2. Torno a casa.

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Se quel giorno non l'avessi incontrata, la mia vita avrebbe preso una piega completamente diversa, pensai.
Ma subito dopo ci ripensai mi dissi: no, anche se quel giorno non ci fossimo incontratitutto sarebbe andato nello stesso
modo.
Ci eravamo incontrati perché doveva succedere e, anche se non fosse stato quel giorno,
prima o poi ci saremmo sicuramente incontrati da qualche altra parte.

Haruki Murakami, Norwegian Wood


Hunter



Sono ore che la guardo ballare, alzarsi sulle punte, volteggiare e poi cadere.

A volte emette versi di frustrazione, altre urla o si tira i capelli, altre ancora non dice neanche una parola, sbuffa e basta.

Capita spesso che durante il pomeriggio, quando non sono impegnato con gli allenamenti di basket, venga qui a casa sua, e mi incanti per ore a vederla ballare in questa stanza che il padre ha costruito per lei.

Quando Kim balla, sento la pace dei sensi.

È delicata in qualsiasi mossa che fa, partendo da quando si siede e si mette i cerotti ai piedi per le ferite causate alle punte fino a quando non si alza e si mette alla sbarra.

Se non fosse per il lieve rumore che il gesso delle sue punte emette, crederei di essere solo qui rientro. È così leggera che a malapena si sente il suono del gesso sul parquet, nonostante comunque faccia d'umore.

Ogni volta che salta sembra quasi che voli, e quando indossa quel suo tutù bianco sembra un cigno. Come quello che sogna di interpretare un giorno.

Ed io so che ce la farà. Perché Kim quando balla non mette solo la tecnica o le regole che la sua insegnate gli ha insegnato, no, Kim quando balla ci mette passione, tutta quella che ha, ci mette il cuore sopratutto.

E non lo dico perché è la ragazza che amo, ma Kimmy è davvero brava sulle punte, e sono sicuro che prima o poi qualcuno di importante la noterà e farà avverare il suo sogno.

<<cazzo>> la sento esclamare mentre cade a terra per l'ennesima volta.

È così accecata dalla rabbia di non riuscire a farcela, che non si accorge che sta sbagliando la più basilare delle cose.

Il punto.

Mi alzo e le porgo una mano per aiutarla ad alzarsi, mi posiziono dietro di lei, e la faccio mettere in posizione di nuovo.

Lei mette i piedi come nella quarta, che è quella che precede la pirouette. Piedi uno di fronte all'altro, il tallone del piede davanti deve essere in linea con la punta di quello dietro, mentre le braccia devono essere una sopra la testa e l'altra leggermente più larga.

<<Hunter non ho voglia di scherzare>> mi minaccia lei con una voce scontrosa mentre mette su un broncio.

<<Guardati allo specchio e fai una pirouette>> comando invece io autoritario.

A me non piace impartire ordine sulla gente, sopratutto su di lei, ma quando si fissa su una cosa niente può smuoverla. Quindi devo usare metodi "bruschi" per farle capire che può fare tutto ciò che vuole.

Lei fa come dico ma non si ferma sul posto, bensì traballa, ed io la prendo al volo dalla vita prima che possa cadere di nuovo con il culo a terra. Così la rifaccio mettere in posizione, e la guardo dallo specchio enorme posizionato avanti a noi.

Saremo sempre noi. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora