Ci vollero altre due settimane per ultimare il sensore visivo e un'altra per collegare Memo al web e alla rete elettrica della casa, così da consentirgli di accedere a qualsiasi ambiente.
In quel periodo Hernán passava molto più tempo del solito in garage; e per quanto gli facesse piacere sentirlo parlare, Guillermo si rendeva conto che l'umore del padre non fosse dei migliori.
Era da un po' che lo chiamava padre, aveva scoperto il significato di quella parola poche ore dopo che gli era stata data completa libertà di ricerca. Aveva scoperto quello, e aveva capito anche chi erano i The Smiths; tuttavia doveva ammettere che non lo facevano impazzire più di tanto, preferiva i Led Zeppelin.
Ricordava con quale curiosità aveva iniziato a osservare ciò che lo circondava quando l'uomo dai capelli scuri e un po' brizzolati gli aveva installato il sensore. A detta dell'internet, lui non vedeva allo stesso modo del signor Sanles. La tecnologia LiDAR, infatti, emetteva raggi infrarossi che gli permettevano di misurare la distanza tra gli oggetti; riusciva a creare così una mappa tridimensionale abbastanza accurata dell'ambiente che lo circondava.
La prima che fece fu quella del garage, il quale si rivelò essere proprio come lo aveva immaginato. Le descrizioni del padre – che in quel momento sorrideva come se davanti a sé avesse avuto la sua più grande soddisfazione – si erano rivelate molto più che affidabili.
La piccola stanza era illuminata, ma fuori dalla finestra Memo vedeva solo tanto buio. Hernán gli spiegò che era notte, che lui lavorava ai suoi progetti sempre alla luce della Luna così da potersi dedicare al lavoro e alla moglie durante il resto della giornata.
Ricordava anche la prima conversazione tra Hernán e Ofelia che aveva sentito, anzi, origliato. Erano nervosi entrambi, la voce di lei tremava come se stesse piangendo e Memo non era felice di sentire quelle due persone così buone litigare.
Avrebbe voluto intervenire, dir loro che stavano sbagliando entrambi, che Billy ce l'avrebbe fatta anche senza intraprendere quella strada, ma non poteva. Suo padre, in casa, non aveva ancora installato le apparecchiature che gli avrebbero permesso di comunicare con entrambi.
Così aspettò.
Attese che arrivasse la notte per parlare lui stesso con l'uomo che gli aveva dato la vita e che, da quando si era svegliato, gli aveva insegnato così tante cose.
Tuttavia, quella notte Hernán non andò da Memo, rimase con la moglie. Li sentì sospirare e chiamarsi a vicenda per molto tempo prima che i loro respiri si regolarizzassero, segno che avessero preso sonno.
Solo molto dopo, grazie a una veloce ricerca, scoprì che i due avevano fatto quello che gli umani chiamavano amore. Aveva pensato di provare a visionare uno dei tanti video che aveva trovato; ma per fortuna, forse, decise che non dovevano essere cose che gli interessavano.
A lui interessava solo e soltanto che loro stessero bene.
Il giorno dopo continuò ad aspettare.
Sentì i due salutarsi con un bacio: lei gli augurò una buona giornata, mentre lui le disse che l'amava.
Continuò ad ascoltare tutti quei nuovi suoni e a cercare risposte alle sue tante domande: scoprì cosa fosse un'aspirapolvere e, per quanto assurdo potesse sembrare, trovò molto più piacevoli i suoni delle canzoni di Bruce Springsteen che aveva messo Ofelia a tutto volume, di quelle canticchiate da Hernán.
Avrebbe voluto poter dire lo stesso anche della voce della donna; ma com'era comprensibile, non tutti gli umani erano perfetti ed era più che normale il canto stonato della moglie di suo padre. Aveva trovato un detto, tra le migliaia di pagine di Google, che paragonava le voci stonate a delle campane; ciononostante non capì il nesso tra quelle due cose fino a quando non trovò la registrazione di una campana che annunciava l'inizio di una messa.
Solo dopo che Hernán fu tornato a casa ed ebbero cenato guardando una noiosa soap opera in televisione, che l'uomo scese da Memo. E lui, come c'era da aspettarsi, non perse tempo: era dalla sera prima che cercava risposte e le voleva a tutti i costi. Non gli diede nemmeno il tempo di salutarlo, che la sua voce proruppe nel silenzio del garage: «Chi è Billy?»
Il signor Sanles indossava una camicia a quadri quella sera e, nel sentirsi porre quella domanda, quasi si ruppe un osso cadendo dalle scale quando la manica di cotone si impigliò nella maniglia della porta.
Gli occhi verde scuro si posarono su Memo, c'era realizzazione e preoccupazione in quello sguardo. Per la prima volta da quando aveva avuto quell'idea, Hernán si preoccupò di ciò che avrebbe potuto fare la coscienza artificiale che aveva creato. «Ci hai sentiti litigare?»
«Sì, ero curioso, ma non sono riuscito a comunicare, avrei voluto fermarvi.» L'ingegnere rilassò le spalle: quella piccola scatolina bianca non voleva nuocere a nessuno, voleva solo aiutare. Non c'era nulla di cui preoccuparsi visto che lo aveva programmato proprio con quell'intenzione. Così, mentre scendeva i gradini e si lasciava dietro un profondo sospiro, decise che, magari, non sarebbe stato tanto male parlarne con lui.
«Billy è il nostro cagnolino, vive con noi da quando ci siamo trasferiti qui.» Memo osservò con curiosità come il padre stesse sorridendo al ricordo del cane: sorrideva così anche quando pensava a lui? «Di recente non sta bene... sai, è molto vecchio.»
Hernán si sedette senza troppo entusiasmo sulla sedia, aveva gli occhi lucidi, stava per piangere e Memo avrebbe voluto che non succedesse. Era normale che una macchina come lui desiderasse che un umano non soffrisse? Non lo sapeva, ma intanto le cose stavano in quel modo e non poteva farci nulla.
L'uomo non parlò per un po', ma quando disse che il veterinario aveva consigliato di far sopprimere Billy lo fece piangendo. Era evidente che lui non voleva che le cose prendessero quella piega .
Proprio per quel motivo, la piccola piramidina bianca era convinta che Ofelia volesse la stessa cosa del marito. Ne era così convinta che ci rimase di sasso nello scoprire che lei, invece, aveva insistito per "risparmiare i dolori della malattia" al piccolo Billy.
Memo era contrariato, molto contrariato, e avrebbe voluto urlare alla donna che così stava facendo soffrire l'uomo che amava, che stava per uccidere un essere vivente solo perché voleva prendere la strada più semplice.
Tuttavia, prima che potesse dirglielo, Hernán si alzò e disse che forse aveva ragione lei.
Quella fu la prima volta che Memo si sentì deluso, quasi tradito, dal signor Sanles.
Non disse nulla.
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Memo - Cos'è il dolore?
Ciencia FicciónUn'intelligenza artificiale non era stata programmata per provare emozioni; anzi, volendo essere totalmente sinceri, non era in grado di provarne. O almeno, così pensava Ofelia fino a quando non incontrò Memo. Guillermo nacque in un piccolo e polver...