Parte 13

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Quel cuscino era troppo caldo e fastidioso nonostante la fresca brezza della notte che entrava dalla finestra. Continuava a girarlo e rigirarlo prendendolo a pugni ,cercando una posizione che lo facesse sentire meglio, ma la situazione non era cambiata di una virgola da almeno venti minuti .

Da quando era tornato a casa Ren non aveva fatto altro che pensare a quei due.

Ok. Aveva fatto quello che non doveva fare ,aveva scelto uno dei momenti che non avrebbero recato danni al suo presente e si era lasciato trasportare da un istinto che a detta sua era quasi sempre  inconfondibile, perchè aveva imparato a sue spese come usare il suo quirk.

Non era stata una passeggiata.

Lunghi periodi in clinica per analisi ,sin dal primo momento della rivelazione del suo primo quirk. Esperimenti per vedere il funzionamento della rigenerazione. Aveva aiutato molte persone del governo che proteggevano i civili, i cosiddetti eroi, arrivate ridotte male e tutte avevano dovuto stipulare un contratto di silenzio per non diffondere la prodigiosa guarigione per non metterlo in pericolo, ordini tassativi del governo.

Un'infanzia passata fra cliniche e ospedali ,vedendo solo due ore al giorno i suoi genitori.

Le due ore più belle della sua vita, perchè sentiva tutto l'amore che avevano da donargli.

Mai una volta che la sua mamma si fosse fatta vedere triste e con occhi spenti, mai una volta che la sua voce fosse stata piena di timore e paura per lui ,tutto solo in quell'ospedale. Arrivava sempre col suo papà con in mano un dono da regalargli e sempre con quel bel sorriso stampato in faccia ,gli occhi che brillavano di gioia e ogni volta la sua splendida voce che tutto sarebbe finito e che si sarebbero riuniti, ma dopo un anno le sue speranze di ritornare fra le braccia della sua mamma svanirono con l'arrivo del secondo quirk.

Fu quasi uno shock per lui in verità.

Si trovava nei giardini della clinica e fu solo per un errore di valutazione che si ritrovo' per la prima volta in un altro luogo che non era la clinica, si ,perchè era salito su un muretto abbastanza alto per lui e lo stava percorrendo ,quando il suo piede andò in fallo e stava per cadere da quell'altezza e la paura fu talmente tanta da desiderare la sua mamma e fu un attimo, un semplice attimo e quella voragine si aprì e lui si ritrovò su un letto morbido.

Cosa era successo? Dove era finito?

Era buio ed i suoi occhi ci misero un po' per abituarsi.

Una camera da letto, non la sua. Una camera che sembrava conoscere eppure i ricordi erano sfocati.

Si guardò intorno guardando uno ad uno quei mobili che decoravano quella stanza cercando di far mente locale di ciò che vedeva ma tutto era annebbiato.

Un pianto.

Un pianto proveniente da un' altra stanza lo destò dai suoi pensieri.

Chi poteva essere?

Scese da quel lettone ed in punta di piedi si avvicinò a quella porta di legno massiccio bianca.
La sua manina raggiunse  quella maniglia che abbassò con estremo timore e uno spiraglio di luce entrò illuminando a strisca il suo piccolo volto.

Gli occhi si spalancarono.

La sua mamma.

La sua mamma piangeva seduta a tavola mentre il suo papà le accarezzava la schiena.

Era a casa. Casa sua.

Come era accaduto?

I suoi occhi osservavano la sua mamma piangere disperatamente non sapendo il motivo e sentí una fitta al cuore.

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