NUOVE AMICIZIE

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I gargoyle si agitarono dalle balaustre di marmo. Rabbrividirono di freddo. Si sgranchirono il corpo alzando le braccia al cielo.

«Che mal di schiena!» Si incurvò all'indietro, mettendo in mostra la rotonda pancia. Si sedette con le gambe a penzoloni. Prese a grattarsi il corpo, rimuovendo il muschio che stava di nuovo crescendo sulla pelle di pietra grigia.

«Non riuscivo più a trattenere il respiro!» Sputò dell'acqua torbida dalla bocca, tossendo forte. Le sue guance si gonfiarono come due mele mature.

Si voltarono entrambi a guardarsi, sbattendo le palpebre più e più volte. Quando entrambi realizzarono di condividere lo stesso pensiero sgranarono i vitrei occhi.

«Barbu, anche tu l'hai vista?»

«Secondo te potrebbe essere un fantasma?» Si portò le mani alla bocca e prese a sgranocchiarsi le unghie avidamente.

«Non essere sciocco, Magur. Non esistono spiriti nel bosco.» Con la lingua acciuffò una mosca di passaggio. La masticò e la ingoiò in un colpo solo.

«Allora è...» Barbu si alzò in volo.

«Una pulzella in carne e ossa.» Concluse l'altro.

«Cosa ci fa qui? Si farà ammazzare. Dobbiamo salvarla.»

Magur acciuffò l'amico. «Aspetta. Forse potrebbe aiutarci.»

Barbu mise il broncio e incrociò le braccia. «Ma che stai dicendo?» Si avvicinò e lo prese per le braccia. Lo iniziò a percuotere. «Ti è ricomparsa la cataratta negli occhi?» Sibilò. «Era sciupata a malconcia. La sbranerà in solo boccone.»

«Calmati Barbu.» Si divincolò dal suo compagno. «O potrebbe rinchiuderla in prigione come ha fatto con...»

Lui però non voleva dargli ascolto. «Dobbiamo radunare gli altri.» Si portò le mani alla testa come se volesse strapparsi i capelli che non gli erano mai cresciuti. «Prima che sia troppo tardi!»

Volò giù dal piedistallo e si incamminò verso il portone. Con tutte le forze che aveva, iniziò a spingere con le mani in avanti l'anta massiccia. Si aprì un uscio buio, grande abbastanza per consentirgli il passaggio. Il buio lo inghiottì.

Magur sbuffò, già esasperato, e seguì l'amico dentro il castello.

Camminarono di soppiatto fino al centro della sala principale.

Magur fece cenno al compagno di fare silenzio.

Volarono su per la scalinata, in parte ceduta, e giunsero all'inizio di un un lungo e stretto corridoio. Il pavimento era coperto da un tappeto di velluto rosso.

Barbu iniziò a tirare calci e pungi ad ogni porta che sorpassava veloce.

Magur si portò una mano sulla fronte e chinò il capo, dissentendo. «Non imparerà mai la lezione.»

«Sveglia! Sveglia!» Sbraitava qua e di là, camminando a gambe aperte come un ubriaco. «È notte fonda.»

Da in fondo al corridoio giunse una folata di vento. Una creatura alata andò a schiantarsi contri i gargoyle che urlarono e ruzzolarono in una serie di scomposte capriole sul pavimento coperto di ragnatele. Tossirono quando ingoiarono dei batuffoli di polvere.

L'animale si voltò verso di loro, spiegando le ali in tutto il suo splendore. Era una civetta dagli occhi color dell'ambra e dal piumaggio folto e voluminoso dalle sfumature color castagno. «Insomma, perché tutto questo baccano?» Puntò un'ala sul naso di Barbu che emise un forte starnuto tanto da rialzarlo in piedi. La rapace vide la punta dell'ala sporca di muco verdastro. Represse un conato di vomito e andò a lisciarla sul muro crepato. «Vi ho uditi fin fuori. Non dovete fare rumore. Lo sapete che non desidera essere disturbato.»

INTO THE WOODS ~ A CENA COL VAMPIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora