"C'è nessuno!?"
Il suono della voce di Ryan si diffuse in tutto lo stradone abbandonato, rimbalzando sulle auto e sulle pareti dei grattacieli più lontani. In quella New York erano solo lui e la sua ombra, niente di più.
Cosa aveva ridotto la città in quel pietoso stato? E i suoi familiari dov'erano? E Beth? I suoi amici?
Fin troppe domande frullavano nella sua testa, domande che non avevano una vera e propria risposta. Semplicemente, aveva viaggiato un'altra volta nel tempo. Poteva anche essere finito migliaia di anni avanti nel futuro, non ne era ancora a conoscenza per il momento. Balzò giù dal tettuccio della macchina su cui era salito per osservare la situazione e iniziò a camminare. L'asfalto sembrava quasi non esistere più per l'assurda presenza dell'erba che aveva sotto le suole delle scarpe. La maggior parte dei lampioni ai lati degli stradoni erano piegati verso il basso, come se un gigante avesse deciso di poggiarci sopra le sue immense natiche, deformandone l'aspetto. Le vie erano piene di macchine, ferme da tempo come se i loro proprietari si fossero dimenticati di portarle a casa.
"Devo tornare indietro... devo tornare, subito..." – si disse, ansioso e irrequieto.
Ryan era un tipo che di solito entrava in ansia per qualsiasi cosa, anche per le stupidaggini. In quel momento stava stranamente mantenendo più calma del previsto. Forse era l'effetto del bracciale, forse il pensiero che sarebbe potuto tornare indietro grazie ad esso.
E se fosse rimasto lì per sempre?
Provò a calmare la respirazione, a pensare ad altro, quando il solo vedere i palazzi ridotti in quel misero stato, rozzi, pieni di vetri rotti e rampicanti, gli toglieva il fiato. Si accasciò su un rigoglioso manto d'erba, con entrambe le mani attorno alla testa.
"No, no, devo stare calmo... tornerò a casa, riuscirò a tornarci." – bisbigliò.
Ma il pensiero rimaneva lì, all'impossibile ritorno a casa, come già si era verificato durante i suoi primi viaggi nel tempo. Forse era destinato ad essere un vagabondo e non lo sapeva. Si schiaffeggiò.
"No... no – sbuffò – ce la farò!"
Si rialzò e si rimise in cammino.
...
15 febbraio 2023 New York (notte)
Jacob stava girando da almeno un paio d'ore. L'asfissiante ricerca di suo figlio si era protratta fino a Manhattan, persino nei quartieri più piccoli e strampalati. Ryan non poteva mai essere andato fin lì. Impossibile. Non era il tipo che spariva, che decideva di scappare via per sempre e senza avvisare nessuno. Inoltre, la città era oscura e vuota, come se fossero tutti morti. Non si udivano i classici rumori delle migliaia di macchine che giravano ogni ora del giorno, le persone erano scomparse nel nulla. Jacob pensò che avessero deciso di chiudersi in casa, dato lo strano evento di quella notte. La gente aveva iniziato a togliersi la vita, si comportava in modo strano. Stava accadendo qualcosa di inspiegabile.
C'era qualcosa nell'aria? Un batterio che induceva le persone ad uccidersi?
Un brivido gli corse lungo tutta la schiena, al solo pensiero. Se fosse stato così, allora avrebbe voluto dire che era già stato contagiato e che a breve sarebbe andato incontro allo stesso destino a cui erano andati incontro gli altri. Svoltò un angolo, immettendosi nella 33 Beekman St, anch'essa senza un'anima viva e poco illuminata. Quella ricerca non aveva più un senso. Forse Ryan era già tornato a casa e lui non lo sapeva. Sarebbe dovuto tornare anche lui. Era dalle parti della Pace University, quando incappò in una macchina coi fari nella sua direzione. Aveva gli abbaglianti accesi.
"Ma che cazz...!?" – sbottò, costretto a coprirsi gli occhi.
E ora chi era?
"Jacob? Sei tu, vero?"
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Demoni
Mystery / ThrillerTRAMA: 15 gennaio 399 a.C. Il filosofo Socrate discute con la sua coscienza, lontano da Atene 15 febbraio 2046 Il mondo è devastato, l'umanità è sull'orlo dell'estinzione. New York è sommersa dalla vegetazione. Qualcosa di inspiegabile ha distrutto...