Capitolo 9.

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Mi rendo conto troppo tardi di aver fatto una cazzata.
Sapevo già che me ne sarei pentita, ma non pensavo così tanto.
Adesso sto sistemando camera mia, dopo il casino che ho lasciato ieri sera prima di uscire, e poi vorrei fare un giro dato che mi sono già preparata.
«Tesoro, vuoi un passaggio? Sto andando a fare compere e se vuoi ti dò uno strappo adesso», mi propone Arianne entrando in camera mia.
«No, vai tranquilla. Io vado tra 10 minuti», la rassicuro.
«Okay. Per qualsiasi cosa chiamami», finisce con un sorriso lei.
In realtà dovrei uscire proprio adesso, però non mi va di essere accompagnata.
Resterò ancora un po' qui, ma appena Marcus si sveglierà uscirò, così se ne accorgerà.
Sono malefica.
«Dov'è che devi andare?», mi chiede qualcuno facendomi alzare di scatto la testa.
Eccolo lì: Sulla soglia, che mi fissa come se stessi per fare una cosa illegale.
«In giro», rispondo io facendo finta di nulla e continuando a sistemare. Ma in realtà sto esplodendo dentro.
Diane Callher, per la miseria, calmati.
«E con chi? Se posso chiedere».
«Non puoi chiedere, perciò finita la conversazione e a più tardi», dico mettendomi la borsa in spalla e provando a uscire, ma lui mi blocca.
«Era una frase retorica. Ti ho chiesto esplicitamente con chi dovessi uscire, la frase dopo non conta, è una domanda in cui pretendo una risposta concreta, tulipano», fa lui nel mio orecchio.
Provo a scostarmi ancora ma mi ferma nuovamente.
«Ah e, non puoi uscire da qui finché non ricevo una risposta», dice adesso guardandomi negli occhi.
«Uscirò da sola, contento? Volevo solo fare un giro, ma dato che ormai non posso fare nulla senza dirtelo, resterò a casa. Felice adesso? Rovini sempre tutto, testa di cazzo», dico liberandomi finalmente, ma rientrando in camera, non uscendo.
«Non volevo rovinare la tua splendida passeggiatina, ma ti ho solo chiesto dove andassi e con chi uscissi. Nulla di più, nulla di meno», finisce lui, con un tono che tende al prendermi in giro, provando a uscire dalla camera, ma...
«Ma perché ti interessa così tanto? E non uscirtene con la frase "ti ho già detto che adesso devo occuparmi di te", perché non mi interessa nulla, e sono maggiorenne!», dico urlando e mimando le virgolette con le mani.
Si ferma senza dire una parola, gira la testa verso di me, come a essere confuso e a pensare che io già sappia il perché, poi accenna qualcosa con il labiale ma non dice nulla.
Infine gira di nuovo la testa e se ne va.
«Aspetta, Marcus, perché te ne vai?», dico alzandomi dal letto.
Non mi risponde né torna indietro, lo stronzo. Perché mi caccio in questi casini?
Comunque, dato che ormai la discussione è chiusa e io non ho più voglia di uscire, devo ancora scoprire a cosa gli serviva il mio computer, e come ha avuto il mio numero.
Inziamo con la prima.
Apro il mio computer e controllo in tutte le cartelle se ci sia qualcosa di aggiunto, ma nulla.
Scavo ovunque, ma non trovo niente di strano.
Forse ha solo letto le mie cose, che tra l'altro non sono neanche cose di cui vergognarsi, perciò mi rassegno e lo chiudo.
Ma, aspetta...
Aspetta.
Non è che ha controllato nel mio programma di serie tv e film?
Cazzo, ci sono un sacco di cose imbarazzanti, di cui film che ho visto 10 volte di seguito...
Quel film potrebbe essere 365 giorni, ehm...
Sì, lo so, potrebbe suonare strano e da pervertita, ma semplicemente mi piace la storia! Nulla di più.
Ma non pensiamo a questo.
Spero vivamente che non l'abbia aperto, perché per ogni serie tv/film visto, ci sono il numero delle volte in cui l'ho visto.
Abbiamo un serio problema, serissimo.
Devo togliermi questo dubbio.
«A cosa ti è servito il mio computer?», dico velocemente entrando in camera sua senza bussare, ormai un'abitudine.
Lo trovo in balcone a fumare, perciò dato che non mi sente, esco anch'io.
«Che cazzo ci fai qui?», mi chiede con la sigaretta ancora in bocca.
È sexy anche quando fuma.
«Volevo solo sapere cosa avessi fatto con il mio computer», dico abbassando lo sguardo sul pavimento.
«Ah, a proposito del tuo computer. Come mai guardi gli stessi film 10 volte?», sogghigna.
Voglio. Morire. Adesso.
Sotterratemi, vi prego.
«Non è mio», invento. «Cioè, ora è mio, ma fino a una settimana fa era di... ehm, mio... cugino», continuo non sapendo cosa dire.
«Ah-ah. E tuo cugino guarda anche i tutorial sul trucco per il diciottesimo, sì...», dice trattenendo una risata.
Ha guardato pure la mia cronologia di YouTube?
«Diciottesimo che, tra l'altro, dovrebbe essere stato a febbraio, e adesso siamo a giugno. Perciò, date le tue dicerie di poco fa, il computer dovrebbe essere stato ancora di tuo cugino a quei tempi», dice scuotendo la testa per sfottermi.
«E tu perché guardi le mie cose?».
«Allora è tuo, tulipano», mi dice con un sorrisetto mentre si mette un'altra sigaretta in bocca. Un'altra.
«Non cercare di cambiare discorso!», esclamo io puntandogli un dito contro.
Sono fin troppo nervosa.
«Calma, calma. Era solo curiosità, comunque».
Grandissima faccia da culo.
Provo a rientrare in camera, ma mi ferma.
«Ah e, per la cronaca, mi piacciono le ragazze con una mente perversa, tulipano».
Continua a sorridere e, anche se odio ammetterlo, è bellissimo.
Ma un grandissimo stronzo.
Giro la testa per metà, accennando un sorriso in modo da farglielo notare, poi esco da camera sua e lui resta lì.
Sono le 11, cosa ho fatto in un'ora precisamente?
Mi sono preparata e non sono uscita, quindi è ora di uscire, non resterò qui senza fare niente.
«Ci vediamo dopo», grido a Marcus, anche se non credo mia abbia sentita.
«Non dovevi restare a casa?».
Come non detto, mi ha sentita.
«Ormai mi sono preparata, quindi esco e prima di pranzo torno», rispondo io con la borsa già in spalla.
«Sali in macchina, ti accompagno io», dice uscendo in corridoio e aspettando che lo raggiunga.
Non c'è bisogno che mi accompagni lui, ma risparmierei una camminata.
«Non ce n'è bisogno, Marcus».
«Quando capirai che le mie non sono domande, ma ordini, sarà tutto migliore. Dai, andiamo», dice convinto.
In fondo è solo un passaggio, no?
Siamo arrivati davanti un negozio, dopo un tragitto completamente silenzioso, e sta scendendo pure lui.
Mi sta accompagnando.
Ma perché è sempre in mezzo?
«Sappi che per ogni cosa che compri devi farmela vedere indossata», dice con il suo solito tono autoritario.
Da qui capisco che l'inferno è appena iniziato.

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SPAZIO AUTRICE:
Hello, readers. Eccoci qui con il nono capitolo, vi sta piacendo? Devo dire che ancora vi aspettano capitoli belli pesanti e questi sono solo di "introduzione" della storia. Non potete immaginare quanto io mi impegni per questi capitoli, anche se escono lisci come l'olio, perché voglio che siano perfetti, anche se non potrà mai essere così.
Continuate a stare attivi perché nei prossimi capitoli vi divertirete. Ci sentiamo nel prossimo capitolo, a presto.

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