4. "Perché non hai i pantaloni?"

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Asher si arrabbia facilmente, ha spesso la luna storta e può persino capitare che scopra i denti come un cane rabbioso.

Quando lo fa, è davvero ridicolo. Mostra quei canini che a volte sono umani e altre volte non lo sono, aspettandosi che il suo interlocutore lo interpreti come uno sbuffo o una smorfia di disappunto.

Gli dico sempre che deve smetterla, spaventa le persone, ma a quanto pare è più forte di lui. Come se non bastasse, risponde male a chiunque gli si avvicini e borbotta come un treno a vapore la maggior parte del tempo.

Poi si domanda perché gli unici amici che ha siamo Olivia e io.

«Sei nel mio lato della stanza, Kenji» mi ringhia contro quel raggio di sole di Asher, fissandomi con la testa appena reclinata da un lato. Ha i capelli biondo cenere abbastanza lunghi per essere legati in un codino.

Il suo lato della stanza, come gli piace chiamarlo, non è altro che il suo letto, il perimetro attorno ad esso e i pochi metri che separano il materasso dalla porta. Metri che sono costretto ad attraversare per forza se voglio entrare o uscire da qui. Metri che, non mi capacito di come sia possibile, sono un disastro totale.

Aggiro disgustato i vestiti disseminati sul pavimento, un cuscino abbandonato per terra al centro del tappeto e raggiungo il mio lato della stanza, che è pulito, ordinato e passerebbe con successo qualsiasi test sanitario.

«Non mi piace il profumo del tuo bagnoschiuma» commenta, abbandonando l'espressione ostile non appena i miei piedi lasciano il suo territorio. «Non mi piace neanche quello del disinfettante che hai usato per lavare il pavimento»

Alzo gli occhi al cielo. «Non me ne importa niente, tanto a te non piace mai nulla»

Lui continua a fissarmi, in piedi e immobile in modo così innaturale da risultare inquietante. I suoi occhi grigi, talmente chiari da sembrare di vetro, seguono ogni mio movimento: mi osserva afferrare un paio di calzini e infilarmeli.

Se non lo conoscessi, penserei che sia uno spaventoso feticista dei piedi.

«Hai incontrato Albus, ieri, non è vero?» chiede, incrociando le braccia al petto. Non indossa la maglietta, solo un paio di pantaloni della tuta. «Ho sentito il suo odore sui tuoi vestiti»

«E fammi indovinare? Non ti è piaciuto» lo prendo in giro. «Potresti non sniffare le mie cose?»

«Non sono mica un cane!» sbotta lui, infastidito. Mi fa ridere il modo in cui arriccia il naso, ha un'aria così idiota. «L'ho sentito per caso mentre rientravi in stanza dopo cena. E sai cos'altro ho sentito? Il tuo cuore. Batteva così forte che-»

«Okay» lo interrompo, imbarazzato. Il ricordo degli occhi verdi di Albus Potter che mi scivolavano addosso con interesse, che subito mi scalda le guance. «Se non vuoi che mi tiri giù i pantaloni e faccia pipì nel tuo lato di stanza, smettila di farti gli affari miei» lo minaccio, perché il linguaggio delle bestie è l'unico che a quanto pare conosce.

Lui ride, il piercing scuro al sopracciglio che cattura la luce. «Non lo faresti mai, sei troppo schizzinoso»

Ha ragione, naturalmente, ma potrei sempre mettere in ordine le sue cose.

•••

Non sono una persona mattiniera, se potessi dormirei fino all'ora di pranzo e vivrei di notte, sotto le stelle, quando il resto del mondo sogna e le strade sono silenziose. Tuttavia, quando la sveglia inizia a suonare, trillando così forte da scuotere il comodino su cui è posata, i miei occhi sono già aperti e fissi sul soffitto.

Il letto è comodo, le coperte sono calde e confortevoli, il fuoco è rimasto acceso e scoppiettante nel camino fino a poco prima dell'alba. Il problema della mia insonnia non ha niente a che vedere con me o con la qualità della camera, ma è causato da Olivia.

Weasley's rouletteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora