Capitolo 20.

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È appena arrivato il taxi che ho chiamato poco fa, devo urgentemente andare a comprare un regalo che si addica ad Eric e poi andrò da lui, sperando che la serata vada come previsto e non si riveli un fascio di casini come al solito.
Ho da subito pensato ad un completo sportivo, perciò penso che opterò per quello senza metterci troppo impegno, anche perché non rientra nelle mie preoccupazioni principali di stasera. Entro in un negozio di sport, mi metto a rovistare tra i vari completi colorati e trovo quello secondo me più adatto a lui: verde con dettagli gialli. Lo pago ed esco.
Adesso che mi ritrovo nuovamente in taxi, do l'indirizzo al tassista e lui senza dire nulla parte spedito per le vie di quella zona. Casa di Eric è abbastanza vicina quindi entro cinque minuti dovrei essere arrivata. Non ho indossato il costume perché non ho per niente voglia di fare il bagno, e poi non mi sembra il caso, oltre a mille altri motivi. Quando l'auto parcheggia davanti il presunto indirizzo, scendo e noto che si tratta di una vera e propria villa: grande, maestosa, con mille giardini attorno l'edificio e al centro un cancello gigante dentro cui potrebbero benissimo passare due auto contemporaneamente. Guardandomi intorno di fronte a tale bellezza, dopo un po' mi decido ad entrare. Scorgo qualcuno in piscina ed altri seduti sulle sdraio a bere, ma non vedo Eric.
Ad un certo punto qualcuno mi tocca la spalla, mi volto ed è proprio lì, mentre sorride e si tira indietro per allargare le braccia in segno di sorpresa.
«Ei, allora sei venuta! Lo sapevo».
«Volevo solo darti un pensierino e farti gli auguri, non penso di restare per molto», dico io con una faccia seccata. Speriamo capisca che non ho nessuna voglia di stare lì.
«Oh, ma dai, resta almeno un po'...Magari ti diverti! Non vorrai restare con il rimorso di esserti persa una delle feste più belle dell'anno», mi rivolge un occhiolino divertito e non fa tanto caso al regalo tra le mie mani, perché lo prende senza convinzione e lo posa su un tavolo insieme agli altri.
«Berrò solo qualcosa».
Non berrò proprio nulla, ma devo togliermelo di torno e trovare un modo per andare via senza farmi vedere.
«Oookay, torno subito», dice dirigendosi verso i nuovi arrivati, per accoglierli con molto più entusiasmo.
Perfetto, potrei anche andarmene come stabilito...ma resterò un altro po' e poi tornerò a casa.
«Tu sei quella che si scopa Marcus?», chiede all'improvviso una ragazza, avvicinandosi a me.
Rimango accigliata, indietreggio un po' per squadrarla da capo a piedi, mentre incrocio le braccia con un'espressione stranita e confusa.
«Ehm, no, sono la sua ragazza. Tu saresti?», dico io mettendo in chiaro.
«La sua ragazza? Oh, lui non si fidanza con nessuna, penso tu lo sappia», ridacchia. «Ti starà solo illudendo, lui fa così. Ma, ehi...tranquilla! È solo un consiglio da amica», risponde con una faccia da stronza, poggiando un palmo sul mio braccio e facendo gli occhi dolci.
Cosa che a me fa vomitare.
È proprio una serpe.
«Tranquilla, non ha bisogno di questo per stare con me, infatti mi dimostra sempre che a lui vado più che bene così». Sorrido beffardamente, per fargli capire che è inutile fare la stronza con una più stronza di lei.
«Se lo dici tu...ma non piangere quando ti mollerà», finisce andando via.
Sono solo cazzate, vogliono tutti allontanarci.
Però sembra che lo conoscano tutti meglio di me, quindi forse...
Non devo farmi condizionare dalle loro dicerie, Marcus non è più così.
«C'è qualcuno che ti sta cercando in bagno, dice che è importante e devi andare subito», mi ferma un ragazzo, mentre mi passa accanto.
Chi mi cerca in una festa dove non conosco nessuno? Sarà Eric?
Mi dirigo in bagno senza pensare e lascio la borsa sull'attaccapanni fuori la porta, mentre provo ad entrare.
«Ma che cazzo», dico confusa.
Dopodiché la porta si chiude. A chiave.
Vado subito in panico, non sapendo che fare.
Cazzo, il cellulare è rimasto fuori.
Ma chi può essere stato? Quanto odio questi giochetti alle feste.
«Ei, aprite! Eric? Non è divertente!». Batto continuamente le mani sulla porta in cerca di qualcuno che possa sentirmi. «Aprite per favore, c'è qualcuno?», comincio ad urlare, sperando ci sia qualcuno disposto a fare la persona intelligente in mezzo a migliaia di coglioni.
Mi fermo. Noto una finestra, e la situazione potrebbe essere risolta. Potrebbe.
Salgo sul water, la apro con molta fatica e vedo che è troppo alto per me. Non potrei mai farcela, non senza Marcus. Ho paura, ma è l'unica soluzione se non voglio restare qui dentro tutta la notte.
Provo più volte a sporgermi, ma l'ansia mi assale ogni volta.
È troppo alto.
Troppo.
Non c'è Marcus a prendermi se cado.
Non c'è.
Ho sempre fatto casini, non so prendermi cura di me stessa e rovino sempre tutto. Dovevo ascoltare Marcus. Neanche Eric a quanto pare si preoccupa...
Ce la posso fare, non succederà nulla, posso saltare. Ieri l'ho fatto.
Ad un certo punto mi faccio coraggio e salto, senza pensare a niente e bucciandomi un po' le ginocchia, ma senza rompermi nulla per fortuna.
Corro di nuovo all'entrata senza preoccuparmi della ferita che straborda di sangue e rifaccio il percorso fino al bagno, andando contro tutti quelli che mi vengono addosso con delle spallate che mi fanno barcollare un po'.
Arrivata davanti il bagno, non vedo più la mia borsa. Sparita.
Cazzo, ho perso tutto. Come faccio con il cellulare?
E se mi chiamasse Marcus, Stella, o peggio ancora Arianne?
Devo trovarla, in fretta.
Corro fuori e mi imbatto in Eric.
«Oh, per fortuna Eric...Hai visto la mia borsa?», gli dico in fretta, agitata.
«No, perché?», mi chiede.
Non gli credo, ha una faccia strana, come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa.
«Dammela, Eric. Ho bisogno del mio cellulare». Provo a mantenere la calma, guardandolo fisso negli occhi, anche se la rabbia sta per uscirmi anche dai capelli.
«Non ce l'ho io», continua.
«Dammi la mia fottuta borsa», inizio ad alzare il tono di voce.
«Fottiti, Diane», finisce andando via.
Che cazzo gli passa per la testa?
E se avesse fatto qualcosa con il mio cellulare?
All'improvviso corro da un ragazzo di cui non guardo nemmeno il viso e gli strappo il cellulare dalle mani.
«Scusami, un attimo e te lo ridò», spiego in fretta, componendo il numero di Marcus.
Sì, l'ho imparato a memoria.
Non risponde, squilla da troppo ormai.
Ho paura, cosa sta facendo? Starà commettendo qualche guaio? E se avesse chiamato Stella?
Ho. Bisogno. del. Mio. cellulare.
Mentre il ragazzo del cellulare si butta in piscina, ne approfitto per comporre il mio numero, in modo da farlo squillare.
Cammino per tutta la casa e all'improvviso lo sento squillare in camera di Eric.
Fottuto bastardo, lo sapevo.
Corro verso camera sua e lo prendo.
«Sei intelligente, Diane», dice lui entrando in camera e chiudendo la porta.
Cazzo, mi ha incastrata.
Però ho il mio cellulare.
Avvio il registratore senza farmi vedere e getto il cellulare del ragazzo di prima sul suo letto, mettendomi in tasca il mio.
«Perché ci hai chiusi qui?», chiedo.
«Diane, sappiamo entrambi che io e te in fondo siamo fatti per stare insieme. Te lo leggo negli occhi quando mi parli», inizia avvicinandosi.
Lo squadro con una faccia allibita, poi mi allontano e lui continua ad avvicinarsi sempre di più verso di me.
«Non scappare da ciò che vuoi», mi dice, quando avverto il muro gelido dietro la mia schiena e lo spazio nella stanza sembra diminuire.
Mi manca l'aria.
Cerca di avvicinare le sue labbra al mio collo.
«Eric, smettila, non sei tu la persona che voglio». Inizio ad essere un po' impaurita, perché non posso raggiungere la porta.
Alza entrambe le braccia, poggiandole ai lati della mia testa, sul muro, in modo da bloccarmi.
«Peccato, perché adesso posso farti cambiare idea», dice avvicinandosi alle mie labbra.
Una volta che si trova talmente vicino da baciarmi, gli tiro un calcio dritto sulle palle e lui indietreggia, dolorante.
«Figlia di puttana», impreca, piegandosi per il dolore.
Dopodiché qualcosa mi torna in mente e le mura sembrano gettarsi verso di me, insistenti.
Deja vu.
Mio padre mi tira uno schiaffo dopo avergli risposto durante una discussione, e le mie mani sembrano perdere il controllo. Si preparano per un pugno e finisco solo per spaccare lo specchio di fianco a lui. Quel pomeriggio mi buttano fuori casa e mia madre mi insulta nel peggiore dei modi, vado da Stella e l'unica a preoccuparsi è solo e soltanto lei.
Gli tiro un pugno dritto sulla tempia, mentre le mie mani prendono colore ed esco dalla stanza senza dar retta a nessuno dei suoi amici che lo cercano ovunque. Corro fino al cancello, esco da casa sua e una volta davanti la strada chiamo Marcus con il mio cellulare.
Mentre compongo il numero vedo cinque chiamate perse da lui e tre da Stella.
Poi da Stella anche dei messaggi.

S. Che cazzo è successo?
S. Marcus è impazzito, ha voluto che gli spiegassi tutto.
S. Sta arrivando, tu che cazzo fai?
S. Diane, dimmi che stai bene.
S. Rispondi, cazzo.

Ho fatto un casino.
Marcus non risponde alle chiamate, quindi chiamo Stella, che risponde dopo due squilli.
«Cazzo, sei viva! Ma che hai fatto?», strilla appena risponde.
«Eric mi aveva fottuto il cellulare mentre ero in bagno, ma l'ho sistemato. Adesso vorrei tornare a casa ma Marcus non risponde», spiego.
«Che?! Marcus mi ha detto che gli sono arrivati dei video di te ed Eric», urla interdetta.
Cosa?
Metto giù la chiamata, vado nella mia chat con Marcus e sbianco.
Mi accorgo che, dopo avermi fottuto il cellulare, Eric gli ha mandato un video mentre si fa una ragazza senza far vedere la faccia, quindi spacciandola per me.
Cazzo, che casino, adesso Marcus penserà che quella sia davvero io...
Lo chiamo altre mille volte, poi un'auto sfreccia davanti a me e si ferma.
È lui.
Scende infuriato come non mai, con le vene del collo evidenti e la cornea degli occhi gravemente infiammata, sbatte la portiera facendomi sussultare e non mi degna neanche di uno sguardo, correndo dentro.
Merda, che vuole fare?
«Marcus, aspetta!», provo a fermarlo rincorrendolo fin dentro camera di Eric.
Lo troviamo seduto sul letto, mentre si tampona il viso dopo il mio pugno.
Marcus si volta verso di me, fa una faccia confusa e io gli sorrido timidamente, per fargli capire tutto.
Lui si volta di nuovo verso Eric e poi nuovamente verso di me.
«Guarda che cazzo mi hai fatto!», urla Eric, indicando il suo viso e facendoci sussultare entrambi.
«Te lo meriti, sei un bastardo», dico io prima che Marcus possa rispondere.
«Sei stata tu?», mi chiede quest'ultimo senza trattenere un sorrisetto.
«Non potevo lasciare che mi baciasse», dico io.
Me ne pento nel giro di un secondo, perché Marcus si raggela e si dirige verso Eric, andandogli contro.
Poi però ci ripensa e si avvicina a me.
«Ti ho istruita bene a quanto pare, ma non voglio che diventi come me», dice guardandomi fisso negli occhi con uno sguardo sincero e prendendomi il viso tra le mani. «Ora aspettami in macchina», si stacca.
Sempre il solito, se non lo picchia non è lui.
Cazzo.
«Ma tu vieni con me».
«Non ho ancora finito qui, tulipano. Lascia che me ne occupi io». Indica Eric con un cenno del capo.
«Cerca di non combinare troppi casini, ti aspetto fuori».
Esco dalla stanza un po' titubante, lui si chiude la porta alle spalle e sento che questa notte sarà molto lunga.
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«Devi ancora spiegarmi perché sei venuta qui, non hai visto cosa è successo? Ti avevo avvertita che non sarebbe andata bene». Entra in auto e mi si affianca sul sedile del conducente.
Gli fisso le mani e vedo solo rosso.
Tutto rosso.
«Si può sapere che cazzo gli hai fatto?», sbotto incredula, sbarrando gli occhi.
«Ne parliamo dopo, andiamo via da qui». Mette in moto.
Arrivati a casa sono solo le 20:00.
È passata solo un'ora, ma è successo di tutto.

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SPAZIO AUTRICE:
Hello, readers. Eccoci qui con il ventesimo capitolo. Direi che la scelta di Diane è stata stupida come al solito, ha portato vari problemi, ma più avanti questa scelta cambierà molte cose e sarà stata necessaria per l'avvenimento di alcuni fatti futuri. Inoltre i prossimi capitoli saranno un pelino diversi, ma man mano capirete cosa intendo. Poi volevo scusarmi per l'assenza, in quanto non aggiorno da? quanto? non lo ricordo neanche io. Per questo scusatemi e spero possiate perdonarmi con questo aggiornamento. Ci sentiamo nel prossimo capitolo, a presto!

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