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Day 114

Aerin scese le scale all'ingresso dell'organizzazione con entusiasmo. Si sentiva sempre di buon umore quando il fine settimana aveva del tempo libero per poter scendere in città anche solo per fare una passeggiata.
Da lontano, vide Iseul e suo padre dirigersi verso l'auto. A passo deciso, li raggiunse.
- Buongiorno! - esclamò, inchinandosi un attimo verso il signor Kang. - Pensavo foste andati già via.
- Buongiorno a te, Aerin. - l'uomo le rivolse un sorriso. Aspettò che la figlia aprisse lo sportello della macchina e con agilità ci si infilò dentro.
- Abbiamo perso tempo, mio padre è tornato indietro per prendere dei documenti. - fece spallucce, accennando un sorriso. - Lavora troppo.
- Non lavoro troppo. - urlò l'uomo da dentro la macchina. - È questo lavoro che è importante.
Iseul alzò gli occhi al cielo e Aerin ridacchiò piano. Poi Aerin si guardò in giro, inclinando la testa, confusa.
- Avevo capito che questo fine settimana Claes sarebbe venuto a casa con voi. - disse sottovoce, per non farsi sentire da nessuno. Iseul le aveva confidato che, dopo aver ufficializzato la loro relazione, sua madre l'aveva pregata per portarlo a pranzare a casa loro.
Iseul fece spallucce.
- È impegnato. - con non poco sforzo, la ragazza chiuse la sedia di suo padre e con l'aiuto di Aerin la infilarono nel portabagagli. - Sicura di non volere un passaggio fino in città? Non ci mettiamo niente. - richiuse il portabagagli e poi diede un abbraccio veloce all'amica.
- Sicura. - sorrise Aerin.
Aspettò di vederla salire in macchina, partire e sparire oltre il cancello nero.
Subito dopo allungò le braccia verso l'alto facendo stirare anche i muscoli della schiena.
Prese un profondo respiro, sollevata dal bel tempo che aveva accolto quella giornata e iniziò a camminare.

Ci mise meno del previsto a raggiungere il centro e, soprattutto, con sua sorpresa, anche con meno fatica. Ricordava l'ultima volta in cui aveva percorso lo stesso tragitto a piedi e il fiatone con cui era arrivata alla meta. Sentì una punta d'orgoglio per se stessa e per un attimo le venne voglio di accarezzarsi il braccio, come per congratularsi.
Continuò a camminare per le strade. Unì le mani dietro la schiena e sorrise nel sentire le persone parlare e ridere tra loro. Li osservò e invidiò i loro sguardi spensierati e rilassati.
Arrivata nei pressi del parco si andò a sedere nella prima panchina che riuscì a notare. Posta sotto un albero, all'ombra e con un leggero venticello a muoverle i lunghi capelli neri.
Chiuse le palpebre. Concentrandosi nelle allegre urla dei bambini che giocavano nella zona apposita a qualche metro da lei. Era da molto tempo che non si sentiva così bene nei momenti in cui stava da sola.

Un urlo improvviso la sorprese. Spalancò immediatamente le palpebre e scattò in piedi, con il cuore che le batteva a mille.
Subito dopo, l'intera area si riempì solo del silenzio. Il tempo sembrava essersi fermato. Le persone li attorno immobili come statue, anche loro fin troppo sorprese. Persino i bambini si erano fermati dal correre e giocare. Si guardavano intorno, confusi.
Aerin fece qualche passo verso dove le era sembrato di aver sentito provenire l'urlo. Superò un bambino che le si era fermato vicino. Passando le accarezzò i capelli, facendolo sobbalzare dalla sorpresa.
Proprio nel momento in cui le persone ripresero a bisbigliare tra loro, forse ormai convinte di aver udito male, eccolo di nuovo.
Un secondo urlo.
Una donna che, girato l'angolo, correva verso di loro.

Aerin notò subito la sua espressione terrorizzata, sconvolta. Trattenne il fiato in gola, mentre con la coda dell'occhio vide la gente agitarsi attorno a lei. Alcune donne presero a correre verso i loro figli, raggiungendoli e prendendoli in braccio. Persino lei fece qualche passetto indietro, sentendosi invadere dall'ansia e dalla confusione.
- Scappate! - urlò la donna, appena raggiunse il parco. Aerin la seguì con lo sguardo, la vide prendere un bambino in braccio e continuare a correre, rischiando di cadere più di una volta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 23, 2023 ⏰

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