi rossi. Oh no, ha bevuto di nuovo, pensò Abby, cercando di andarsene in camera sua. Sua madre era un'alcolista senza controllo, e ogni volta che assaggiava una goccia di alcol finiva per bersi così tante bottiglie da uscire fuori di testa, e ciò significava e Abby avrebbe passato dei brutti momenti. Sua madre beveva per dimenticare, data la sua vita disastrosa: Abby è nata quando sua madre aveva 17 anni, e fu concepita da un quindicenne che non conosceva. Così, la madre di Abby, si ritrovò madre a 17 anni ed un lavoro da trovarsi, proprio perché i suoi genitori l'avevano abbandonata a pochi mesi dalla nascita. Lei beveva per scordare, anche se non ci riusciva mai; provava un grande odio per la figlia, ma non aveva il coraggio di darla via.

Abby arretrò, ma sua madre fu più veloce e la prese per i capelli, tirandoli. «Non devi mai più stare fuori così a lungo, hai capito?» urlò a donna, la voce traballante per via dell'alcol. Tirò uno schiaffo alla figlia, che iniziò a piangere. «Non puoi piangere per così poco, ragazzina. Impara a sopportare.» detto questo, Abby venne picchiata ferocemente da sua madre, di nuovo.

La ragazza andò in camera sua con le lacrime agli occhi. Odiava quando sua madre faceva così: praticamente tutti i giorni tranne la domenica, perché doveva andare in chiesa e non voleva barcollare sull'altare ubriaca.

Quando Abby si buttò sul letto con gli occhi chiusi, una voce familiare a fece sobbalzare, producendo un piccolo urletto.

«E tu lasci che ti faccia questo, Abby?» Luke le si avvicinò, posando una mano sulla guancia della ragazza. Abby non gli chiese neanche come avesse fatto ad apparire così all'improvviso in camera sua, ormai era abituata a tutte le stranezze di Luke. «Guardati Abby, sei così fragile e bella...» le si avvicinò all'orecchio, sussurrando. «Se fossi in te porrei fine a quest'ingiustizia; non ti meriti tutto ciò, fiorellino.»

Abby abbassò lo sguardo sull'oggetto freddo che Luke le aveva messo in mano. «Non posso farlo Luke, è mia madre.»

«Una madre non tratterebbe mai così sua figlia.» le rimise in mano l'oggetto che lei aveva buttato sull'angolo del letto. «Fallo.»

«Non... no.» balbettò Abby. Luke si stava arrabbiando, non era un buon segno.

«Fallo!» urlò Luke.

«Non...non urlare.»

«Ho detto fallo!» la prese per i capelli, facendola addire al muro. Il ragazzo premette il suo corpo a quello della ragazza, che rimase per qualche secondo senza fiato. «Se non lo farai tu lo farò io.» sussurrò, soffiandole nell'orecchio.

«Io...io non lo farò.» Abby abbassò lo sguardo, impaurita per ciò che sarebbe successo dopo.

«Come vuoi.» Luke le prese la pistola dalle mani, correndo giù per le scale verso il salotto senza ascoltare le urla dell'amica. Era furioso; nessuno doveva trattare male Abby, nessuno.

«Luke ti prego, fermati.»

Abby lo prese per un braccio, tirandolo.

«Che succede qui?» la voce stridula della madre riempì tutta stanza.

«Mamma, vattene.» urlò Abby nel tentativo di salvarla. Troppo tardi, Luke aveva già premuto il grilletto.

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