Non dovrei essere qui, ma ho estratto il bastoncino più corto dal sacchetto, quindi la mia serata libera si è trasformata in una missione di spionaggio.
Sarebbe dovuto essere un incarico veloce, mi avevano assicurato che lo sarebbe stato, e che in men che non si dica avrei potuto raggiungere i miei amici al bar: scavalca il cancello del Quartier Generale, dai un'occhiata dalle finestre, controlli che Rose sia viva. Fine. Rapido. Semplice.
Chi immaginava che avrei impiegato mezz'ora solo per capire come entrare nel cortile senza far scattare gli incantesimi d'allarme?
I maghi temono gli attacchi di altri maghi, e questi non si sporcano le mani se hanno la magia che può fare tutto il lavoro. L'unico modo per passare alla fase successiva, quindi, era scavalcare il cancello alla babbana.
Un cancello alto due metri, con spuntoni acuminati alla fine, sotto la pioggia. Rapido. Semplice.
Ora, i miei capelli bagnati gocciolano silenziosamente su un portico su cui, in teoria, non sono autorizzato dalla legge a mettere piede. Mi asciugo le mani sui pantaloni inzuppati e distrutti sulle ginocchia: sono caduto come un salame dopo essere rimasto incastrato in una delle punte di ferro.
Cammino nell'ombra, la schiena bassa. "Dai un'occhiata alle finestre" dicevano. Rapido. Semplice. Ma qui non ci sono finestre.
Sono tentato di mollare, anche se l'idea di dover di nuovo affrontare il cancello mi fa venire la nausea. Sarebbe più semplice farsi arrestare, piuttosto che rischiare di impalarmi su uno spuntone.
E per cosa, poi? Spiare mia cugina.
La stessa cugina che si sentiva talmente tanto soffocare dalla nostra famiglia che ha fatto le valige e se ne è andata, scegliendo il lavoro che tutti volevano rifiutasse.
"Volevano" è una parola vaga, comunque, per descrivere tutte le volte che li ho sentiti ripetere "è troppo pericoloso, non ce la farai mai" per poi procedere a bloccare il suo curriculum e negarle di essere selezionata. Ancora e ancora, per un anno intero.
La stessa cugina che ho aiutato a scappare. Non me ne pento, lo rifarei, vorrei solo che ogni tanto inviasse qualche gufo per non costringermi a missioni assurde come questa.
«Ma che diamine-»
Mi accorgo solo quando è ormai troppo tardi della mano che mi ha bruscamente afferrato una spalla. Una mano affusolata, attaccata al corpo di un ragazzo che è la metà di me, sul serio, ma che mi sbatte contro la parete con così tanta sforza che resto sconcertato.
Lo fisso per un lungo istante, gli occhi sgranati di chi è appena stato colto sul fatto.
Mi sarei dovuto preparare in anticipo una scusa, una frase d'effetto, qualsiasi cosa, perché adesso il mio cervello non riesce a mettere insieme neanche una parola di senso compiuto.
Resto immobile, le labbra serrate e la bacchetta del ragazzo — ragazzino? Indossa una mascherina chirurgica nera, perciò non ho modo di studiare il suo viso — che mi affonda nel lato del collo.
Tengo il mento alto, mostrandogli la gola per dimostrargli che non sono affatto una minaccia (ero imboscato nell'ombra, certo, ma in modo pacifico).
Le sue dita si stringono contro il colletto della mia maglia e mi pianta il suo gomito ossuto nello sterno, premendo e obbligandomi a spalmarmi ancora di più contro il muro umido e ricoperto di muschio. Sospiro. Perché sempre a me?
«Questa è proprietà privata degli Hit Wizard» la sua voce è limpida, chiara, ma il tono cela la stessa forza con cui mi sta tenendo inchiodato al mio posto. Se opponessi resistenza riuscirei a liberarmi, suppongo, ma non ci tengo ad essere arrestato per aver sfidato l'autorità di un agente delle forze speciali. Ho già infranto la mia dose giornaliera di leggi. «Voi Auror pensate sempre di poter fare come vi pare ma-»
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Weasley's roulette
FanficDue cervelli geniali si annullano a vicenda e non riescono a produrre nulla di buono, è una legge universale. Ne sono prova schiacciante Rose Weasley, la MediMaga migliore del suo anno, e Scorpius Malfoy, sua nemesi, Capitano ed eroe. Può un solo u...