Venerdì, 2 giugno 1967
C'erano tre testimoni oculari, e tutti e
tre dissero la stessa cosa: il furgone del
gelato Happy Cow era spuntato da un
dosso e aveva investito mia madre con
tanta violenza da strapparla fuori dalle
sue scarpe di raso rosso geranio. Un
poliziotto panciuto entrò nel nostro
vialetto e disse a mio padre che la
mamma era morta sul colpo.
«Sono addolorato di doverle dare
questa terribile notizia. Mi spiace
davvero tanto. È successo tutto così in
fretta che la signora non se n'è neppure
accorta, signor Honeycutt... Questo
glielo garantisco.»
Mi sentii le gambe molli e dovetti
aggrapparmi allo stipite della finestra di
camera mia per reggermi in piedi.
Scarpe rosse? Sì, oggi ha messo le
scarpe rosse, le sue preferite.
Mio padre, grigio in volto, lanciò uno
sguardo alla casa. Per un breve,
bruciante attimo, i suoi occhi fissarono i
miei. Mille parole non dette fluttuavano
nell'aria fra noi. Gli si spezzò la voce
quando chiese all'agente di polizia:
«Dove... dove ha detto che è
successo?».
«In Euclid Avenue, a una cinquantina
di metri dal mercatino dell'usato.
L'autista del camion ha detto che è
spuntata all'improvviso e gli è corsa
davanti. Lui non ha avuto neppure il
tempo di sterzare...»
Il papà alzò una mano, con il palmo
aperto in avanti e le dita allargate, come
se volesse bloccare qualsiasi altra
parola il poliziotto stesse per
pronunciare. «Buon Dio» esclamò
accasciandosi sui gradini della veranda
con un gemito profondo. «Oh, Signore
onnipotente.»
Il poliziotto prese uno stuzzicadenti
da dietro l'orecchio e se l'infilò
all'angolo della bocca. «È uno shock
tremendo, lo so, ma sono costretto a
farle qualche domanda. Sua moglie
circolava vestita con un abito da ballo e
aveva una coroncina in testa. Ora, so che
la signora aveva la tendenza a essere un
pochino... be', un po'... stravagante, a
volte. E mi stavo chiedendo se per caso
stesse seguendo qualche cura.»