Fiftheen

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Aprii lentamente gli occhi a causa di un fascio di luce che entrava dalle tende, e capii subito di non essere in camera mia.

Una fitta alla testa mi fece risvegliare del tutto, ma cosa era successo la sera prima.

Mi guardai intorno e cercai di ricordare qualcosa, e trovai un bigliettino sopra il cuscino accanto al mio.

Non abbiamo fatto niente, tranquilla.
Ti ho lasciato dei vestiti sulla scrivania, io sono al circuito.
-C

Cazzo la gara. Cazzo ero in camera di Charles.
Che diamine era successo la sera prima, avrei dovuto assolutamente scoprirlo.

Mi alzai di botto, grande errore Aria, perché in altra fitta alla testa mi fece perdere l'equilibrio ricadendo sul letto.

-Ma dai- imprecai.

Sta volta mi alzai più lentamente, ed effettivamente non persi l'equilibrio.
Mi avvicinai alla scrivania e vidi un sotto di tuta nero e una maglietta, decisi di prendere solo quest'ultima. Era una semplice maglietta nera a maniche corte con una scritta al centro, Versace Couture, bianca e piccola.

Modesto come sempre il ragazzo. Avevo ancora addosso il mio abito, quindi me lo levai e indossai la maglia del ragazzo, che aveva il suo stesso profumo.

Presi le mie robe e mi trasferii furtivamente, tipo agente 007, in camera mia, dove era tutto come la sera precedente.

Sapevo che non ci fosse nessuno, ma fui cauta lo stesso, alla fine stavo sgattaiolando dalla camera di un pilota di Formula uno.

Feci una doccia veloce e mi presi una medicina per calmare il mal di testa, mi preparai e mi diressi al circuito chiamando un taxi.

La gara era già cominciata da un pezzo a quell'ora, ma meglio tardi che mai no?

Arrivai nel paddock, posai il mio pass sui sensori, ed entrai, dirigendomi al box Mercedes, dove trovai tutti impegnati a guidare la gara.

Mio padre mi salutò sorridendomi così presi le mie cuffie e mi misi anche io davanti gli schermi.

Erano già al giro 59/70 quindi a breve più o meno quel Gran Premio sarebbe terminato.

-Buongiorno fiori di loto, vedete di prendere posizioni o farete una buona fine-

Decisi di fare quella battuta ai due piloti che risposero ridendo e dicendo un 'copy'.

La gara proseguì e inutile dirlo, Max vinse seguito da Carlos e successivamente da un ottimo terzo posto per Lewis. George arrivò quarto, un ottimo posizionamento, seguito da Charles e Ocon.

Avrei dovuto parlare con Charles il più presto possibile.

I piloti tornarono tutti ai propri box dopo il momento sul podio e li salutai con un abbraccio.

-Bravissimi ragazzi-
-Sei venuta alla fine- disse Lewis
-Un po in ritardo ma si- risi.

I ragazzi continuarono a festeggiare nel box, e capii che era il momento di sgattaiolare via nel box Ferrari.

-Carlos complimenti per la gara-

Me lo ritrovai davanti e mi sembrò doveroso congratularmi per il suo secondo posto.

-Se lo cerchi é di là- mi disse poi, insomma, si vedeva così tanto che lo stavo cercando.

Mi diressi nella parte da Carlos indicata, e lo trovai di spalle a parlare con un ragazzo, era in una zona con poche persone cosi nessuno ci avrebbe visti più di tanto.
Quasi tutti i piloti sapevano di noi, ma i meccanici e tutto il resto no, e sarebbe dovuto rimanere così.

-Chi é?- chiese il ragazzo, gli avevo posizionato le mani sugli occhi, ma subito si voltò capendo chi fossi.

-Buongiorno-
-Ottima gara-
-Insomma, potevo fare di meglio-
-Sarai stato anche stanco per ieri sera, approposito, cosa é successo?-

Il ragazzo non sembrava aspettarsi quella risposta infatti sgranò poco gli occhi e io intanto attesi una sua risposta.

-Siamo andati a ballare-
-Si lo so e poi?-
-Eri ubriaca e ti ho portata in camera mia-
-Basta?- chiesi.
-Si, no. Non basta. Mi hai detto delle cose-

Non capivo il suo volto, non capivo le emozioni che emanava, e onestamente mi stava preoccupando.

-Che ti ho detto-

Si guardò intorno, destra sinistra, e dietro e avanti, nella stanza non c'era più nessuno, mi prese per i fianchi e si avvicinò al mio orecchio.

-Mi hai detto che mi avresti dato il consenso anche ad occhi chiusi, e che per tutta la sera avevi immaginato che io ti levassi quel vestitino-

Il ragazzo si allontanò con un ghigno, e io sbiancai. Ero davvero molto ubriaca per averlo detto.

-Ero ubriaca- mi giustificai.
-Si un po'-
-Non lo intendevo davvero- risi imbarazzata.
-Sicura?-
-Sicurissima!- dissi velocemente.

Il ragazzo rise, dio come stavo mentendo. Perché si, le cose che avevo detto me le ricordavo eccome e si, le avrei volute davvero.

-Secondo me si- aggiunse poi.
-Ancora con questa storia, dai Charles non so nemmeno cosa siamo-

Il ragazzo si voltò verso di me, ma non capii cosa i suoi occhi mi stessero trasmettendo.

Cosa eravamo noi?
Eravamo almeno qualcosa?

-Non siamo ne amici, né fidanzati, credo- rispose.
-Una via di mezzo-
-Esatto-

Non ci dicemmo più nulla e con un cenno della testa lo salutai tornando al mio box, dove ci trovai tutti.

Rimanemmo lì a lungo, infatti quella sera ero stanchissima, mi stesi sul letto e mi addormentai lì.

~
La mattina successiva venni svegliata dal telefono che squillava, era mio padre.

Mi disse di volermi parlare ma in maniera tranquilla, quindi ci dammo appuntamento nel ristorante dell'hotel per fare colazione.

Indossai un semplice top bianco e un pantalone della tuta grigia, con un cappello grigio con la visiera, presi il telefono e i vari pass e scesi di sotto.

-Buongiorno-
-Buongiorno Aria, vieni siediti-

Mi sedetti accanto a lui; quella mattina non c'era molta gente, dato che sarebbero tutti partiti in vista del GP della Gran Bretagna.

-Mi volevi parlare- aggiunsi.
-Girano delle voci-

Oh merda, mi maledii mentalmente. Sperai che non uscisse mai quel discorso, ma invece eccoci qua.

-Stai insieme a Leclerc?-

Quella fatidica domanda, avevamo deciso di non essere fidanzati, ma nemmeno amici. Che casino.

-No papà, perché?-
-Si vocifera che siate molto vicini ultimamente-
-Papà tra di noi non c'è niente-
-Aria ascolta, sono tuo padre e capisco se mi menti. Non mi interessa con chi ti frequenti o con chi passi la notte, mi interessa che questa persona ti faccia stare bene, e che non ti tradisca come é già successo in passato-
-Sono contenta papà che tu ti preoccupi per me , ma davvero, non preoccuparti. Se succederà mai qualcosa ti prometto che sarai il primo a saperlo-

Rimanemmo lì a parlare e poi lo abbracciai, rimase sorpreso e poi ricambiò l'abbraccio.

Non era solito a gesti d'affetto o roba del genere, ma dalla sua figlioccia poteva avere di tutto.

La giornata passò in fretta, incontrai un paio di volte Lewis, ma Charles non si fece vedere, strano.

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