LA RIBELLE E GRAZIOSA CLARISSA

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Nella remota e dimenticata Transylvania sorgeva un piccolo e antico villaggio nelle profondità di una valle, circondata dal folto bosco smeraldino. Sotto il cielo, velato di nuvole bianche, gli artigiani lavoravano il ferro e la legna.  Le donne lavavano con incessante grinta i panni al fiume, le più giovani, servendosi degli arcolai, trasformavano i fili di tessuto in sode matasse. Tra le vie ciottolate giungevano pettegolezzi e chiacchiericci vari. I cacciatori, con in spalla i loro fucili scarichi, tornavano con cesti colmi di selvaggina sanguinante. Le casette, dal tetto rosso e spiovente, erano costruite in mattoni e dipinti dai colori dell'arcobaleno. I giardini erano verdi e brulicanti, recintati da staccionate in legno. Fra le fronde degli alberi cinguettavano allegri i codirossi.

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In questo villaggio viveva una graziosa fanciulla di sedici anni. Il suo nome era Clarissa.

Aprì d'impeto la porta e si precipitò fuori dalla dimora.

Corse via, veloce, senza farsi notare da nessuno. Aveva i capelli color del grano, ondulati come il mare. Svolazzavano al vento come una sinuosa bandiera. I suoi occhi tondi e celestini luccicavano di felicità. Il suo naso piccolo e sottile si arricciò quando una coccinella accarezzò lieve la punta. Le sue labbra delicate e rosa come una peonia si incurvarono in un candido sorriso. Aveva le guance accaldate. Era giunta al sentiero segreto.

Si fermò per riprendere fiato, appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia. Indossava un abito lungo, tinta lavanda, abbinato a una candida camicia con le maniche a sbuffo. Si scoprì il capo rivelando il volto ovale dagli zigomi pronunciati.

Si voltò indietro: era riuscita a scappare ancora una volta. Rise compiaciuta.

Entrò nel bosco. Le felci basse e verdi coprivano il bruno terreno. Le rocce grigie e frastagliate erano coperte da soffice muschio. I sottili tronchi dei pini smeraldini si innalzavano nel cielo, nascondendolo con le loro folte fronde. Un raggio dorato filtrò fra i rami, tingendo i tronchi e l'erba di una calda luce. L'atmosfera si dipinse d'oro. Il polline volteggiava leggiadro nell'aria. Illuminato dai raggi, brillava come diamanti.

Clarissa si inoltrò e prese a giocherellare con un batuffolo. Lasciò il bosco, ritrovandosi immersa in una coperta cremisi.

L'ammirò con occhi sognanti. Era il suo luogo preferito: un campo di rose rosse selvatiche, custodite dal bosco.

Proseguì in mezzo alla moltitudine di fiori.

A farle compagnia arrivarono api e farfalle. I petali le solleticarono i palmi delle mani affusolate. Cercò la più radiosa e la raccolse, strappandola alla sua effimera vita. Una farfalla zaffirina si posò sopra come a rimproverarla del cattivo gesto. Clarissa la osservò più da vicino. Le sorrise, poi la lasciò libera al suo destino. Prese la rosa e se la portò alle labbra. La baciò con passione. L'annusò beandosi della sua fresca e dolce fragranza. Ogni inizio Primavera fuggiva via per vedere il prato sbocciare. Era una meraviglia per il cuore e per l'anima.

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Rocsana entrò furente dalla porta della sua ordinata e pulita dimora.

Appoggiò con estrema fatica il cesto colmo di biancheria appena lavata al fiume. Le maniche umide dell'abito color nocciola erano rimboccate fino ai gomiti.

Prese il fazzoletto dalla tasca del grembiule sudicio per asciugarsi i sudori. Aveva il viso paonazzo e accaldato. Ciuffi chiari di capelli le ricadevano fuori dalla cuffia bianca che portava sul capo.

Esalò un respiro di sollievo.

Alzò gli occhi verso il piano superiore. «Clarissa!» Attese, ma nulla. «Clarissa, sono tornata!» Gridò a gran voce. «Puoi venire ad aiutarmi a stendere i panni?» In casa regnava il silenzio. «Clarissa! Vieni subito giù! Non fare finta di non sentirmi!»

INTO THE WOODS ~ A CENA COL VAMPIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora