Prologo

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-Ti amo, Ellie.-

Di nuovo quel senso di vuoto, quel senso di malessere che da qualche mese a quella parte trascinava al proprio fianco con crudele ostinazione.

Più lo osservava e più ce l'aveva con se stessa per la sua stupida mancanza di coraggio, per la sua disonestà nei suoi confronti, per le cattiverie che giorno dopo giorno gli infliggeva da pessima stronza, pur non volendolo.

Sollevò lo sguardo sugli occhi di Bill e una morsa allo stomaco non la fece crollare pesantemente a terra per miracolo. I suoi erano limpidi, sereni, sinceri; quelli di lei nascondevano falsità, crudeltà e tristezza data dall'impotenza.

Ancora una volta avrebbe dovuto fingere.

Sorrise con lieve impaccio e gli carezzò una guancia liscia, ma senza riuscire a ricambiare quell'importante dichiarazione a cui si era lasciato andare qualche istante prima.

La verità era che non era degna di tale interesse; non era degna di occupare un posto nel suo cuore puro. E più se ne rendeva conto, più ne soffriva.
D'altro canto non riusciva nemmeno a desistere su ciò che faceva. Forse la verità era che lo voleva davvero e questo di certo non faceva di lei una persona dignitosa.

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Si era da poco addormentato. Osservava la sua schiena alzarsi e riabbassarsi sistematicamente, affianco a lei. La sua mano stringeva dolcemente la sua, nonostante la sua presa non fosse marcata a causa del sonno che repentinamente l'aveva preso.

Non si sentì sporca; si sentì di sporcarlo con la sua impurità. E non voleva che ciò accadesse.

Con immensa delicatezza e attenzione, sfilò la sua mano dalla propria e si allontanò leggermente dalla sua figura. La sua reazione fu un semplice sospiro e un lieve muoversi delle sue labbra.

Sorrise tristemente, continuando a bearsi con immenso dolore di quel piacevole spettacolo, fino a che il cellulare che teneva in grembo - poiché sapeva che presto avrebbe dovuto farne uso - l'avvisò che le era arrivato il suo messaggio.

Vieni, piccola?

Poggiò i piedi nudi sul pavimento freddo e poté sentire dei brividi protrarsi da essi, fino alle estremità delle sue braccia. Scivolò da sotto le lenzuola che coprivano il suo corpo, venendo a contatto con un'aria più fresca. In punta di piedi raggiunse la porta di quella stanza, divenuta troppo piccola per lei e soprattutto per le sue menzogne. La aprì con immenso silenzio, si assicurò ancora qualche attimo che Bill stesse dormendo e successivamente la richiuse.

Superò il corridoio buio e silenzioso, fino a raggiungere la stanza affianco alla loro che già presentava la porta socchiusa - segno che la persona al suo interno la stava già aspettando.

𝘐𝘕 𝘋𝘐𝘌 𝘕𝘈𝘊𝘏𝘛 -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora