Capitolo Venti

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La fine del tour era finalmente giunta. Ellie non vedeva l'ora di tornare a casa sua e dormire su un letto decente, visto che quelli degli hotel li aveva sempre detestati. Gettò la valigia in un angolo della stanza accanto al letto e si lasciò cadere tra le lenzuola per poi chiudere gli occhi. Si sarebbe addormentata in quel modo, se Bill non l'avesse sovrastata con il suo corpo.

-Ho sonno.- borbottò lei.

-Possiamo godere della solitudine ancora per poco. Da domani, Tom tornerà a casa con noi.- parlò lui, ignorando la sua lamentela, cosa che le fece riaprire gli occhi con sorpresa.

-Davvero?- domandò perplessa.

-Te l'avevo detto, vedi che non mi ascolti quando parlo?- rispose lui, giocherellando con i suoi capelli corvini.

Ellie restò qualche attimo in silenzio. L'idea di riavere Tom in casa la faceva sentire bene, in pace. Finalmente le cose sembravano andare bene, anche se comunque erano al punto di partenza. Il fatto di doversi comunque nascondere la rendeva nervosa, non si sentiva libera di potersi esprimere. Si chiese a quante cose avevano dovuto rinunciare lei e Tom.

-Perché mi sembri preoccupata?- le sorrise lui, carezzandole il naso con il proprio.

Ellie sbuffò sonoramente.

-Non ricominciare.- esclamò seccata.

-Non ricomincio.- si arrese lui, prendendo poi a baciarle con dolcezza il collo.

Con un leggero sospiro, si lasciò andare a quelle attenzioni.

Avrebbe dovuto evitare il più possibile ogni contatto con il chitarrista, in sua presenza. Il che era piuttosto difficile, vivendo sotto lo stesso tetto.

Sollevò le braccia, lasciandosi sfilare la maglia.

Bill la prese quasi con irruenza, come a punirla per quel pensiero, ed Ellie chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare dai sensi di colpa.

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Si era portata le mani allo stomaco dal troppo ridere.

Georg e Gustav avevano avuto pienamente ragione: quella serata si stava rivelando per lei altamente salutare. Avevano deciso di cenare tutti insieme, una volta atterrati a Berlino, al ristorante che erano soliti frequentare. Aveva bisogno da un po' di tempo di qualcosa di simile per cercare di deviare le sue preoccupazioni; ultimamente si era accorta che perfino passare del tempo con il chitarrista - per quanto fantastico lo trovasse - era motivo di confusione, per la sua testa. Un attimo di svago, ecco cosa le serviva.

-No, ragazzi, vi giuro. È stato il concerto più divertente che io abbia mai tenuto in vita mia.- continuò a parlare Georg, ancora scosso dalle risate, asciugandosi una lacrima che minacciava di bagnargli una guancia. Aveva appena finito di raccontare un esilarante aneddoto, riguardante una povera ragazza che il bassista aveva scorto, in prima fila, sotto di lui. -Per tutto il tempo, cercavo di non ridere. È stato tremendo.-

-Beh, come quella volta che una ragazza, lanciandoti il suo reggiseno, ti ha colpito in piena faccia, facendoti stonare con gli accordi.- ridacchiò Gustav, dopo aver sorseggiato un po' di vino.

-Mi ricordo che ti ho guardato come se fossi ubriaco. Mi sembra di aver stonato di conseguenza- intervenne Bill, come illuminato a quel ricordo.

-Sì, gli unici a ad andare avanti in modo corretto sono stati Tom e Gustav- annuì Georg.

-La mia dannata professionalità, per lo meno, si vede.- commentò ironico Tom.

-Sì, ma alla fine sono sempre io che vi paro il culo.- li beffeggiò Gustav. -Sono io l'anello portante.- si vantò, facendoli scoppiare a ridere.

𝘐𝘕 𝘋𝘐𝘌 𝘕𝘈𝘊𝘏𝘛 -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora