2. Effort over words

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And time can always heal you
If you let it make its way into your bones
Nothin's ever easy, to be honest
I am not easy on myself
The second that I see ya, the space between us
Just comes flooding back

Harry Styles

La prima volta che aveva notato il castello, aveva sette anni. Perlomeno, il primo ricordo che aveva del castello risaliva a quel momento. Suo padre era partito da qualche ora, non sarebbe tornato prima di tre mesi. Quella, era la prima volta che rimaneva da solo dopo il matrimonio. Lady Tremaine non gli aveva rimboccato le coperte né tantomeno augurato la buonanotte. Suo padre era solito a raccontargli una favola e ad attendere al suo fianco che si addormentasse prima di andarsi a coricare. La sua matrigna, non lo aveva nemmeno guardato, era passata oltre la sua camera, i passi cadenzati come sempre. La lunga vestaglia che indossava sempre al di sopra della camicia da notte, gli scivolava sui fianchi pieni ed era chiusa da una cinta di cotone legata in vita. Si era infilata nella camera di Nick e poi in quella di Liam, per poi salire le scale e raggiungere il suo alloggio. Lui era rimasto lì, seduto sopra alle lenzuola morbide, avvolto nel caldo del suo pigiama. In bocca, percepiva ancora il sapore dolce della cioccolata calda che le aveva preparato Denise, la cuoca dell'epoca. Si teneva stretto al petto il pupazzo a forma di tigre che suo padre gli aveva portato qualche anno prima, di ritorno da uno dei suoi viaggi. Non sapeva che ora fosse, la notte stava prendendo possesso della camera, rendendo quasi inutile la luce flebile della candela accesa sul comodino. Le tende erano chiuse, tenendolo lontano da quello che il mondo esterno poteva offrirgli. Aveva così deciso, dopo essersi reso conto che il sonno non lo avrebbe raggiunto con facilità, di alzarsi dal letto. Si era avvolto nel lenzuolo del suo letto, sfilandolo via dal materasso. Per aprire le tende, si era dovuto mettere sulle punte e lasciare andare sul pavimento il lenzuolo, usando entrambe le mani per tirare via la tenda pesante. A poco a poco, il mondo al di fuori della sua camera, si era fatto strada nel suo sguardo. Lui aveva visto spesso l'esterno, l'immenso giardino che la sua casa possedeva, era andato in giro per i boschi assieme a suo padre e aveva anche aiutato sua madre a cogliere i frutti di bosco talvolta. Ma non aveva mai visto quale fosse l'aspetto del mondo, di notte. Non si era mai potuto soffermare sulla reazione della realtà, ai raggi della luna e alle stelle che somigliavano a gocce di luce che prendevano il posto del sole. Non aveva mai potuto farci caso.

E soprattutto, non aveva mai visto il castello, non dalla sua finestra, non così illuminato.
Si era arrampicato sul davanzale, utilizzando il piccolo sgabello dove si sedeva quando le domestiche gli acconciavano i capelli. Si portò dietro il suo peluche e il lenzuolo con il quale si coprì di nuovo. La testa si era delicatamente posata contro il vetro, mentre lasciava che il suo respiro lo appannasse leggermente. Era bello, ed era luminoso. Le torri, dipinte di un bianco lucente, si elevavano talmente in alto, che gli davano l'impressione di scontrarsi con il cielo. Il suo intero perimetro, era illuminato e rifletteva il bagliore che proveniva dal cortile interno. Da alcune finestre al piano superiore, facevano capolino delle luci ancora accese. Si chiese in quale stanza stesse il principe e se i suoi genitori lo avessero accudito prima di dormire o se come lui, se ne stava seduto di fianco alla finestra a perdersi nella bellezza della notte. Lui il principe, non lo aveva mai visto, ma sapeva che aveva la sua età, forse due anni in più. Sentiva sempre commenti sulla sua bellezza e sulle particolarità rinchiuse dentro ai suoi occhi. Sapeva che aveva avuto da poco una sorella e che l'avevano chiamata Charlotte. Conosceva il suo nome: Lewis William, un nome, a detta della sua matrigna, che richiamava regalità. Lady Tremaine, parlava sempre del principe e della sua famiglia, educava i suoi figli a comportarsi come dei reali e gli aveva posto come obiettivo, riuscire ad accasarsi con uno di loro. Una volta lui gli aveva domandato se poteva insegnare anche a lui come fare il principe, gli aveva risposto che uno come lui non sarebbe mai stato nemmeno degno di essere il servo del principe. Quella frase, gli si era stampata in testa e non era mai più uscita, era rimasta bloccata lì e l'avrebbe poi capita solo qualche anno dopo, quando la sua consapevolezza si sarà formata del tutto. Aveva saputo l'ora solo quando il campanile era stato rintoccato dodici volte per segnalare la mezzanotte.

Cinderella |L.S.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora