Prologo

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Grecia, 15 gennaio 399 a.C.

La catena montuosa del Parnete si ergeva fino in fondo, verso l'orizzonte. Il cielo azzurro e limpido diffondeva il suo colore per chilometri. Persino i cumuli nembi e i cirri, un po' più in alto, avevano tonalità cromatiche diverse dalla norma. C'era un sole luminoso e abbagliante quella mattina. Sembrava una giornata normale quando in realtà non lo sarebbe stata.

Da quel giorno in poi il destino dell'umanità sarebbe cambiato per sempre.

Ai piedi di uno dei monti del Parnete vi era Socrate. Si era allontanato da Atene per iniziare un dialogo con la sua coscienza o, meglio, con il suo "demone" interiore. La maggior parte delle persone che conosceva i suoi modi di fare lo riteneva pazzo poiché, quando cominciava a dialogare con il "demone", entrava in una fase di completa trance.

Le cosiddette "Trances del filosofo Socrate."

Egli credeva nell'esistenza di questa creatura immaginifica, presente all'interno di ogni singolo essere vivente, specialmente umano. Quest'ultima non era una divinità. La sua categoria era posta tra il mondo degli Dei dell'Olimpo e il mondo degli esseri umani. Il suo compito era quello di condurre sulla retta via chiunque avesse intenzione di prendere una decisione sbagliata.

"Credo che questi saranno i miei ultimi giorni." – pensò Socrate senza dire una parola, cercando di attirare l'attenzione del suo demone.

Un vento caldo soffiò verso est, distruggendo un cumulo di foglie ai piedi di un'enorme quercia. La luce calda del sole picchiava sulla sua nuca. Probabilmente sarebbe tornato in città con il collo leggermente abbronzato.

Sospirò.

"Hai udito le mie paro...?"

Si bloccò. Il demone si era svegliato. A breve avrebbe iniziato a parlare.

"Ho sentito tutto." – tuonò con voce spaventosa.

Socrate mosse il capo in avanti, abbassando lentamente le palpebre.

"Credi che questi saranno i tuoi ultimi giorni... - continuò il demone - cosa sta accadendo ad Atene?"

"Non cose buone. L'intero popolo è contro il mio pensiero e io non posso far altro che subire – deglutì, cercando le giuste parole per continuare il discorso, senza far adirare il suo interlocutore – il governo di Atene mi proporrà sicuramente una doppia scelta – deglutì per la seconda volta – esilio volontario oppure – fece un grande respiro – la condanna a morte..."

Un leggero alito di vento scompigliò i pochi ciuffi bianchi sulla sua testa. Quella mattina, Eolo, il famoso dio dei venti, era piuttosto calmo.

"Esilio volontario! Non pensare neanche un attimo alla condanna a morte!" – riprese il demone.

"E' proprio qui, invece, che il mio animo ha deciso di opporsi al tuo volere."

"Non vuoi ascoltare più i miei consigli?! Sai quanto sono importa..."

"Sì, so perfettamente quanto tu sia fondamentale quando una persona è indecisa, se prendere una decisione o meno... ma questa volta ho deciso... accetterò la condanna a morte e sfiderò il governo ateniese. Non mi allontaneranno dalla città. Una volta morto, la mia coscienza rimarrà sempre da queste parti. Tutta Atene si ricorderà di me e del mio pensiero, che il popolo ha sempre definito blasfemo."

Ci furono attimi di silenzio. Il vento divenne più forte di prima.

"Accetta l'esilio volontario o altrimenti..."

"Continua, ho il desiderio di sentire una proposta migliore. " lo sfidò Socrate, con un leggero sorriso ironico stampato in viso.

"Non comprenderesti a fondo..."

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