20. Rome and Love

371 22 1
                                    

STELLA

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

STELLA

Mi lanciai sul divano dell'albergo, un po' malconcio e scomodo, massaggiandomi le tempie esausta dopo la partita. Roma-Genoa era stata l'unica trasferta prevista per quel fine settimana. Non avevo ancora ricevuto risposta per il nuovo lavoro, ma nel frattempo continuavo a svolgere la mia professione come sempre alla Gazzetta.

Christian era a casa, probabilmente intento a poltrire sul divano e a godere del suo giorno libero dopo la partita. Un po' lo invidiavo, mi serviva una pausa dallo stress e dall'ansia in attesa di una risposta; d'altra parte, invece, era stato bello tornare a rivivere il brivido a qualche metro dal campo.

Non c'era nessuno con me, e mai come allora avevo sentito la mancanza di Roberto. Avevamo condiviso tanto in quell'anno e mezzo dietro la stessa scrivania, spesso litigando per i nostri spazi. Era stato il mio compagno di viaggio e trasferte, e il lavoro con lui aveva sempre pesato di meno. Ero felice per il suo salto di qualità, ma nessuno mi avrebbe mai restituito quei momenti insieme a lui.

Fuori la notte era serena, il cielo era ricoperto di stelle e faceva anche abbastanza caldo per essere solo aprile. Scrissi un messaggio a Christian, avvisandolo che sarei rientrata a Milano l'indomani mattina presto, e mi chiusi poi in bagno. Mi serviva una doccia e poi qualche ora rigenerante di sonno.

Tra di noi le cose andavano bene, senz'altro entrambi eravamo cambiati in quei mesi. Vivere insieme aveva migliorato alcuni lati dei nostri caratteri, c'era più equilibrio da parte di entrambi. Svegliarmi tutte le mattine al suo fianco era così bello che mi sembrava sempre surreale, e a distanza di mesi non mi ero ancora abituata. Sapevo che fosse lo stesso anche per lui, me lo ripeteva sempre seppur fosse ancora difficile per lui esprimere le proprie emozioni.

Mi manchi, conto i minuti che mancano per rivederti. Chiamami quando puoi. Ti amo, tuo Chris.

Questo recitava il suo messaggio, che inevitabilmente fece nascere un sorriso spontaneo sul mio viso. Avrei voluto passare quella domenica con lui, ma mi era stata assegnata quella trasferta all'ultimo minuto e rifiutare sarebbe stato da sciocchi. Prima di infilarmi in doccia lo chiamai, dopo uno squillo rispose. La sua voce calda mi rassicurò; era stata una giornata pesante e, nell'attesa che potesse stringermi e confortarmi, sentirlo anche solo per telefono mi aveva fatto stare meglio.

«Stai bene? Mi sembri piuttosto provata» mi chiese Christian, dall'altra parte del telefono. Sospirai, alzai gli occhi al cielo, poi mugugnai qualcosa di scomposto.

«Mh, non proprio. Sono stanca morta, abbiamo finito tardissimo, come puoi vedere dall'orario. Mourinho se la prende sempre comoda prima di parlare in conferenza» sbuffai, ammirando la mia immagine allo specchio. Non avevo proprio un bell'aspetto.

«Vuoi raccontarmelo di persona?»

Io ridacchiai. «Domani non penserò a raccontarti di quello che ho chiesto a Mourinho. Piuttosto, pensa a farti trovare già pronto a letto» dissi, sentendolo ridere.

STELLA | CHRISTIAN M. PULISICDove le storie prendono vita. Scoprilo ora