Capitolo sette: Il compito di Ryan

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"Il giorno in cui sono sparito – iniziò a parlare Ryan – è stato il giorno in cui ho viaggiato nel tempo per la prima volta."

Benjamin strappò un ciuffetto d'erba dall'asfalto, corrugando le sopracciglia. Beth si limitò ad osservarlo, analizzando ogni sua singola espressione e movimento. Quell'affermazione li aveva sconvolti, i loro dubbi si percepivano quasi al solo tatto. Il sole arancione di quel tardo pomeriggio illuminava i loro volti, colorandoli con vivaci e caldi colori, mentre un gruppo di nuvole aveva iniziato a raggrupparsi in cielo, minacciando un terribile temporale, a breve. Il loro mutismo si protrasse per alcuni minuti. Era normale, dato il peso della notizia appena ricevuta.

"Quindi era reale." – disse Jacob, a un tratto.

Benjamin e Beth si guardarono negli occhi e annuirono. Solo Ryan non aveva capito cosa suo padre avesse voluto dire con quelle parole.

"Che cosa era reale, papà?" – gli chiese, curioso.

Jacob iniziò ad annuire lentamente, muovendo con foga le dita delle mani.

"La questione sui viaggi nel tempo che il criminale senza nome menzionò, prima di morire." – disse tutto d'un fiato.

Ryan sbarrò gli occhi. Aveva detto sul serio? Il criminale senza nome era morto? E c'era un'altra cosa. Quel pazzo aveva parlato di viaggi nel tempo? Che c'entrava con tutto ciò? Quante cose ancora non sapeva? Si sforzò, provando a carpire tutte le informazioni che aveva avuto sul suo conto, considerando anche il passato. Il giorno in cui aveva avuto il braccialetto blu, era andato dalla sua ragazza per ringraziarla. Beth, però, gli aveva detto di non aver regalato niente a nessuno e che quel braccialetto era appartenuto al criminale senza nome, così concludendo che era stato proprio lui a metterglielo davanti alla porta di casa. Ricollegò quelle informazioni alle parole dette da suo padre e al fatto che era solamente grazie a quell'aggeggio che riusciva a viaggiare nel tempo, e arrivò al punto. Il criminale senza nome era stato un viaggiatore del tempo e, per un qualche motivo ignoto, aveva dato il suo bracciale ad un perfetto sconosciuto come Ryan. Rimanevano ancora molti misteri da risolvere, ma i pezzi del puzzle cominciavano a combaciare.

"Morto?" – furono le uniche parole che gli uscirono dalla bocca.

"Sì – lo anticipò Benjamin mentre strappava l'ennesimo ciuffetto d'erba da una crepa nell'asfalto – È stato giustiziato ventidue anni fa, proprio qui a Times Square."

Un silenzio di dimensioni abnormi si diffuse in tutta la piazza. Ora non si sentiva davvero niente, se non che i loro respiri affannosi e stanchi.

"Cazzo... – sbottò Ryan, esterrefatto – e chi l'ha ucc..."

"I cittadini di New York – disse Beth, interrompendolo brusco – Lo appesero ad un lampione e, una volta legato, lo colpirono con tutto il possibile e inimmaginabile. Ci fu chi gli tirò contro sedie, chi sassi, chi coltelli. Poi, prima di venire ricoperto da una valanga di proiettili, disse che era a conoscenza di quello che sarebbe accaduto al mondo intero. Disse anche che saremmo morti tutti e che, in passato, aveva provato ad evitare che il mondo andasse a puttane."

Ryan deglutì, quasi strozzandosi. Il suo sguardo si posò involontariamente sul braccialetto blu che portava al polso.

"Beth – disse – ricordi questo?"

Beth osservò il bracciale che Ryan portava al polso e annuì. Come avrebbe potuto dimenticare quel giorno? Era impossibile. Erano passati tanti anni, ma la memoria non se n'era ancora andata.

"Ce l'hai ancora?" – chiese, inorridita da quella vista.

"Sì – si schiarì la voce – e c'è una cosa ancora più assurda. – la donna rizzò le orecchie – Se riesco a viaggiare nel tempo, è solo per opera di questo bracciale."

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