Capitolo 1

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La sveglia suonò. Alex si alzò di fretta e furia perché sapeva di essere in ritardo. Si guardò allo specchio e disse: << un altro giorno. Buongiorno mondo schifoso>>.

A quel tratto sentì sua madre che la chiamò e le disse di sbrigarsi. Si lavò la faccia, i denti e indossò la prima cosa che trovò nell'armadio. Era stanca della vita. Si guardò i polsi. Mise i soliti foulard per nascondere quelle ferite da guerra a sua madre, l'unica persona che la voleva un po bene. Scese le scale e uscì di casa. Si incamminò verso la scuola. Ad un tratto si accorse che qualcuno la stava seguendo. Si girò di scatto e vide un uomo anziano.

<< Che cosa vuole da me?>> disse Alex.

<<Niente. Ti stavo osservando. Sei una ragazza stufa del mondo. Si vede da come cammini e soprattutto perché non ti accorgi del dolore. Hai una ferita aperta che sta sanguinando.>>

Sì guardò il polso e vide il foulard pieno di sangue. L'uomo le porse un fazzoletto di stoffa rosso e le disse di stringere bene, avrebbe smesso di sanguinare. Quando Alex ebbe finito cercò di ringraziare l'uomo, ma era sparito.

Arrivò a scuola un po in ritardo. Non era un problema perché lei arrivava sempre in ritardo e passava la prima ora buttata fuori nei corridoi, e quella mattina fu uguale.

Mentre stava leggendo un libro seduta a terra in un angolo del corridoio, vide un ragazzo passare. Senza pensarci lei si alzò e lo fermò. Un attimo dopo si sentì una stupida e gli chiese soltanto l'ora.

<< Ti notavo. Sei diversa.>> disse il ragazzo.

<< Perché dici questo, nemmeno mi conosci!>> rispose Alex.

<< Io ti conosco. Mi sei apparsa in sogno stanotte. Sei speciale.>>

<< Io non sono speciale, anzi, sono uno scarto della società.>>

<< Ti hanno scartato perché sei unica.>>

Il ragazzo si sedette vicino a lei e parlarono per un po. Al suono della campana il ragazzo doveva tornare in classe e in fretta prese un pennarello dal suo zaino e prese la mano di Alex. Le scrisse il suo numero e , dopo essersi alzato, le disse di chiamarlo.

<< Non so nemmeno come ti chiami!>> disse Alex

<<Mi chiamo Giò e tu?>>

<< Alex>>

<< Ciao Alex, chiamami!>> 

Alex la seconda ora entrò in classe. La professoressa di chimica stava spiegando e lei come sempre non ascoltava. Da quando aveva conosciuto Giò si sentiva diversa, non felice ma qualcosa che gli si avvicinava. Quando finirono quelle 4 ore rimanenti , Alex uscì da scuola e proprio lì davanti trovò Giò.

<< Allora Alex, devi venire con me a pranzo.>> disse Giò.

<< Non me la sento. Non esco mai.>>

<< Non era un invito a cui potevi rifiutare.>> Giò la prese per il polso e Alex gridò dal dolore. Facevano male quelle ferite perché si erano infettate.

Quando Giò le tolse il fazzoletto rosso dal polso e vide le ferite in quelle condizioni, prese Alex per l'altro braccio e la portò in bidelleria. Giò si fece dare dell'alcol e un po di cotone e una garza. Si sedettero sopra i banchi di una classe e Giò iniziò a disinfettare le ferite.

<< Come te le sei fatta queste ferite?>> disse Giò con aria preoccupata.

Alex non rispose. Scoppiò in lacrime.

<< Ti faccio male?>> disse Giò.

<< E' la vita che mi fa male. Sono lo scarto, quella ragazza inutile che non ha un futuro, quella ragazza che è strana>>.

Era la prima volta che Alex ne parlava con qualcuno. Sentiva che di lui si poteva fidare.

Giò le asciugò una lacrima con un dito e disse che non era più sola. A quel tratto ad Alex le sembrò di toccare il cielo con un dito e senza pensarci lo baciò. 


Cercasi Angelo CustodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora