One

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Dischiude le porte del giorno, la bellissima Dea dalle dita rosee e dalle braccia dorate, madre dei Venti e degli Astri. Eos, figlia del titano Iperione, è la Dea greca dell'alba.

Ella accompagna la nascita del nuovo giorno. Conduce sicura la biga trainata da due splendidi cavalli alati, Faetonte e Lampo, precedendo il carro di Helios. Il Dio del Sole è suo fratello, la Luna (Selene) sua sorella. Meravigliosa Dea alata, seconda per bellezza solo ad Afrodite, vestita d'oro e di fiori, Eos sposò il titano Astreo con il quale ebbe quattro figli, i venti Borea, Zefiro, Noto e Apeliote.

Attirò la brama di Zeus che la fece sua. Si innamorò del gigante Orione e poi cedette alla corte di Ares, il Dio della guerra. La storia tra i due suscitò le ire della capricciosa Afrodite che voleva Ares tutto per lei. Eos pagò pegno e la sua condanna fu quella di innamorarsi di continuo di uomini mortali.

La Dea si rivelò a giovani avvenenti per amori passeggeri fin quando non incontrò Titone, fratello di Priamo, sovrano di Ilio. L'uomo cedette all'amore della Dea e fu da lei rapito. Si ritrovò prigioniero in un maestoso palazzo in Aethiopia. Eos supplicò Zeus di donare al suo innamorato l'immortalità.

La ottenne, dimenticando però di chiedere anche l'eterna giovinezza. Titone negli anni invecchiò inesorabilmente, divenendo malfermo, sofferente e dalla voce stridula. Eos lo ripudiò non sopportando più i suoi lamenti. L'anziano e immortale uomo fu confinato in una grotta buia e profonda.

Il povero Titone divenne così una cicala o fu trasformato in una cicala secondo un mito tardo. Di Titone le rimanevano i due amati figli, Ematione e Memnone. Quest'ultimo fu principe d'Etiopia e durante il conflitto troiano, cadde per mano di Achille. Eos ne fu talmente addolorata da piangerne ogni mattino la morte. Le liquide perle delle sue lacrime cadendo sulla Terra formarono la rugiada.

~

Era sempre stato curioso come il cielo cambiasse colore alle prime ore della mattina.
In pochi minuti il cielo sopra di noi cambia colore da un blu notte, a mille colori e sfumature diverse.

Guardare tutti quei colori, con il vento che scivola sulla tua pelle, provocando un brivido, é un altro tipo di emozione.

Ogni mattina mi svegliavo presto, solo per vedere l'alba. Era una routine ormai.

Era un momento di pace, dove nessuno mi avrebbe mai giudicata, eravamo solo io e il cielo.

Amavo e amo tutt'ora il calore dei primi raggi di sole sbucare da dietro le montagne, soprattutto d'inverno, quando sul terrazzo di camera mia si posa la candida neve, e quel poco di calore ti da la carica giusta per iniziare una giornata.

In quel momento della giornata vedevi il sole e la luna, entrambi nello stesso cielo. Passi minuti interminabili a osservare quello spettacolo, tanto che si perde la cognizione del tempo.

-Aria- disse mio padre a bassa voce.

Risvegliatami dalla specie di trance, voltai la testa, e vidi mio padre sulla soglia della porta.

Strinsi la coperta che avevo messo prima di uscire sul terrazzo, e rientrai in camera mia.

-Buongiorno- sorrisi.

Mio padre é un bell'uomo, alto e con un fisico invidiabile per la sua età.
Capelli scuri e occhi a mandorla, Toto Wolff era il sogno di molte donne.

-Va tutto bene?- mi chiese.
-Si, sai che mi piace stare fuori-
-Lo so, ma- esitò- é molto presto-
-Papà, non ti preoccupare. Mi piace di più vedere l'alba che le corse spericolate di quelle auto-

Sorrise.

-Forza andiamo a fare colazione-

Si avvicinò e mi mise un braccio sulla spalla, ero molto più bassa di lui, diciamo che ero sulla media.

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