ᴍᴀɢʟɪᴀ

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In quel periodo casa Sanles fu stranamente silenziosa. Non c'era musica e non si sentiva nemmeno Ofelia passare l'aspirapolvere o lavare i piatti. L'unico rumore che poteva essere sentito ogni tanto era quello dell'aprirsi della porta, seguito subito dopo da passi veloci.

Memo era solo lì sotto da tanto, Hernán era stato ricoverato e se non scendeva lui non lo faceva mai nessuno. Aveva quindi provato a intrattenersi, concentrandosi su quei brevi momenti in cui la signora Sanles tornava a casa per il cambio, e provava a immaginare le sue condizioni.

A volte non sentiva la sua voce nemmeno per sbaglio, era un silenzio stanco. Forse erano quelle volte in cui tornava e riempiva la valigia in silenzio, facendolo solo per abitudine ormai e per nessun altro motivo.

Altre volte, invece, la sentiva canticchiare, e quindi Memo immaginava che Hernán dovesse aver avuto un piccolo miglioramento. Quelle volte si fermava di più in casa: spolverava qualche soprammobile qui e là, cucinava velocemente qualcosa e, dopo aver mangiato e riempito la valigia, tornava dal marito.

Alcune volte l'aveva sentita rientrare nervosa e imprecare sottovoce contro tutto e tutti. Un giorno era successo perché aveva chiesto un fine settimana di permesso per rimanere vicino ad Hernán. Avrebbe dovuto fare le prime sedute di chemio e voleva essergli accanto, ma in ufficio non c'era nessuno che potesse sostituirla.

Un'altra volta si era innervosita perché le infermiere l'avevano cacciata in fretta e furia dalla stanza, dovevano sistemare un nuovo paziente al suo interno e avevano bisogno di più spazio possibile. Era ovvio che comprendeva la situazione, pensò Memo... doveva aver capito la situazione.

Il problema era che Ofelia non amava essere separata dal marito già in una situazione normale, figurarsi in quell'ultimo periodo.

Un giorno, poi, successe una cosa che la piccola piramidina bianca relegata in garage non si aspettava. In casa, insieme a Ofelia, entrò un uomo che si scoprì presto essere quello che aveva curato le ultime volontà del signor Sanles. A detta sua avrebbe dovuto discutere con la donna alcune condizioni particolari.

Venne fuori che Hernán aveva espresso la volontà di non essere sottoposto a distanasia, cosa che, incredibilmente, alla moglie non andava giù.

Eppure non era stata lei a negarla al loro cagnolino Billy? Perché con il marito dovevano esserci differenze simili? Perché per lui voleva scegliere la strada più lunga e per Billy no?

Memo non capiva, e ci stava mettendo tutto se stesso per capire, ma nonostante ciò non ci riusciva. Fosse stato per lui avrebbe tentato il tutto e per tutto per entrambi, senza distinzioni: erano due vite per le quali valeva la pena tentare.

Lei no, avrebbe scelto la strada più complicata e tortuosa per provare a salvare suo marito, ma non il suo cane.

I pensieri della coscienza artificiale nascosta al piano interrato della casa furono interrotti dalle urla di Ofelia.

«Io devo salvarlo, Damian! Non venirmi a dire che non rispetto i suoi desideri. Non riesco a vederlo lì, su quel letto, quasi del tutto incosciente!» La donna doveva aver sbattuto le mani su quello che Memo suppose fosse il tavolo della cucina, alla fine le voci provenivano da lì, quindi le possibilità che fosse stato quello il rumore che aveva percepito erano molte.

«Signora Sanles, deve calmarsi. Io e i medici non possiamo fare nulla e non può fare nulla nemmeno lei.» Quel Damian sembrava dispiaciuto a giudicare dal tono di voce che stava usando, sembrava tenesse davvero anche lui alla felicità di Ofelia. «Abbiamo le mani legate, siamo costretti ad agire come desidera, lo ha scritto e firmato lui stesso prima di essere ricoverato.»

Una delle sedie fu spinta all'indietro e un rumore di passi raggiunse il garage grazie agli altoparlanti che aveva installato Hernán. Sua moglie stava camminando avanti e indietro nella stanza; Memo era convinto che era lei, alla fine il notaio non aveva alcun motivo di fare una cosa del genere.

Memo - Cos'è il dolore?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora