Capitolo 34- New York, New York!

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Jonathan

Devo entrare nell'ufficio dove ha lavorato Marcus e ho le mani sudate come un ragazzino alle prime armi.

Da fuori appaio come un uomo grande e grosso, così virile che se non fossi su ogni fottuto giornaletto di gossip, nessuno saprebbe che sono gay.

E a proposito di giornaletto di gossip, il motivo per cui mi sudano le mani è che una volta entrato dovrò vedermela con Janet e sono certo che sarà furiosa per via di quel ridicolo articolo su me e Patrick.

Quando ho visto i tabloid esplodere con quella storia, ho capito che c'era lo zampino del mio ex. Non che questo cambi qualcosa, visto che Marcus mi ha già dimenticato in maniera irreversibile.

Sbuffo sonoramente e butto la sigaretta terminata prima di farmi largo a passo apparentemente sicuro nell'ufficio.

«Buongiorno, sono qui per la riunione con Lyn Brend» dico alla segretaria all'ingresso.

Mi fa cenno di accomodarmi e mi dirigo verso la sala riunioni ostentando convinzione.

«Tu!»

Beh, era prevedibile in fin dei conti...

«Ehi Janet» sfoggio il mio miglior sorriso, quello con le fossette e tutto il resto.

Mi afferra per un braccio e mi butta nella sala ristoro, prima di fulminare un ragazzo che stava sorseggiando qualcosa e che si affretta a lasciare la stanza in men che non si dica.

«Ehi Janet? EHI JANET?!» dopo questo inizia a colpirmi con una confezione di bicchieri di carta.

Cerco di schermarmi con le mani ma lei è indemoniata. Non che mi stia facendo davvero del male, però è abbastanza agguerrita da far sì che il mio spirito di autoconservazione mi porti a bloccarle i polsi.

«Dacci un taglio» uso il mio tono imperativo.

Respira in maniera affannata e mi fissa le labbra per qualche secondo, le si arrossano le guance per poi ricomporsi e allontanarsi sistemandosi la giacca.

Credo di aver perfettamente compreso l'origine di quel rossore e sono uno stronzo per aver usato i miei modi autoritari con lei, ma non vedevo altra via d'uscita.

Le alternative erano o farla sciogliere, o continuare ad essere il bersaglio di un'amazzone armata di bicchieri per il caffè.

Mi lancia uno sguardo sbieco «usi quel tono con Marcus?»

«si.» dico succinto.

«ci credo che ha perso la testa per te, stavo per infilarti la lingua in bocca anche io...»

Scoppio a ridere «Janet, tu e Max siete proprio fatti per stare insieme».

Sorride per qualche secondo ma poi ritorna seria «mi spieghi che diavolo combini?».

Alzo gli occhi al cielo «lo sai che quegli articoli sono una stronzata vero?»

«No, non lo so! Dimmi tu.» mi dice fulminandomi con lo sguardo.

Almeno ha smesso di colpirmi, direi che facciamo progressi.

Mi accomodo sulla sediolina di fianco alla macchinetta del caffè e sospiro «Patrick è passato da me, voleva delle "spiegazioni" sul perché il nostro rapporto fosse andato a puttane e poi mi ha baciato in un ultimo disperato tentativo di rovinarmi la vita.»

Lei mi fissa con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate, e io continuo «sapeva che ci avrebbero fotografato a tempo record, quindi anche se l'ho allontanato in pochi secondi, la stampa ha potuto montare su tutto quel circo».

SADLY BUT MINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora