Capitolo uno: Il braccialetto blu

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Queens, New York 14 febbraio 2023

Jacob aprì gli occhi. La stanza da letto era buia. Che ore erano? Sbadigliò, portandosi una mano alla bocca, e si sporse verso il comodino per controllare l'orario.

Le cinque del mattino.

Sbuffò, lasciando il cellulare lì dov'era e provò a riaddormentarsi, senza successo. In quei giorni era molto nervoso a causa dell'intensa ricerca investigativa del "criminale senza nome", così lo chiamavano tutti, che imperversava per le strade di New York, a piede libero. Lui e i suoi colleghi lo stavano cercando da mesi. Forse non sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbero visto quel bastardo dietro le sbarre.

Forse.

Si girò nel letto, ritrovandosi di fronte allo stanco, ma bellissimo viso della moglie. Si chiamava Rose. I lunghi capelli marroni chiaro le coprivano gli occhi chiusi e rilassati. Era un'insegnante presso la Virgil I. Grissom Middle school 226 del quartiere. Quel lavoro la stressava parecchio. A partire dai chilometri che ogni giorno era costretta a fare per raggiungerla, alle ore complessive in cui era fuori casa. Jacob avvicinò il palmo della mano destra verso la sua testa e la accarezzò. Stava per darle un bacio sulla fronte quando il cellulare sul comodino cominciò a vibrare. E ora chi era?! Si mosse di scatto alla sua destra, rischiando di strapparsi i muscoli della schiena, e prese lo smartphone. Nello stesso momento si svegliò la moglie. Aveva tutti i capelli scompigliati e il pigiama accartocciato.

"Chi è a quest'ora, Jacob?" - chiese con la voce ancora impastata dal sonno.

"Maledizione, è Eric... deve essere successo qualcosa."

Era il suo migliore amico e collega al reparto di polizia del Queens. Quante esperienze vissute insieme. Dal conoscersi all'Accademia, al vedersi ogni giorno al dipartimento. Di solito, non si vedevano fuori casa, ognuno aveva le sue amicizie, soprattutto Eric. Ma andava bene così. Si alzò dal letto e mentre si metteva l'uniforme da poliziotto, rispose.

"Eric, ci sono dimmi tutto!"

"Oh, dio finalmente! Senti, sono sotto casa tua - Jacob sbarrò gli occhi, si diresse verso la finestra della camera da letto e la vide, una Doge Charger con il simbolo del 911 e i fari accesi nel buio della mattina presto - scendi e ti spiego tutto, e scusami per l'orario."

"Cristo, arrivo subito!" - rispose con la cintura dei pantaloni tra i denti.

Rose gli mise una mano sulla spalla e lo guardò rattristata. Ogni qualvolta che il marito riceveva una chiamata urgente, aveva il timore di non poterlo vedere più per sempre.

"Tornerò, ok? Sarà una stupidaggine delle solite di Eric, tranquilla." - disse baciandola sulle labbra. Rose gli sorrise e lo salutò. Anche quel giorno avrebbe dovuto badare da sola ai suoi figli e alla casa.

Qualche minuto dopo

Jacob uscì dal villino, venendo improvvisamente colpito dall'impattante vento di fine inverno, e raggiunse l'auto. Eric era fuori e stava reggendo la portiera della Charger. Aveva l'uniforme azzurra imbrattata di caffè e il berretto messo male sui capelli rossi. Sembrava essersi mosso di fretta.

"Che cazzo, Eric potevi almeno..."

"Entra dentro e ti spiego." - lo interruppe rientrando nel veicolo.

Jacob alzò gli occhi al cielo e obbedì al comando. Eric premette l'acceleratore e, percorsa la 175th piena di villini, prese la strada in direzione del dipartimento di polizia.

"Quindi!?"

Eric sospirò, cercando nel frattempo di trovare le giuste parole per annunciare la notizia. Si tolse il berretto e lo poggiò sul cruscotto.

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