6. Pesca bagnata (1/3)

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Side story (1/3)
Hugo Weasley

Accademia di Magizoologia
Ore 09:32, mercoledì





È un dato di fatto: dover abbandonare un letto caldo per infilarsi in un costume da bagno preconfezionato, dalla stoffa viscida e cosparsa di pozione contro il veleno dei pesci marini, è il chiaro segno che si sta andando incontro a una mattinata tremenda.

Corro per il corridoio, l'accappatoio blu che lascia scoperti i miei polpacci e le ciabatte da piscina che non sono affatto adatte per il pavimento antico del castello, che slittano sulle mattonelle e poi giù per le scale. Non sono esattamente una visione, ecco.

Lo ammetto a malincuore ma solo nella mia testa. Non è una novità, comunque, su due figli uno di loro doveva per forza uscire vagamente miope dall'occhio sinistro e con un nome orrendo. Mia sorella Rose è stata fortunata, quale persona sana di mente chiamerebbe mai la sua prole Hugo?

Il mio carisma compensa la scarsa genetica che mi hanno riservato i mei genitori, ma vestito in questo modo la mia autostima ne risente.

Le lezioni per gli studenti di Magizologia iniziano un'ora prima rispetto alle altre, non ne conosco il motivo. È probabile che io sia solo sfigato. Il primo corso di oggi: "specie aquatiche: attività pratica" si svolge nei sotterranei, dov'è collocato l'ingresso alle vasche.

A guardia di quest'ultimo, dipinta in rilievo sulla porta di legno azzurro, c'è una sirena con i capelli biondi intrecciati con un filo di alghe. Non è bella come quelle descritte nei libri, affatto, ha il muso allungato e la pelle verde ricoperta di squame. Per di più, da quando ho appreso il modo in cui si riproducono, non riesco più a guardarla allo stesso modo. Non che comunque me la sarei voluta portare a letto, chiariamolo, non è il mio tipo: troppa coda, poca proboscide, per intenderci.

«Cos'è quindici centimetri più lungo in estate?» Mi chiede, gli occhi bianchi e vuoti che sembrano scrutarmi nell'anima e comprendere a cosa stavo pensando fino a qualche secondo prima.

È necessario, per entrare, rispondere ad una domanda di teoria generale che può spaziare da come si costruisce una bomba atomica a cosa si è mangiato per cena. «La torre Eiffel» replico, dopo un momento di intensa riflessione, e lei mi lascia passare.

Subito mi si presenta davanti un intrico di gradini ricoperti di alghe. Colonne di marmo che svettano fino al soffitto su cui ondeggia il riflesso dell'acqua nelle vasche.

Le voci degli studenti e della lezione già iniziata che mi arrivano alle orecchie e mi spingono a correre più veloce, dritto verso la gloria, i pesci e quel bastardo di Frank Paciock.

Lui, con i suoi dannati capelli castani che non hanno mai visto l'ombra di un pettine e quel principio di ustione sul petto che si è procurato — l'ho sentito raccontare così tante volte che il solo pensiero mi da la nausea — per salvare un draghetto caduto dal nido. Non poteva mangiarselo? Mi chiedo.

Ci contendiamo l'unico posto disponibile, in cui svolgere il tirocinio di metà semestre, nel laboratorio di zoologia magica più grande del paese.

Frank, da raccomandato quale è, ha già passato l'intera estate in California a studiare nuove specie erbivore con suo padre. Sarebbe carino, perciò, persino galante, se smettesse di mettermi i bastoni tra le ruote e sparisse per sempre da questo pianeta.

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