Capitolo 4.

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E non credette ai propri occhi. John la stava aspettando davanti alla reception. Come lo sapeva? Beh... si vedeva: fronte sudata e sorrideva. Dio il suo sorriso com'era figo.
Quando la vide John si avvicinò a lei e gli disse
- Dove andate? - gli chiese sorridendo
- Via- gli rispose con lo sguardo basso
- E chi ha detto che dovete andar via. Insomma io devo conoscerti...- disse mentre con la mano le alzava il viso e le faceva fissare i suoi occhi nei quali ti perdevi. John prese la mano a Jessica e la condusse nell'ascensore, entrati John cliccò il piano numero 39, poi la guardò e si avvicinò sempre di più a Jessica la quale si stava allontanando sempre di più e alla fine andò a sbattere nell'angolo. John si avvicinò e mise le mani agli angoli dell'ascensore e guardò Jessica
- Sei così bella quando hai paura... Lo sai? - gli disse mentre si avvicinava sempre di più a lei. Si vedeva tanto che aveva paura? Ma piuttosto pensò a quel cavolo di ascensore che non si muoveva a salire. Proprio quando stette per perdere le speranze, le porte si aprirono. John prese per il polso, molto delicatamente, Jessica che cominciò a condurla in dei corridoi sempre più lunghi e pensò a come sarebbe riuscita ad uscirne. John si fermò davanti ad una porta... la 324, prese il pass e lo passò nel lettore; la Lucina diventò da rossa a verde e la porta si aprì. La suite, così si poteva intuire, era enorme: il letto a baldacchino si trovava davanti alle grandi finestre che davano sulla splendida vista di Los Angeles, il piccolo divano stava davanti ad un enorme televisore, per non parlare della bellissima Jacuzzi sopra a dei gradini
- Mio cugino sta volta si è superato- esclamò John appoggiando il pass sul mobiletto in legno d'acero accanto a lui.

****JESSICA POV.****
John si girò verso di me e mi fece entrare chiudendosi alle spalle la porta. Mi fece sedere sul divano e si mise vicino a me
- Allora... tornando a dove avevamo interrot...- non finì la frase che lui era già sulle mie labbra a baciarmi con foga. Mi fece sedere a cavalcioni su di lui e cominciò a cercare la lampo del vestito. Merda il pugnale era sotto la mia gamba. Interruppi il bacio e andai un attimo in bagno, chiusi la porta dietro di me e mi sfilai molto velocemente la fascia contenente il pugnale, lo misi dietro al water ben nascosto, così se al nostro caro amico gli scapparebbero i suoi bisogni non avrebbe visto il pugnale con cui l'avrei lasciato di stucco dopo. Uscii dal bagno e mi chiusi la porta alle spalle e delle mani mi si posarono sugli occhi
- Chi sono? - disse John avvicinandosi a me e facendomi andare avanti verso gli scalini
-mmhhh.... fammi pensare.... John? - si vedeva ampiamente che aspettava me... anzi desiderava me. Tolse le mani dai miei occhi e mi aiutò a salire gli scalini, li mi fece sedere e mi ordinò di togliermi i tacchi. Poi mi alzai e arrivai circa all'altezza del suo naso, mi alzò il mento con il dorso del pollice e fissammo intensamente gli occhi.
- Hai due occhi stupendi, te l'hanno mai detto?-
- No.... - misi le mani sul suo petto e cominciai a scioglierli la cravatta che teneva nascosto il bellissimo incavo scolpito del collo. Poi presi la cravatta e la misi sul letto, passai alla giacca la quale aveva i primi due bottoni slacciati
- Ti hanno mai detto che hai due pettorali pazzeschi? - dissi con un tono talmente calmo che pensavo stessimo prendendo un te al posto che andare a letto...
- si, beh diciamo che me l'hanno detto solo poche ragazze prima di scopare...- ecco... almeno avevo la certezza che non fosse la nostra prima volta. Se ve lo state domandando... no... non è la prima volta che lo faccio. Sarà la terza o la quarta.
Lui mi prese la guancia con la mano e avvicinò le labbra alle mie. Mentre ci baciavamo lui mi prese per i fianchi avvicinandomi a lui, poi con delicatezza mi appoggiò sul letto e lui si mise sopra di me... io ero ancora vestita e lui era a petto nudo. Facemmo scambio di posizioni e lui posò la sua mano calda sulla mia schiena fredda
- Non hai freddo?- mi chiese lui cominciando a facendo scorrere la zip verso la vita.
- No... ecco io sono fredda fuori ma calda dentro... Ecco- dissi mentre gli guardavo i pettorali pazzeschi e scolpiti.
- Beh allora che ne dici se facciamo uscire il calore che c'è in te? - aveva appena finito di tirarmi la zip e adesso stava aspettando di tirarmi giù il vestito che copriva il mio corpo.
- Non ti preoccupare... - mi disse lui accarezzandomi una guancia con il dito medio. Io annuì imbarazzata e lui tirò giù piano piano il vestito, aveva un reggiseno color carne a fascia il quale sfilò subito con un gesto rapido del pollice. Io ora ero solo in mutande e lui era ancora in pantaloni. Come la mettiamo? Lui lo notò e si tolse un'attimo dal bacio per togliersi la cintura della Element per poi sbottonarsi i pantaloni Prada, e far vedere i bellissimi boxer di Armani. Io intanto ero là che lo stavo aspettando impaziente.
- Dio sei una favola in questa posizione- disse lui avvicinandosi a me. Ero messa con la schiena su un cuscino ben riempito, le gambe accavallate distese e con le braccia cercavo di non far vedere la mia cicatrice sulle costole. Ma era troppo tardi perché lui si era accigliato e mi aveva tolto la mano destra dalla terza costola.
- Come te lo sei fatto? - disse lui rimanendo là aspettando una mia risposta
- Beh... ero piccola e correvo spensierata nel giardino pubblico, mia mamma stava parlando con un' altra mamma, poi davanti a me apparve un bambino che mi disse " sembri una di quelle bambine che non si sporcano le mani " poi quel bambino se ne andò nel bosco e io lo seguì. Poi due bambini mi presero le braccia immobilizzandomi e il bambino di prima mi tolse la maglietta e mi fece questo segno e poi disse " se non sei una di queste bambine non piangerai" e così feci. Avevo paura non dolore, tornai a casa e mentre mi feci la doccia mio fratello più grande mi guardò e mi chiese cosa era successo, io gli raccontai l'accaduto e lui mi prese tra le sue braccia e mi tranquillizzò dicendomi che sarebbe andata via, ma ogni volta che mi guardo allo specchio ripenso al bambino e che non potrà mai andare via dal mio corpo questa cazzo di cicatrice.- una lacrima immacolò la mia guancia ma venne interrotta dal pollice di John
- Mi dispiace, ma ti fa male? -
- Non tanto... qualche volta prendo dei dolorifici per il dolore...- La ferita non andava via perché era stata incisa con un bisturi da medico professionista e quando il giorno dopo andò dalla pediatra per farsi visitare la ferita era troppo tardi per farla andare via sembrava come un' intervento, la cicatrice non può mai andare via da te.
Una mano calda si posò vicino alla mia testa e e labbra di John si posarono sulle mie. Si mise sopra di me e con le mani cominciò a scendere verso gli slip, ma non li tolse aspettò prima di tirarli via, come se ebbe avuto un'attimo di esitazione nel farlo ma ora io ero nuda e lui ancora con i boxer. Le mie mani percorsero tutta la sua schiena e arrivarono all'elastico dei boxer e glieli tolsi senza pietà, adesso i nostri corpi erano nudi. John ora fece scambio di posizioni e adesso io ero sopra e lui sotto, mi fece mettere a cavalcioni su di lui e mi fece cavalcare nel vero senso della parola, dopo un paio di alzate caddi sfinita vicino a lui e come se non bastasse lui scese giù fino alla mia intimità e cominciò a leccarla con gusto. Piegai la schiena dal piacere ed urlai di piacere poi lui ritornò su e mi penetrò con il suo " amichetto" andammo tutti e due a chiamare i nostri nomi e poi basta uno di fianco all'altro a guardarci e a toccarci le guance. Ci coprimmo con le lenzuole di seta color avorio e chiudemmo tutti e due gli occhi per addormentarci...

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Eccoci qua... Allora cosa ne pensate? Ve gusta? Spero di si. Al prossimo capitolo
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BACI MARTI

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