Chapter 12: Ephemerality of life

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Warning:
Il seguente capitolo contiene descrizioni dettagliate di violenza e ferite.
Si consiglia discrezione nella lettura.
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I due compagni si mossero con cautela attraverso la notte, caricando sulle spalle le provviste e le armi che erano riusciti a recuperare. Il silenzio cupo della foresta era rotto solo dal costante fruscio dei loro passi e dal leggero tintinnio delle attrezzature. Ogni tanto, si scambiavano sguardi di intesa, comunicavano senza bisogno di parole.

Poco più in là si udivano le logoranti raffiche di mitragliatrici e gli scoppi delle granate. La battaglia era ripresa con il calare del buio, il momento migliore per procedere evitando le mine grazie ai visori termici. Le mine infatti, essendo di metallo, conservavano più a lungo il calore del sole mentre la terra pian piano si raffreddava, dando così l'occasione all'esercito ucraino di avanzare limitando le perdite.

Ogni tanto, si fermavano per fare una breve pausa, cercando di riprendere fiato e di raccogliere le forze per il tratto successivo. Simon teneva sotto stretto controllo la giovane Maggiore che lo seguiva attentamente. I loro sguardi si incrociavano di tanto in tanto, rivelando una complicità silenziosa. Era come se si capissero a livello istintivo, senza bisogno di parole. Era un legame che si era formato nel corso delle missioni, un legame basato sulla fiducia reciproca e sulla condivisione di un obiettivo comune. Nonostante la tensione tra loro erano comunque una squadra e soprattutto  in una situazione come quella dovevano dare il meglio di loro.

<< Stiamo andando avanti, Tenente Riley? >> chiese Anya, cercando di nascondere la fatica nella sua voce.

Simon annuì, inarcando leggermente le sopracciglia in uno sguardo provato << Stiamo facendo progressi. Dobbiamo solo rimanere concentrati e continuare a muoverci con cautela. Abbiamo una missione da portare a termine e non possiamo permetterci distrazioni.>>  affermò deciso << Tra poco dovremmo scorgere un campo aperto, li sarà anche peggio >> continuo sospirando.

Non appena superarono la densa boscaglia, il folto dei rami e degli alberi si aprì di fronte a loro, rivelando un enorme distesa di campi aridi e secchi.

Il paesaggio illuminato dalla luce fioca della luna che gettava ombre spettrali su tutto ciò che li circondava. Il sussurro del vento si era fatto più intenso tra le erbe alte e il loro stesso respiro affannoso. Ma quello che catturò immediatamente la loro attenzione fu la figura di un soldato, un russo avrebbero giurato i due dal poco che potevano intravedere.

Era evidente che quel uomo aveva passato giorni o forse settimane in una situazione estremamente difficile. La sua divisa era sporca e lacerata, il viso scavato dalla fame e dalla sofferenza. Aveva un'espressione che oscillava tra la disperazione e la rassegnazione, e nella sua mano, stringeva con fermezza una granata.

Anya rimase paralizzata dalla scena che si stava svolgendo sotto i loro occhi. La compassione si rifletteva nei suoi occhi mentre guardava il soldato, che sembrava aver raggiunto un punto senza ritorno nella sua disperazione. Vide il nemico cadere a terra in ginocchio, rassegnato. Senza pensare, mosse un passo verso di lui, con l'intenzione di fermarlo, di impedirgli di portare a termine quel gesto estremo.

<<Anya, no!>> sibilò Simon, afferrandola con decisione e premendola contro un albero vicino. La voce di Simon era un sussurro ansioso ma fermo mentre cercava di farle capire l'immensa pericolosità della situazione. <<Non possiamo rischiare di farci scoprire. Non qui.>>

Le mani di Simon erano salde ma gentili mentre la teneva ferma. Era un gesto protettivo, un tentativo disperato di evitare che la giovane ucraina compisse un atto di compassione che avrebbe potuto mettere a repentaglio la loro missione e, peggio ancora, le loro vite.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2023 ⏰

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In the Line of Shadows: Operation Phoenix | Simon &quot;Ghost&quot; RileyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora