La mattina dopo, quando si svegliarono, si trovarono semicoperti dalla sabbia perché si erano addormentati abbracciati sulla spiaggia. Dopo la dichiarazione di Giò, Alex non aveva avuto più incubi, ed era strano perché di solito lo stesso incubo veniva tre- quattro volte a notte, ma quella notte era riuscita a dormire, si sentiva protetta tra le braccia del suo futuro marito, perché quella notte aveva promesso a se stessa che quando avrebbe compiuto 18 anni lo avrebbe sposato. Era questo che desiderava e sapeva che quello era un sogno che poteva realizzare. Lo poteva fare, lo doveva fare per se stessa. Puro e semplice egoismo. Si sentiva una stronza a pensare solo a se stessa, ma capì che un po' di egoismo la faceva stare bene, perché il suo egoismo comprendeva Giò, e Giò era la sua ragione di vita.
Alex e Giò entrarono in casa. Mentre Giò preparava le valigie, Alex si sedette attorno al tavolo e iniziò a scrivere una lettera per sua madre.
" Cara mamma,
Non so davvero come iniziare questa lettera, non voglio farti soffrire. Devi sapere una cosa, da quando sono uscita dall'ospedale ho incubi ogni notte e, come avrai intuito, riguardano quell'uomo che si spaccia per mio padre. Ho la costante paura che mi trovi e che mi voglia di nuovo parlare, sarebbe terribile e non lo sopporterei. Per questo ho deciso di partire con Giò. Non sparirò dalla tua vita. Alla stazione butterò la scheda telefonica e quando ne comprerò una nuova ti chiamerò. Te lo prometto. Ti amo mamma e mi farò presto viva. Ti voglio bene.Non fermarmi ti prego.
Alex"
Alex e Giò si misero in macchina. Alex stringeva forte la lettera tra le mani.
Quando arrivarono davanti casa della madre di Alex, Giò uscì dalla macchina con la lettera e la mise nella casella della posta. Alex sapeva che l'apriva ogni mattina, la apriva alla stessa ora e quella mattina già la aveva aperta. Avrebbe scoperto tutto l'indomani. A quel punto sarebbero stati già molto lontani da lì.
Alex guardava davanti a se. Le dispiaceva per sua madre, ma lei era felice. Okay, in quel momento era felice.
Alex e Giò arrivarono in stazione. Alex si guardò intorno come una bambina dentro al castello di Disneyland e a quel punto disse: <<Perché non andiamo a Parigi? Entrambi sappiamo un po' la lingua e troveremmo subito un lavoro.>>
<< È una buona idea ma ti ci porto ad un patto.>>
<< Quale patto? >>
<< Io vado a lavorare e tu frequenti una scuola e prendi il diploma. Va bene? >>
<< Ok amore...>> disse Alex e fece un sorriso enorme.
Andarono alla biglietteria e a Giò i soldi non bastavano. A quel punto Alex uscì dalla borsa quasi mille euro e Giò le disse: << Da dove li hai presi questi soldi? >>
<< Li metto da parte da quando ho 12 anni. Sapevo che prima o poi a me o a mia madre sarebbero serviti.>>
Giò li prese e pagò con quelli la parte mancante.
Entrarono nel treno e si sistemarono in una cabina. Nella stessa cabina c'era una coppia di vecchietti che dormivano abbracciati . Dopo un po' Giò le disse a voce bassa:
<< Guarda quei due vecchietti, da grande saremo come loro...>>
<< Spero il più tardi possibile!>> disse Alex un po' sorridendo.
<< Certo, abbiamo una vita davanti amore >> rispose Giò.
Arrivarono a Parigi la mattina dopo. Lì tutto era spettacolare e Alex esplose di gioia!
Alex stava rinascendo e stava rinascendo a Parigi e stava rinascendo insieme a Giò, cosa poteva desiderare di più?
Andarono in un centro di telefonia e presero una scheda telefonica. Appena usciti di lì, Alex chiamò sua madre.
<<Pronto?>>
<< Ciao mamma>>
<< Alex, amore mio, dove sei? Ho appena letto la lettera. >>
<< Mamma non posso dirti per il momento dove sono. Sto bene tranquilla. Spero che tu mi capisca. L'ho fatto per stare bene. Capiscimi mamma, capiscimi.>>
<< Stai attenta. Ti dico solo questo. Stai attenta e chiamami quando puoi. >>
Alex era in pena per sua madre. Era l'unica cosa che la legava al suo paese. Ma adesso non voleva pensarci.
<< Andiamo alla ricerca di un posto dove vivere?>> disse Giò.
<< Certo, andiamo.>>
Passarono dei giorni, Alex e Giò trovarono un mini appartamento a prezzi bassissimi. Giò stava cercando lavoro, invece Alex aveva già iniziato a studiare in una scuola per stranieri. Stava andando tutto per il meglio, quando, una notte, Alex fece un incubo. Non era l'incubo che faceva di solito, era uno diverso. Quando si svegliò lo raccontò a Giò.
<< Dormivamo nella nostra stanza, quando ad un tratto compariva quell'uomo e mi diceva che stava arrivando a prenderla.>>
<< Ma di che uomo stai parlando?>>
<< Di mio padre:>>
Il giorno seguente Alex era agitatissima. Non era frutto della sua fantasia, sapeva che stava arrivando e quando ci pensò si ricordò delle parole che le aveva detto all'ospedale prima di sparire: " Io sono un'angelo".
Più che angelo ad Alex le sembrò un mostro.
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Cercasi Angelo Custode
RomanceMi chiamo Alessandra, ma gli altri mi chiamano Alex. Non sono sicura di essere triste, ma nemmeno di essere felice. Chiamatela come volete, depressione, noia, carattere, io so solo che così sto male. Ho 15 anni, e come dice qualcuno, 15 anni persi...