Stasera andrò ad una festa.
Ieri, prima di trasferirmi, ho sentito dire da qualcuno che a casa di uno dei più conosciuti in città ci sarà un festino, proprio quello che ci vuole per staccare un po' la spina dopo la situazione snervante con Marcus.
La Georgia ha decisamente bisogno di rinascere dopo un lungo inverno passato in casa.
Ho già scelto il vestito per questa sera: nero con uno scollo abbastanza ampio, da abbinare con dei tacchi e una borsa entrambi argento.
È mezzogiorno ed io ho appena finito la doccia.
Non vedo accappatoi nuovi perciò mi asciugo velocemente con un asciugamano pulito.
Ho messo una tuta grigia, un top a fascia nero e ho spruzzato un po' di profumo, sistemando i capelli. Pronta per il pranzo.
Ancora manca circa un'ora e mezza per quanto mi ha detto Arianne, perciò mi metto a letto con il computer e continuo a guardare la mia serie preferita, fin quando non mi chiamano a tavola.
«Ragazzi, è pronto!», urla dalla cucina Arianne.
Scendo dal letto e lascio lì il computer chiuso, chiudo la porta e mi dirigo in cucina. Non c'è ancora nessuno, siamo soltanto io e lei.
«Che buon profumino!», dico allegramente, sfregando le mani.
«Ho cucinato la pasta al forno», risponde lei soddisfatta, mettendola al centro della tavola.
«Aspetta, ti aiuto con le posate», dico per velocizzare tutto.
«Grazie tesoro, stanno per arrivare Marcus e Thomas», risponde.
Thomas stamattina non c'era a causa di un piccolo problema alla sua azienda, lavora l'intera settimana tranne la domenica, tutta la mattinata e tutto il pomeriggio dopo pranzo, quindi appena mi vedrà spero tanto che cominceremo un discorso tranquillo e così facendo non mi sentirò a disagio con Marcus.
Finiamo di apparecchiare e quest'ultimo entra, stavolta in T-shirt e pantaloncino sportivo. Regna il silenzio in quella stanza, sua madre si siede ed io faccio lo stesso. Dopodiché sentiamo il portone aprirsi e dopo qualche minuto entra Thomas.
«Oh, ciao Diane! finalmente sei arrivata», mi saluta lui.
Poi viene verso di me e mi avvolge in un caloroso abbraccio. appena si stacca ci scambiamo un sorriso e ci sediamo tutti a tavola. Solo dopo qualche secondo mi accorgo che Marcus lo scruta con aria minacciosa. Avranno litigato?
«Quindi? come va?», mi chiede Thomas per spezzare quel disagio imbarazzante, senza dar retta al figlio.
«Tutto bene! ho appena finito il liceo e, adesso che ho festeggiato i miei diciotto anni, voglio dedicarmi a me stessa e poi inizierò il college», dico soddisfatta.
«Bene! siamo sempre stati fieri di te, Diane», si congratulano entrambi. Nel frattempo Marcus continua a mangiare senza dire una parola, fissando il piatto con aria cupa, proprio accanto a me.
Finiamo il pranzo parlando di più cose, poi Thomas scende giù in garage ed io torno a riposarmi un po' in camera mia.
Appena dentro, chiudo la porta e non trovo il mio computer.
Ma l'avevo lasciato qui!
Capisco subito di chi è opera, adesso glie ne dico quattro. Apro velocemente la porta, pronta come una furia ad affrontarlo, ma me lo trovo davanti. È possibile che sia sempre tra i piedi?
«Dammi il mio computer», dico diretta.
«Quale computer?».
Bene, fa il finto tonto.
«Non fare finta di nulla. Su dai, mi serve».
Mi sto innervosendo.
«Io non ho nulla, se vuoi vieni tu a controllare», dice andandosene.
Ancora con quel sorrisetto! È proprio una faccia tosta.
So dove vuole arrivare, vuole che io vada in camera sua e poi dirà che sono io a cercarlo sempre. Ma non cadrò nei suoi tranelli, perciò resto qui finché non me lo porterà lui.
Bussano. Di nuovo. Apro e vedo un biglietto. Un altro.
Lo apro e leggo "tulipano, non metterti contro di me".
Ne ho abbastanza. So che avevo promesso di non entrare in camera sua, ma non posso lasciargli fare tutto quello che vuole.
Ormai non busso neanche alla sua porta ed entro come una furia, lo trovo sdraiato sul letto con il cellulare e mi siedo davanti a lui togliendoglielo di mano e buttandolo dietro di me sul materasso.
«Non esiste bussare a casa tua? Ma che modi sono?», inizia.
«Sta' zitto, dammi il mio computer e smettila con questi bigliettini del cazzo», dico tutto ad un fiato.
«Innanzitutto nessuno mi ha mai dato ordini, e poi ti ho già detto che non ho il tuo computer, contenta?», mette in chiaro con un tono calmo.
Tutto il contrario del mio.
«No!».
Ecco.
«Esci da camera mia e va' a farti fottere, ragazzina».
Ma come cazzo si permette?
«Ascolta. Io non so cosa ti passa per la mente, perciò smettila qualsiasi cosa tu stia facendo, dammi il mio computer e non farti trovare più tra i piedi, intesi? So che ti piace prendere per il culo le. ragazze per poi passare del tempo con loro e successivamente trattarle di merda, ma con me non funziona, perché mi stai antipatico dal primo giorno in cui ti ho visto con quella faccia di merda che ti ritrovi e sarà per sempre così! Perciò fa' come ti ho detto e basta».
Non ci credo di averlo detto veramente.
Infatti subito dopo mi ritrovo con il culo per terra, in corridoio.
Ho sempre saputo che persona è realmente, ma non pensavo che si sarebbe mai spinto a questi livelli.
Io ho detto solo la verità, è lui che continua a fare il bastardo presuntuoso e sentirsi dio sceso in terra, quindi o la smette o io me ne vado di qui, anche a costo di andare a vivere per strada.
Non possiamo continuare così, saranno tre mesi a dir poco traumatici.-
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-SPAZIO AUTRICE:
Hello, readers! Eccoci qui con il capitolo quattro. Come vedete tra i protagonisti cominciano molte discussioni e nei prossimi capitoli ne vedrete delle belle, ma belle davvero. Sto mettendo mille cose in ogni capitolo e man mano che si evolve la storia, non riesco a smettere di scrivere per due minuti di seguito.
Ho un sacco di idee per i prossimi capitoli e spero vivamente che possiate farmi sapere cosa ne pensate, in modo da potermi regolare con i colpi di scena.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo, a presto.
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Cento biglietti d'amore
RomanceDiane Callher, appena 18enne, vive in Georgia e di punto in bianco la sua routine cambia: è costretta a trasferirsi a casa dei vicini. I suoi genitori hanno sempre avuto uno stretto legame con la famiglia Lester ma, quando sono intenzionati a partir...