Capitolo 15.

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Sono ancora paralizzata per tutto ciò che è successo nel giro di qualche minuto, poco fa. Mi sento meglio, come se mi avesse regalato qualcosa che ancora mi mancava.
Sto bevendo il frullato che mi ha preso Marcus, e non riesco a smettere di pensare a lui.
Adesso non piove più. È tutto silenzioso e vorrei uscire, ma non posso e non ne ho le forze.
Poco fa è arrivata Arianne, ed è subito entrata in camera per vedere cosa facessi. Mi ha fissata per un bel po' e in quel preciso istante volevo sotterrarmi, perché si è accorta della felpa ma non ha detto nulla, anzi credo di aver visto un sorrisetto sul suo viso quando ha capito che io ho capito che lei ha capito. A parte tutto, non so se è la cosa giusta ciò che stiamo facendo, ma mi va bene così. Semplicemente si occupa di me e ci trattiamo bene a vicenda. Siamo amici, nulla di più, nulla di meno. Forse.
Almeno non per me.
Ho appena messo giù la chiamata con Stella, che voleva sapere ogni particolare e l'ho subito accontentata.
Adesso, dato che ho finito di guardare la mia solita serie tv, guarderò un film e poi, forse, chiederò a Marcus di fare un giro insieme a lui.
Non è né un appuntamento né altro, ma voglio solo passare del tempo con lui, dato che non so nemmeno che fare.
Si sono fatte le 18:30, quindi mi alzo e vado.
Lo trovo in piedi, mentre prova ad accendere una sigaretta, ma appena mi vede toglie l'accendino e la posa.
«Eccoti... stavo giusto per venire io da te, volevo chiederti se volessi venire con me in un posto...stasera», si affretta a dire, rubandomi le parole di bocca.
«Va bene», rispondo prima che riesca a finire la frase.
Si legge palesemente sul mio viso che non aspettavo altro, infatti mi sorride e si avvicina.
«Voglio che sia una serata tranquilla, perciò andiamo a casa di un mio amico, dove ci saranno tante altre persone. Se vuoi porta la tua amica».
«Okay».
Le scrivo subito, e so già che risponderà in meno di dieci secondi.
Lei ama queste cose, non potrei non invitarla, è la regina delle feste. Tutto il contrario di me, tra l'altro.

D. Mi ha chiesto se stasera volessi andare con lui a casa di un amico. Ci saranno anche altre persone, vieni con me?
S. Ovvio, a che ora?
D. Aspetta, chiedo.

«Marcus, a che ora dovremmo andare?», chiedo, per poter riferire a Stella.
«Alle otto e mezza».
Si mette una sigaretta tra le labbra e con un'espressione furba si volta verso la finestra.
«Va bene».

D. Alle 20:30 fatti trovare qui sotto, andiamo con lui. Metti qualcosa di sexy, mi raccomando.
S. Anche tu, o ti verrò a prendere per i capelli. Approfittiamo della serata!
D. Sei sempre la solita, a dopo.

Sono emozionata, ma non so perché. Ha detto che sarà una serata normale, perciò non accadrà nulla di particolare, ma metterò lo stesso un altro vestitino dei tre che ho comprato ieri mattina. Corto come quello blu, senza spalline ma stavolta color ciliegia. Da abbinare stavolta con degli stivaletti col tacco e una giacca di pelle nera.
Devo essere sincera, spero vivamente che Marcus apprezzerà.
Ma devo sempre pensare queste cose...?
Diane, perché dovrebbe apprezzarti?
Siamo amici.
Grandi amici.
Solo amici, perfetto.
«Mi stanno chiamando, vado un attimo di là», dice mentre il cellulare non smette di squillare, perciò esce.
Io colgo l'occasione per tornare in camera mia e prendere tutto il necessario per prepararmi in bagno, lasciando un biglietto sul suo letto.
"Mi sto preparando, spero che gradirai ;)".
Alla fine l'ho detto, sono sempre la stessa stupida Diane di sempre.
Mi sta contagiando con questi biglietti.
Arrivata in bagno realizzo un trucco sui toni del rosso e del bordeaux, poi mi vesto, spruzzo un po' di profumo -in realtà, un bel po'-, e faccio una bella piega alla mia chioma di capelli, che è già apposto ma dò quel tocco in più.
Quando ho finito sono le otto in punto. Riporto tutto ciò che avevo trasferito in bagno, di nuovo in camera, e torno da Marcus.
«Eccomi».
Sbuco sulla soglia con un sorrisetto esausto, ma soddisfatto, poi lo guardo e spero con tutto il mio cuore che possa piacergli.
«Sei pront-?», prova a chiedermi, ma appena si volta verso di me, si interrompe.
«Che c'è!? Non mi sta bene?», corro in fretta davanti lo specchio, allarmata.
«Certo che ti sta bene. Tu sei semplicemente...perfetta, Diane», conclude continuando a fissarmi da capo a piedi.
È ufficiale, questo ragazzo vuole farmi morire d'infarto.
«Grazie, anche tu stai molto bene».
Sei perfetto, penso.
«Ma continuo a pensare che questi vestiti siano troppo corti», dice avvicinandosi ancora di più e provando ad abbassarmi il vestito.
«Eii, che fai? Si rovina!».
Provo a spostargli le mani, ma mi attira a sé e le sposta sui miei fianchi, facendomi poggiare la schiena sul muro accanto lo specchio.
Questo gesto mi fa rabbrividire, e non penso sia a causa del muro freddo.
Adesso oltre le farfalle sento tutte le specie di insetti che ballano il raggaeton nel mio stomaco.
Si avvicina al mio orecchio e pronuncia le sue parole in un sussurro.
«Attenta a non farti guardare troppo stasera, non vorrai rischiare di farmi commettere un omicidio, tulipano. Anche se l'idea... direi che mi piacerebbe molto».
Mi raggelo al pensiero di lui che uccide qualcuno, ma si limita soltanto a sorridermi beffardamente come sempre.
«Anche se mi guardassero non avrebbe importanza», lo rassicuro.
«Sarà meglio».
«Ma tua madre sa che usciamo?», cambio discorso io.
«L'ho avvisata poco fa», risponde.
«Va bene».
«Se vuoi puoi dire alla tua amica di partire anche adesso, non cambia nulla qualche minuto di anticipo», mi dice.
«Quando capirai che il suo nome è Stella, e non "la tua amica"?».
«Non mi importa sapere il suo nome, mi basta saperne uno».
Spero tanto che quel nome sia il mio.
«A quanto pare lo sai molto bene».
«Se si tratta di un nome che mi è piaciuto fin da subito, è quasi impossibile per me dimenticarlo. Soprattutto se mi tormenta il cervello tutto il giorno».
Non rispondo, ma cambio nuovamente discorso.
«Avviso Stella».

D. Puoi scendere anche adesso, se vuoi. Dopo ti racconto un'altra cosa.
S. Va bene, arrivo.

«Sta arrivando», dico a Marcus.
«Possiamo iniziare a scendere allora», si dirige verso la porta e mi fa uscire.
«Prendo la borsa».
Dopo aver preso tutto e aver salutato Arianne, entriamo in macchina e mi siedo davanti, dopo qualche secondo mi raggiunge sul sedile del conducente e iniziamo a chiacchierare.
«Comunque dicevo sul serio, prima».
«Su cosa?».
«Su tutto».
«Voglio sapere di preciso su cosa».
Ha aperto questo discorso, quindi adesso ho bisogno di sapere a cosa si riferisce.
Si sistema sul posto, poi si passa una mano sui capelli ed accende una sigaretta, guardando fuori dal finestrino con aria annoiata e permettendo al silenzio di colmare lo spazio tra noi.
«Sul fatto che sei perfetta».
Il suo sguardo cade sulle mie mani. Deja vú.
«E non continuare a torturarti le dita, tulipano».
Le mie dita sono ridotte peggio del solito, e non va affatto bene.
Abbasso lo sguardo anch'io, non dico nulla e stringe le mie mani alle sue.
«Non c'è alcun bisogno. Quando sei con me il resto non conta, non far posto al nervosismo».
«Ti ho già spiegato che non è così facile come sembra».
«Lo so, e io ti ho già spiegato che farò in modo di aiutarti, promesso».
I miei occhi incontrano i suoi, e in un attimo tutto il mondo sparisce. In tutto ciò è vicino due centimetri dal mio viso.
Sta per baciarmi, quando qualcuno bussa più volte sul mio finestrino.
«Ho interrotto qualcosa?».
Stella ride divertita, ma appena ci fissa entrambi negli occhi, comprende immediatamente tutta la situazione e torna seria.
Sale sul sedile posteriore e si sporge in avanti, verso di noi.
«Cazzo, non potevi avvisare? Rischi di farci prendere un infarto», dice Marcus.
«È fatta così, lasciala stare», finisco io.
Lui infine sbuffa e parte, mentre io lancio uno sguardo d'intesa alla mia migliore amica, che capisce tutto in un attimo.
La serata sta cominciando.

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SPAZIO AUTRICE:
Hello, readers. Eccoci qui con il capitolo quindici, che ne pensate? Io vorrei dire tante di quelle cose ma non saprei da dove iniziare. L'unica cosa che posso dirvi è: abbiate pazienza, sta arrivando di tutto. Ci sentiamo nel prossimo capitolo, a presto.

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