22. No One Can Hurt Me As Long As Mommy's Here

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STELLA

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STELLA

Ero ancora piegata davanti al water, con Christian che mi guardava con un'espressione sconvolta sul viso. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dire niente; ci siamo guardati negli occhi per alcuni minuti che parvero interminabili. Poi fu il mio fidanzato a spezzare il silenzio.

«Che significa?» si allarmò, gesticolando nervoso.

Avrei voluto saperlo anche io. L'unica spiegazione che ero riuscita a darmi era quella di aver avuto un attacco gastrico nervoso, considerando anche com'era andata la serata e il fatto che avevamo terminato da poco di cenare. Non volevo pensare ad altro, la mia mente si rifiutava.

E non che pensassi che tutto fosse ad una gravidanza, ma visto il periodo ogni cosa rinviava la mia testa lì. Era estremamente frustrante.

«Non lo so. Mi sono innervosita prima, sarà una cosa nervosa.» risposi semplicemente, trovando la forza per alzarmi da terra e sciacquarmi la bocca.

Christian sospirò nervoso, sedendosi sulla tavoletta. «Stella...»

D'istinto roteai gli occhi. Potevo già immaginare cosa mi avrebbe detto e soprattutto a cosa stesse pensando. Non glielo avrei permesso, avrei fatto qualsiasi cosa pur di non pensare a quello.

«Non dire niente. Non farlo. È solo stress, ultimamente qualsiasi cosa nella mia vita si ricollega ad un'eventuale gestazione. Ne ho fino al collo.» sbottai nervosa, mentre il numero undici rossonero rimase in silenzio.

Uscii dal bagno seguita da Christian e dallo sguardo inquisitorio di sua madre. «Tutto bene, tesoro?» mi chiese la donna, venendomi incontro.

Mia mamma arrivò alle spalle della consuocera, guardandomi anche lei con un'espressione interrogativa stampata sul volto. «Si. Perché queste facce?» chiesi io, confusa.

Christian storse le labbra, probabilmente sperando che nessuna delle due donne davanti ai nostri occhi ci sottoponesse ad una sessione di domande. Era ancora scosso, e potevo già immaginare cosa fosse passato per la sua testa in quell'istante. Non gli servivano ulteriori interrogatori per renderlo ancora più nervoso. A nessuno dei due, in realtà.

Mia madre scrollò le spalle, poi tirò la sua consuocera a braccetto e si diressero entrambe a passo svelto verso la cucina. Tirai un sospiro di sollievo, l'avevamo scampata. Christian, nel frattempo, si era infilato nella mia camera. Lo raggiunsi e sospirai, rendendomi conto di quanto fosse nervoso.

«Perché fai così? Non è niente.» gli dissi io, sperando di risultare convincente. Lo statunitense scosse la testa animatamente.

«Non sarò tranquillo finché non farai un test. O meglio ancora, delle analisi, domani mattina.» mormorò per non farsi sentire dalle nostre madri.

Ridacchiai nervosamente, giocherellando con delle ciocche dei miei capelli. Tutto ciò mi sembrava irreale. «Non c'è niente che mi faccia pensare ad una gravidanza, Christian. Non ho un ritardo, non ho alcun sintomo strano. Semplicemente mi sono innervosita prima e il mio corpo ha reagito così.»

STELLA | CHRISTIAN M. PULISICDove le storie prendono vita. Scoprilo ora