5.2 This Feels Like Falling In Love

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STELLA

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STELLA

Appena arrivati nel luogo dove si sarebbe tenuta la cena sentii una scarica di adrenalina pervadermi, quasi avessi scordato l'ansia che mi aveva attanagliato l'anima per tutto il resto della giornata.

Mi guardai intorno, sperando che dai miei occhi non trasparisse lo stupore per aver messo piede in un posto così bello. Era una sala immensa, elegante e regale, all'interno di un lussuoso hotel poco lontano dal centro di Milano.

Io e Roberto ci lanciammo delle occhiate complici, continuando poi ad osservare l'ambiente a noi circostante. Molti volti conosciuti della Serie A erano presenti, mentre alcuni non li avevo mai visti.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, davanti ai miei occhi comparve Christian. Ci distanziavano pochi metri, lo colsi di sorpresa mentre era intento a fissarmi. Feci uno sforzo immane per rimanere composta e non far notare, specialmente a Roberto, che dentro in realtà stavo rischiando di impazzire. Lui non doveva esserci.

Il numero undici del Milan era stretto in un completo nero. La camicia bianca lasciava intravedere il suo collo, visibilmente teso come il resto del suo corpo. Era chiaro che non si sentisse a suo agio e continuavo a chiedermi cosa ci facesse lì visto che c'erano tutti quelli che mi aveva elencato, tranne Maignan. Aveva preso Christian il suo posto, ma il motivo non mi era noto.

Accennai appena un sorriso in sua direzione, che non ricambiò solo perché davanti a lui c'era Giroud che gli parlava. Roberto sospirò, guardandomi. Se n'era accorto.

«Stella» mi ammonì poi.

Lo guardai con aria colpevole e subito dopo abbassai lo sguardo, imbarazzata. Rimasi in silenzio finché, dopo qualche istante, non fu il mio collega a parlare.

«Cos'era quel sorriso?» mormorò Roberto al mio orecchio, curioso.

«Mi avrà riconosciuta. Due settimane fa ho fatto Sport Week con lui» risposi io.

Sperai che la mia risposta gli bastasse, perché non volevo raccontargli i fatti miei, e così fu. Nessuno dei due toccò più l'argomento Pulisic e cominciammo a girare un po' per la sala, scambiando chiacchiere con chi ne era più predisposto, al fine di estorcere informazioni utili da inviare poi in redazione. Il compito, sostanzialmente, volente o nolente era quello e non si poteva scappare.

Durante la cena il mio sguardo si incrociò spesso con quello di Christian e questo mi mise a disagio. Probabilmente non se ne accorse nessuno, erano tutti troppo presi dal fare affari, ma il suo atteggiamento mi indispose e non poco. Stavo lavorando e non potevo permettermi distrazioni, e tanto meno rischiare.

STELLA | CHRISTIAN M. PULISICDove le storie prendono vita. Scoprilo ora