Capitolo due: La cattura del criminale senza nome

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Little Italy 14 febbraio 2023

C'era il caos. Agenti in ogni dove, auto del 911 sparse per la strada e numerosi elicotteri in cielo. Il caos. Erano passate due ore da quando Gomez e l'intero distretto di polizia del Queens avevano raggiunto Little Italy.

"A malapena si respira tra tutta questa gente, diamine..." - esclamò Gomez irritato, mentre cercava di allargarsi inutilmente il colletto stretto della camicia a quadri.

Sopra di essa aveva un giubbotto gigantesco color cachi che gli donava un certo aspetto stravagante. Sembrava un mostro ingobbito. Scatarrò per qualche secondo e sputò un grumo di muco nelle uniche fessure ancora libere sull'asfalto grigio. C'erano fin troppe persone da quelle parti. Se davvero ci fosse stata una trappola, sarebbe morta mezza New York. Ci contava.

"Capo, come abbiamo intenzione di procedere?" - lo interruppe Eric. Aveva un donut alla crema nella mano sinistra e un bicchierone di coca cola con cannuccia nell'altra mano.

"Ma che cazzo stai facendo, Eric!? - con uno scatto gli fece cadere a terra la ciambellina - sei per caso in pausa pranzo, rimbecillito?!"

L'uomo abbassò il capo per la vergogna. Non sapeva dove nascondersi. Aveva pensato di prendersi da mangiare, essendo stato costretto ad aspettare prima di agire. Credeva di aver fatto la cosa giusta, ma evidentemente aveva sbagliato. Cosa aveva fatto di male? Niente, ma Gomez aveva come al solito dovuto ricoprire la sua parte da stronzo. Quante gliene avrebbe volute dire. Tante, davvero troppe, e se lo avesse fatto, probabilmente avrebbe continuato fino a tarda notte. Metteva a freno la voglia di esporsi, di  dare un cazzotto su quel viso tondo e senza peli. Chissà che faccia avrebbe fatto. Eric avrebbe mostrato la sua forza e si sarebbe sentito più sicuro di sé. Ma era meglio non fare niente.

"M-mi scusi..."

"Va bene, va bene farò finta di niente - scatarrò per la seconda volta, lasciando nuovamente una piccola e molle montagna di muco giallo sull'asfalto - comunque, riguardo l'organizzazione - deglutì - tu, Jacob e Larry vi muoverete insieme agli agenti degli altri dipartimenti di New York. Mi raccomando, massima attenzione."

Eric fu invaso da una scarica di adrenalina. Per quale motivo era eccitato? Gli capitava molto spesso, specialmente in situazioni pericolose. Non aveva mai capito il perché di quello strano comportamento, anche Jacob glielo aveva fatto notare. Era pazzo? Aveva pensato proprio di sì, decidendo, a volte, di non uscire con i suoi amici per una birra. Un giorno, ricordava ancora la data, sua moglie lo aveva schiaffeggiato, lo aveva rimproverato. Catturare un deliquente, soprattutto se si parla del criminale senza nome, era una cosa seria, ma lui l'aveva sempre trattata con leggerezza e inquietante euforia. Ma non poteva pensarci troppo o sarebbe impazzito. Alzò le spalle e decise di non farci caso. Nello stesso momento, Jacob lo raggiunse. Aveva un'aria seria in volto. Era agitato. A breve sarebbero entrati nell'edificio, senza sapere se ne sarebbero usciti vivi o meno. I due si fecero un cenno istintivo col capo e si aggregarono nel gruppo di esplorazione.

...

Quella mattina il cortile dell'università era avvolto da una temperatura terribilmente bassa. E questo perché si era levato un vento rumoroso i cui sibili passavano attraverso le impolverate fessure delle finestre aperte dell'edificio. Insomma, si tremava.

Benjamin si era trovato costretto a studiare dentro. Amava farlo all'aperto, ma quel giorno non l'avrebbe potuto fare. Era in un'antica biblioteca della sua università e stava leggendo degli appunti presi durante la spiegazione del professore dell'ora prima. Quest'ultimo aveva introdotto un argomento piuttosto complicato che avrebbe richiesto intere settimane di studio. Era circondato da enormi librerie contenenti centinaia di libri ciascuna. Specialmente tomi di farmacologia.

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