CONFESSIONI D'AMORE

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Il principe Dorian era fermo in piedi, di fronte alla finestra. Scrutava, con sguardo impassibile, il paesaggio montuoso della Transylvania. 

Si morse il labbro e allentò i pugni, cercando di allietare il suo animo rancoroso.

Fece un passo e spostò il suoi occhi verso il manichino di legno coperto da un sontuoso ed elegante completo.

I pantaloni erano lunghi e lisci, accostati a una candida camicia con maniche morbide, ampollose e provvista di lucide balze arricciate, posizionate sul centro davanti. Attorno al collo era legato un fazzoletto in merletto. Era accompagnata da un panciotto inamidato, ricamato da fantasie floreali barocche, chiuso da dei bottoni gioiello color argento con incastonati dei luccicanti rubini. Sopra un lungo frac, anch'esso decorato, e un leggero mantello drappeggiato cadeva fino a terra creando uno strascico.

Il fanciullo accarezzò il morbido e pregiato tessuto, emettendo una sdegnosa smorfia.

Entrò la Signora Dragomira, spalancando d'impeto la porta della stanza. «Buonasera mio principe.» Gli elargì un profondo inchino. «Le piace il nuovo completo che ho fatto confezionare solo per voi?» Domandò con gentilezza.

«Sono tutti uguali, non noto differenze...», tagliò corto il futuro sovrano, voltandosi di spalle.

«La stoffa è sicuramente più minuziosa. È pura seta, viene dall'oriente...», spiegò lei.

«Non m'importa. Vorrei che tutto si concludesse al più presto. Odio le cerimonie e i loro balli», affermò rigido.

«Principe Dorian, siate soddisfatto della posizione aristocratica che occuperete. Non tutti i vampiri, al giorno d'oggi, hanno ancora il privilegio di diventare Sovrani di un regno.» La domestica si avvicinò all'abito per vedere se era in ordine alla imminente incoronazione. «Renderete molto orgoglioso vostro nonno.»

«Lui non è...» Ringhiò come una bestia feroce.

La governante si irrigidì al suo brusco cambio di voce.

Il vampiro fremette, ma si ricompose subito e riprese a mantenere la sua solita indifferente calma.

«Forse è ora che vi prepariate. Vi lascio soli.» Intimorita dai suoi scatti d'ira, abbandonò in fretta la stanza.

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Dorian indossò il suo sontuoso abito.

Finì di abbottonarsi.

Qualcuno bussò alla porta.

«Mi permettete di entrare, principe Dorian?» Era di nuovo la Signora Dragomira.

«Sì, venga pure.» Il giovane si stava lisciando le maniche della lunga giacca.

Subito dopo giunse, dietro alla governante, un'altra donna della servitù. In mano teneva un vassoio con sopra una teiera in argento e un calice di cristallo. Lo andò ad adagiare sopra alla scrivania.

«Vostro nonno mi ha assicurato che vi presentiate in perfetto umore alla cerimonia d'incoronazione.» Le annunciò una lieve riverenza, poi, a capo chino, si dileguò in fretta.

La domestica si piazzò davanti all'imponente corpo del fanciullo. Gli sistemò la camicia e gli strinse di più il fazzoletto al collo.

Dorian non batté ciglio. La scrutava severo dall'alto.

La Signora Dragomira incrociò, innocentemente, il suo viso imperturbabile. Nei suoi occhi vide un'immensa tristezza velata di lacrime. Gli prese le affusolate mani fra le sue: erano fredde come l'inverno che stava arrivando. Con cautela, aprì le sue braccia e si avvicinò di più a lui fino ad appoggiarsi al suo solido petto.

INTO THE WOODS ~ A CENA COL VAMPIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora