8. My beloved Star

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CHRISTIAN

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CHRISTIAN

Mi risvegliai nel cuore della notte dolorante, con Stella sul mio petto e il suo braccio destro sul collo. Sorrisi intenerito dalla scena. Il suo respiro mi solleticava dolcemente la pelle, mentre per tutta la notte avevo potuto godere di quel delicato profumo alla vaniglia che indossava e che tanto le stava bene addosso.

Anche quella notte non era accaduto niente tra di noi, io ero esausto dalla partita e le sue carezze non avevano fatto altro che conciliare il mio sonno. L'avevo sentita più tesa rispetto al solito, questo mi spiazzò un po' perché per un attimo non seppi come comportarmi, ma alla fine capii che con Stella era tutto così naturale da sconvolgermi: un abbraccio e una carezza furono sufficienti per farla rilassare.

Quanto a me, io avevo capito che in realtà non avevo mai sentito una connessione più forte e profonda. Sembrava che io e Stella ci conoscessimo da una vita, che in un'altra dimensione avessimo passato tutta la nostra esistenza insieme. Al suo fianco anche Milano, lontana chilometri e chilometri dalla mia vera casa, mi sembrava il mio posto nel mondo.

Aveva reso gli ultimi due mesi meno pesanti, mi aveva permesso di capire che non sempre il problema ero io e che potevo finalmente smetterla di sentirmi sbagliato. Apparentemente banale, il fatto di poter parlare con qualcuno senza l'ansia di sentirsi giudicato, mi aveva fatto bene. E Stella di banale non aveva niente, lei che era tutta una nuova scoperta per me.

Al contrario di quello che ci si aspetta da una giornalista, Stella non parlava tanto. Invece ti ascoltava in silenzio, spesso con aria stupita o confusa, le gambe incrociate e le mani congiunte. Era così empatica che pensai di non essermi mai sentito più compreso. Non ribatteva mai, non ha mai fatto domande scomode, si limitava a sorridermi di tanto in tanto. E mi andava bene così: quel sorriso così dolce, che metteva in risalto i suoi denti bianchi e dritti, aveva una capacità incredibile di calmarmi e di rimettere tutto a posto.

Negli ultimi due anni nella mia vita non c'era stato niente al suo posto. Tutto andò poi distrutto negli ultimi mesi a Londra, ogni giorno andava peggio e senza rendermene conto avevo toccato il fondo.

Ora che guardavo Stella dormire vicino a me dentro sentivo il cuore bruciarmi dentro. Era una sensazione così strana, anatomicamente impossibile, ma mi faceva sentire talmente vivo che speravo non passasse mai. Allungai una mano verso la sua testa, ancora poggiata sul mio petto, e mi attorcigliai una ciocca di capelli corvini fra le dita. Profumavano di dolce, come la sua pelle. Mi lasciai sfuggire un sospiro e la strinsi più forte, così forte che si risvegliò.

«Chris...» mormorò assonnata, tirandosi su con le spalle. La guardai dispiaciuto, il mio intento non era chiaramente quello di svegliarla. «Perché sei sveglio?» mi chiese, piantando i suoi grandi occhioni verdi nei miei.

Sospirai, guardando il soffitto. «Mi sono svegliato. Mi è passato il sonno per ora» ammisi, ma Stella sbuffò. Si tirò la coperta fino al naso e si poggiò sul suo cuscino, rimanendo ancora voltata verso di me.

STELLA | CHRISTIAN M. PULISICDove le storie prendono vita. Scoprilo ora