Three

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Il locale era molto affollato, infatti capimmo di essere in ritardo solo quando entrammo nella sala e tutti si girarono verso di noi.

L'appuntamento era alle otto, noi arrivammo alle nove. Nulla di che.

Era bellissimo, il locale era interamente di marmo nero ed era tutto così lussuoso che sembrava che ogni persona facesse spuntare soldi dalle loro tasche.

-Siamo in ritardo?- chiesi non capendo quegli sguardi.
-Per niente- disse ridendo Lewis.

Riconobbi alcuni volti, e mi fermai a salutare molte persone prima di raggiungere mio padre, che stava parlando con dei suoi amici.

-Ragazzi, ecco mia figlia.- disse voltandosi verso di me.
-Ciao papà!- dissi abbracciandolo.
-Sei bellissima Aria, spero di non dover ricorrere alle maniere forti contro qualche ragazzo- disse ridendo.
-No papà tranquillo, c'è Lewis- dissi voltandomi.

Mi aspettavo di vedere il ragazzo con me, e invece lo vidi in lontananza a prendere un drink al bancone.

-Come non detto- dissi rigirandomi verso mio padre e ridendo.

Lo lasciai parlare con i suoi amici e colleghi, e mi diressi verso un tavolino che vidi libero.
Mi sedetti e sorseggiai il bicchiere di champagne che avevo preso da un vassoio.

Dopo essermi seduta mi guardai intorno, riconobbi Christian Horner, dirigente della Redbull Racing, ma anche Zak Brown, il dirigente della McLaren.

Riconobbi inoltre alcuni piloti quali Daniel Ricciardo e il famoso neo-campione mondiale Max Verstappen.

-Devi essere Aria giusto?- mi chiese una ragazza.

Era bellissima, era magra e alta con occhi a sirena azzurri e lunghi capelli scuri.

-Si, e tu sei?- chiesi gentilmente.
-Sono Kelly piacere-
-Vieni siediti- le dissi facendole posto.

Si sedette accanto a me e poggio la sua borsa sul tavolo, Louis Vuitton, umile.

-Sono la fidanzata di Max, tu sei la figlia di Toto vero?-
-Sisi sono io- le risposi sorridendo.
-Ti ho vista qui da sola e ho pensato di venire da te, anche per conoscerci-
-Grazie, sono felice del tuo gesto-

Rimanemmo al tavolo a parlare del più e del meno, come se ci conoscessimo da una vita.

Mi aveva detto che lei e Max avevano una figlia, o meglio, la piccola Penelope era figlia di un altro uomo ma per Max era sempre stato come se fosse stata sua figlia.

-É bellissima- dissi con occhi a cuoricino.

Kelly mi stava facendo vedere delle foto sul suo cellulare della sua Penelope, era davvero una bellissima bambina.

-Siete fortunati ad avere una piccola così bella e gentile- dissi.
-Si beh, é difficile. Io e Max siamo spesso via per lavoro, quindi stiamo poco tempo con lei. Ma quando ne abbiamo la possibilità ci godiamo ogni momento con lei, così da farle capire che i suoi genitori ci saranno sempre per lei-

Mi commossi, onestamente. Quella bambina era così fortunata, e forse nemmeno lo sapeva.

Un signore al microfono richiamò la nostra attenzione, fece un discorso sull'inizio stagione e ci augurò una buona serata a tutti.

Kelly raggiunse il suo ragazzo, mentre io raggiunsi Lando, che stava parlando con un ragazzo di spalle.

-Bimbo latte!- dissi facendolo spaventare.
-Aria mi hai fatto venire un colpo, santo cielo-
-Come sei melodrammatico- dissi ridendo.

-Aria lui é Charles, dovresti conoscerlo- disse.
-Si beh, ne ho sentito parlare- dissi sorridendo.
-É un piacere- disse stringendomi la mano. -Sei la figlia di Wolff?-
-In carne ed ossa-

Rimasi con i due a parlare, e Lando faceva battute su battute imbarazzanti, così tanto che ad un certo punto salutai i due e mi diressi al bancone per prendere un drink.

-E quindi sei Aria Wolff-

Voltai la testa e vidi Charles Leclerc.

-Si, é il mio nome-
-É da un po' che non ci si vede- mi disse chiedendo al barista un Sex on The Beach.
-Un po, si- dissi bevendo.
-Come va?- mi chiese improvvisamente.
-Charles io non me le scordo le cose-

Era il mio primo anno nella Mercedes, avevo ventidue anni ed ero solo una novellina lì.

Sin dalle superiori ero sempre stata presa in giro per il mio fisico, e per la mia faccia. Soffrivo di acne, ma non me ne potevano fare una colpa.

-E questo é il box- mi disse mio padre, mostrandomi tutto quello che c'era da sapere.

Avevo già conosciuto Lewis, grazie a Lance, il mio ragazzo.

Lance Stroll era il pilota della Racing Point, e mi aveva fatto conoscere il pilota numero uno della Mercedes.

Ero emozionatissima, e la mia migliore amica Layla mi aveva assicurata che sarebbe andato tutto liscio come l'olio.
...
Passarono mesi dal mio primo giorno, è un gruppetto ristretto di piloti rideva sempre di me. Che odiosi.

Charles Leclerc. Max Verstappen. Checo Perez. Pierre Gasly.

Erano loro quattro che un pomeriggio di luglio, mi fecero delle foto mentre mangiavo un panino, e le modificarono per far sì che sembrassi una ragazza con la faccia da maiale.

La inviarono a tutti i contatti sui loro cellulari, e in breve tempo, tutti mi conobbero come 'la figlia grassa di Toto Wolff'

É stato bruttissimo.

La foto arrivò persino a mio padre, che appena vide la fotografia prese provvedimenti contro quei ragazzi.

Io mi chiusi in camera mia, e non ci uscii per quasi tre giorni, quando decisi di cominciare a cambiare.

-Dai Aria, é passato un sacco di tempo- disse giustificandosi.
-Mi avete rovinata-
-Non é vero, guardati ora. Andiamo se non ti avessimo fatto quello scherzo saresti ancora la figlia grassa di Toto- disse scoppiando a ridere.

Lo fulminai con lo sguardo.

In poco tempo si ritrovò con una guancia rossa. Potrei avergli tirato uno schiaffo.

-Ma che cazzo ti passa per la testa- disse alzandosi minaccioso dalla sedia.
-Sei solo uno stronzo presuntuoso Leclerc!- urlai.

In poco tempo si creò una cerchia, e Lewis venne da me e mi allontanò da quell'essere.

-Aria, Aria cosa é successo- mi chiese portandomi lontana da tutti.
-Quello é un coglione! Un fottutissimo coglione- dissi arrabbiata.
-Ancora per quel fatto?- mi chiese.
-Dio lo ammazzerei di cazzotti se solo potessi-
-Se, ricordatelo-

Lo fulminai con gli occhi, e alzò le mani in segno di resa.

Lui era stato l'unico a stare con me in quel periodo insieme a mio padre.
Sapevo cosa avevo passato e cosa avevo provato.

-Va bene, torniamo a casa- mi disse dopo un po' di silenzio.
-Si, direi di sì-

Ci mettemmo in macchina e Lewis accese la radio, mettendo delle canzoni a caso.

Non parlammo durante il tragitto verso l'hotel.
Dovevo ancora sbollentare lo stress.

Il ragazzo mi accompagnò fino alla mia camera dove lo salutai con un bacio sulla guancia.

Entrata gettai subito i tacchi da qualche parte in camera così come la borsa. Avevo bisogno di una doccia.

Mi spogliai velocemente e entrai dentro il box doccia, e accesi l'acqua calda.

L'acqua riuscii a levarmi di dosso lo stress accumulato quella sera, come diamine si era permesso quello a dirmi una cosa del genere.

Uscita dalla doccia mi vestii, indossando il mio pigiama e mi posizionai nelle coperte, dove caddi nelle braccia di morfeo.

Forgive me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora